All'udienza generale, la preghiera di Benedetto XVI per le vittime delle calamità
naturali e la condanna delle azioni criminose contro il patrimonio ambientale
La natura e le persone sono minacciate dal comportamento di alcuni irresponsabili:
ne ha parlato oggi Benedetto XVI all’udienza generale - in piazza San Pietro, gremita
da circa 12 mila fedeli - riferendosi in particolare all’emergenza incendi in Europa.
Giunto in elicottero da Castel Gandolfo, il Papa per ripararsi dal sole, è apparso
- sulla sua auto bianca per il consueto giro di saluti - indossando il "galero", il
tradizionale cappello rosso a falda larga. Il servizio di Roberta Gisotti:
Addolorato
e preoccupato, il Santo Padre, per alcune “gravi calamità”, riferendosi in particolare
“alle inondazioni in alcuni Paesi orientali come pure ai disastrosi incendi in Grecia,
in Italia e in altre nazioni europee”:
"Davanti
a così drammatiche emergenze, che hanno causato numerose vittime e ingenti danni materiali,
non si può non essere preoccupati per l’irresponsabile comportamento di taluni che
mettono a rischio l’incolumità delle persone e distruggono il patrimonio ambientale,
bene prezioso dell’intera umanità". Quindi la condanna
e la richiesta di preghiere particolari:
"Mi unisco
a quanti giustamente stigmatizzano tali azioni criminose e invito tutti a pregare
per le vittime di queste tragedie". Riguardo la catechesi,
il Papa si è soffermato sulla figura di Gregorio, vescovo di Nissa, “tra i grandi
protagonisti della fioritura spirituale e culturale della Cappadocia del IV secolo”.
“Con la sua acuta intelligenza e le sue vaste conoscenze filosofiche e teologiche,
egli - ha sottolineato Benedetto XVI - difese la fede cristiana contro gli eretici,
che negavano la divinità del Figlio e dello Spirito Santo o compromettevano la perfetta
umanità di Cristo”. Gregorio “con chiarezza” espresse la finalità dei suoi studi,
lo scopo supremo a cui mira la conoscenza: non impiegare la vita in cose vane, ma
trovare la luce che consenta di discernere ciò che è veramente utile”, trovando quel
“bene supremo nel cristianesimo, grazie al quale è possibile ‘l’imitazione della
natura divina’”. Gregorio insegna a riconoscere dentro noi stessi “il riflesso della
luce divina”:
"L’uomo ha dunque come fine la
contemplazione di Dio. Solo in essa potrà ritrovare il suo appagamento. Per anticipare
in qualche misura tale obiettivo già in questa vita, egli deve progredire incessantemente
verso una vita spirituale, una vita in dialogo con Dio”. In
altre parole - ha concluso il Papa - “la lezione più importante” che questo grande
‘padre della mistica’ San Gregorio Nisseno ci consegna è che “la piena realizzazione
dell’uomo consiste nella santità”.
In chiusura dell’udienza,
i saluti nelle varie lingue e un indirizzo particolare ad una delegazione di San Marino,
accompagnata dal vescovo, Luigi Negri, giunta in Vaticano nel 25.mo anniversario della
visita di Giovanni Paolo II nella piccola Repubblica: “un evento così significativo”,
che Benedetto XVI ha auspicato possa rinnovare l’adesione a Dio, “sorgente di luce,
di speranza e di pace”. Infine, il ricordo del Papa dell’eroico esempio di San Giovanni
Battista, del quale si celebra oggi il martirio.