Con gioia ed affetto filiale, i giovani attendono l'arrivo di Benedetto XVI a Loreto.
Stasera la Veglia con il Papa, domani la grande Messa nella Piana di Montorso. Ai
nostri microfoni, padre Giancarlo Bossi
I giovani dell'Agorà di Loreto sono pronti ad abbracciare il Papa con entusiamo. Mancano
ormai poche ore all'inizio dell'evento tanto atteso. Benedetto XVI partirà in elicottero
da Castel Gandolfo poco dopo le 16 di oggi. Quindi, giunto a Loreto, intorno alle
17, percorrerà in auto panoramica la spianata di Montorso per raggiungere gli oltre
300 mila giovani convenuti da tutta Italia e da molti Paesi europei e dare così inizio
alla Veglia di preghiera. Domani mattina, poi, la grande Messa con i giovani. Sul
clima che si respira nell'imminenza dell'arrivo del Papa, ci riferisce il nostro inviato
a Loreto, Paolo Ondarza:
(Canti)
Bandiere,
striscioni, canti, chitarre e percussioni per le strade di Loreto. Oggi, la città
della Santa Casa è in festa per l’inizio della due giorni dell’Agorà, suggellata dall’incontro
con Benedetto XVI. I giovani finora ospitati in 32 diverse diocesi del centro Italia,
zaino in spalla, stanno raggiungendo la grande Piana di Montorso, dove questa sera
si svolgerà la Veglia con il Papa e successivamente il concerto di Claudio Baglioni,
Lucio Dalla e Andrea Bocelli. Anche il tempo è clemente dopo l’acquazzone di ieri,
ma il sole che oggi splende sulla spianata ha trovato già caldi i cuori dei pellegrini.
Benedetto XVI ha più volte detto ai giovani italiani di attenderli numerosi per questo
incontro: loro hanno risposto e questa sera saranno oltre 300 mila. Tra loro, anche
800 delegati in rappresentanza di 50 Paesi dell’Europa e del Mediterraneo. Vittorio
e Monica di Cosenza sono qui per affidare a Dio le loro nozze che si svolgeranno tra
due settimane. Andrea cerca dal Signore conferme sulla sua vocazione. Per Martina
di Milano non è importante essere più o meno lontana dal palco: “Questa notte - spiega
- saremo tutti vicini e uniti”. Il senso della serata è comunicare che Dio sceglie
le periferie della storia, chiamando i giovani a cooperare ai suoi disegni. Oggi,
come ieri, con la Vergine Maria a Nazaret. “A queste parole rimase turbata”, narra
l’evangelista Luca: il turbamento provato dal conoscere i progetti di Dio sarà il
cuore della notte qui a Montorso. Otto spazi denominati "fontane" accoglieranno i
giovani che vorranno “attingere” risposte ai loro interrogativi, offrendo loro la
possibilità di confessarsi, pregare, ricevere l’Eucarestia, affrontare le tematiche
del disagio giovanile, dell’ecumenismo e della salvaguardia del Creato. Infine, incontrare
consacratti e coppie di sposi. Il Papa questa sera risponderà ad alcune domande poste
dai giovani. Poi, lascerà Montorso per una preghiera privata nella Santa Casa. Quindi,
seguirà un collegamento tv che darà inizio alla Veglia notturna. Particolarmente attesa
la testimonianza di padre Giancarlo Bossi, il missionario del PIME tenuto sotto sequestro
per 39 giorni nelle Filippine.
(Inno Agorà)
E
sempre al microfono del nostro inviato, Paolo Ondarza, padre Giancarlo Bossi,
il missionario liberato nelle Filippine un mese fa, racconta l'emozione di trovarsi
a Loreto e spiega quale messaggio vuole portare ai ragazzi dell'Agora:
R. -
Il messaggio centrale è: “Impariamo a sognare”, facciamo in modo che i sogni si realizzino.
Quando, nonostante le difficoltà, e proprio perché il sogno magari è difficile o sembra
impossibile, se si riesce a realizzare i sogni allora siamo veramente grandi. Gesù
era un grande sognatore: nel primo discorso da Lui fatto nella sinagoga, preso il
rotolo disse: “Lo Spirito del Signore sopra di me: per questo mi hai unto, per mandare
ad annunziare la notizia ai poveri, dare i lieto annuncio, liberare i ciechi, gli
oppressi… tutto è compiuto”. Se guardiamo bene, non si è compiuto ancora niente, però
quel “tutto è compiuto” è rivolto a noi, cioè se ognuno di noi fa quello che Lui ha
fatto, quel “tutto è compiuto” viene realizzato.
D.
- Oggi i giovani, soprattutto di fronte al dialogo con le altre religioni, incontrano
a volte delle difficoltà perché vedono contrapposizioni e molto poco spesso trovano
una soluzione pacifica. Cosa dire loro?
R. - Prima,
bisogna sapere ascoltare, perché quando uno ascolta - secondo me - è già in sintonia
con l’altro perché quando uno ascolta non giudica, non ha risposte prefabbricate.
E dopo l’ascolto, secondo me, magari si capisce che siamo diversi, però capire che
siamo diversi vuol dire anche magari saper rispettare l’altro per quello che è. Facciamo
un esempio: io sono cristiano perché sono nato in Italia e mio papà e mia mamma erano
cristiani. Se fossi nato - non so - in Arabia sarei musulmano, per tradizione culturale
o religiosa, però il sapere questo e saperci rispettare nonostante la diversità, secondo
me, è la cosa migliore che noi dobbiamo fare.
D.
- Ai giovani partecipanti a Loreto sarà affidato anche un mandato ad essere missionari
nei luoghi in cui vivono. Ecco: che cosa dire a chi - appunto - sente anche questa
esigenza di tornare e portare Cristo?
R. - Secondo
me, l’unica cosa che io chiedo ai giovani è: “Abbiamo fatto un’esperienza bella. Siate
testimoni di questa esperienza nella vostra vita, nei vostri luoghi”. Che è la cosa
più bella, in fondo. Paolo VI diceva ad un giornalista che gli aveva chiesto di che
cosa avesse bisogno il mondo oggi: “Di testimoni”, rispose, cioè la cosa, in fondo,
che tutti noi vorremmo.
D. - Si può essere missionari
nell’ordinarietà…
R. - Certamente. Perché credo che
la mia vita sia stata una vita ordinaria, io la vedo così. E secondo me, tantissime
persone come me che stanno facendo un lavoro che io chiamo “nel segreto”, “nel nascondimento”,
che noi sappiamo magari che ci sono e non vengono valorizzate.
L'Agorà
dei giovani è stata preceduta dalle giornate dell'accoglienza nella diocesi di Loreto
e in quelle di Marche, Abruzzo ed Emilia Romagna, a testimonianza di un evento che
ha coinvolto attivamente tutta la Chiesa italiana. Impegnati in prima linea, ovviamente,
i responsabili della pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana (CEI),
che hanno scelto Loreto per due ragioni. A sottolinearlo è mons. Gianni Danzi,
arcivescovo prelato di Loreto, intervistato da Paolo Ondarza:
R. -
Conosco almeno due motivi per i quali hanno scelto Loreto. Il primo è certamente una
grande devozione che il Santo Padre ha per la Madonna di Loreto e per il luogo dell’Incarnazione.
Il secondo, è che Loreto ha un’esperienza nel preparare questi avvenimenti non comune.
Vi è una collaborazione profonda tra la realtà ecclesiale e tutte le autorità civili
e militari, la collaborazione piena da parte della Regione, della Protezione civile...
D.
- Che cosa vuol dire per la sua diocesi, questo incontro?
R.
- Non può che essere un indotto estremamente positivo per ogni lauretano per rinnovare
la propria fede.
D. - Che cosa i giovani attendono
e chiedono da questo incontro?
R. - Per alcuni certamente
è un avvenimento che rinnova al fondo il proprio “sì” a Gesù Cristo. Per altri, in
un cammino di buio, di ricerca, l’incontro con la persona del Papa può diventare l’avvenimento
della loro vita.
D. - Vuole fare un augurio per questo
grande incontro di Loreto?
R. - E’ un augurio che
faccio innanzitutto a me: che questo incontro non avvenga invano per la mia vita e
che per la mia vita sia veramente un avvenimento che rinnova totalmente il mio “sì”
dato a Cristo e alla Chiesa! L'Agorà dei giovani
italiani “è un momento di grazia” da vivere con “cuore aperto” e stando “insieme nella
gioia”. E' quanto dichiarato all'agenzia SIR dall'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco,
presidente della Conferenza episcopale italiana. Una gioia che pervade i ragazzi,
veri protagonisti con il Papa di questo evento. Il nostro inviato a Loreto, Paolo
Ondarza, ha raccolto alcune testimonianze:
D. -
Come vi siete preparati per questo incontro?
R. -
Abbiamo fatto degli incontri a Messina, essendo noi di Messina. I catechisti ci hanno
preparato con la preghiera.
D. - Cosa ti aspetti
dal Papa, dal messaggio del Papa?
R. - Che mi dia
il dono della vocazione, che mi faccia capire cosa è importante nella vita, che possa
aiutarmi e darmi il dono di poter aiutare anche altri giovani, che, come me, hanno
crisi, problemi, in questa società di oggi così materiale e superficiale.
D.
- Il significato di essere così in tanti da tutta Italia?
R.
- Condividere tutti quanti lo stesso pensiero è molto bello, è proprio una bella cosa.
(Canti)
D.
- C’è un’attesa particolare nei riguardi delle parole del Papa?
R.
- C’è sicuramente un’attesa particolare, perchè siamo venuti appositamente per quello.
Quindi, speriamo di trovare per ognuno di noi risposte personali a quelli che sono
i nostri interrogativi. Lui è il nostro punto di riferimento.
D.
- Che cosa cercate dal Papa?
R. - Il Papa è una figura
che ci aiuta a non sentirci dei piccoli puntini, ma a guardare ad un’unione. E’ un
padre per tutti. Siamo tanti giovani, però in questo ci ritroviamo uniti. E
a Loreto sono giunti in queste ore anche gli oltre 100 giovani, partiti il 18 agosto
scorso da Sant’Antimo, in Toscana. Nell'odierna Giornata per la Salvaguardia del Creato,
promossa dalla CEI, il pellegrinaggio a piedi di 300 chilometri ha lo scopo di sensibilizzare
i giovani sui temi ambientali e, in particolare, sul valore dell’acqua. Su questa
iniziativa, incentrata sul tema “Pellegrini per l’H2O”, ascoltiamo al microfono di
Fabio Colagarande,don Paolo Tarchi, direttore dell’Ufficio nazionale
della CEI per i problemi sociali e del lavoro, tra i promotori del pellegrinaggio:
R. - Io credo
che questa intuizione, di dedicare il 1 settembre in comunione con tutte le Chiese
d’Europa, alla riflessione sulla salvaguardia del Creato, sia un grande elemento di
maturazione anche dal punto di vista ecclesiale, cioè della consapevolezza che siamo
chiamati a custodire i beni che Dio ha affidato alle mani dell’uomo. Tra questi beni,
il bene dell’acqua è uno fondamentale: dove manca l’acqua, manca la vita.
D.
- Tra l’altro, il messaggio dei vescovi italiani per questa Giornata ribadisce che
l’acqua non è una realtà puramente economica, e il diritto all’acqua è universale
e inalienabile ...
R. - Credo che tutti siamo coscienti
che il prossimo futuro probabilmente vedrà conflitti anche tra popolazioni legate
soprattutto alla disponibilità dell’acqua. Per questo, è opportuno che si ribadisce
che l’acqua è fondamentale per la vita e quindi non può essere privatizzata, non può
essere qualcosa che appartiene ad alcuni a danno di altri. La
nostra emittente seguirà la Veglia di Preghiera sulla Piana di Montorso a partire
dalle 17.50 in radiocronaca diretta in lingua italiana, sulla modulazione di frequenza
di 105 MHz e sull’onda media di 585 kHz. Domani, a partire dalle ore 9,20, la Radio
Vaticana seguirà in radiocronaca diretta la Messa e la recita dell’Angelus, con commenti
in italiano, inglese, tedesco, francese e portoghese.