L'attesa per la terza Assemblea ecumenica in programma a Sibiu, in Romania, dal 4
al 9 settembre. Intervista con il pastore luterano, Luca Negro
Tra i grandi appuntamenti ecclesiali che apriranno il mese di settembre, spicca certamente
la terza Assemblea ecumenica in programma a Sibiu, in Romania, dal 4 al 9 del prossimo
mese. L'incontro - a dieci anni dall'ultima assemblea svoltasi a Graz, in Austria
- vedrà la presenza di oltre duemila delegati, metà dei quali in rappresentanza delle
Chiese della Conferenza europea delle Chiese (KEK), e dunque ortodossi, anglicani
e protestanti, e l’altra metà del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa.
Il tema generale dell'Assemblea è "La Luce di cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento
e unità in Europa". Mentre fervono i preparativi dell'incontro, Fabio Colagrande
ha chiesto al pastore evangelico Luca Negro, segretario per la Comunicazione
della KEK, quali saranno i temi principali di dibattito a Sibiu:
R. -
Diciamo che ci saranno ovviamente dei dibattiti di tipo ecclesiologico, in particolare
in uno dei nove forum in cui l’Assemblea si articolerà, dedicato al tema dell’unità:
ovvero, come fare avanzare questo processo di unità che talvolta sembra arrancare,
piuttosto che avanzare. Credo che molte speranze siano riposte, forse, negli altri
forum dedicati a questo aspetto più interno del cammino di unità, cioè quello sulla
spiritualità e quello sulla testimonianza. Il forum sulla spiritualità cercherà di
capire come possiamo sviluppare quell’ecumenismo spirituale di cui si parla da molto
tempo, che significa anche conoscersi meglio, conoscere la spiritualità di ciascuno
ed essere arricchiti dalla spiritualità di ciascuno, all’arricchimento di una preghiera
comune che diventi un elemento costante e non episodico nella vita delle Chiese. Molto
importante è anche la riflessione sulla testimonianza comune: uno dei problemi, forse,
che impediscono una efficacia della testimonianza cristiana in Europa è il fatto che
noi ci presentiamo in maniera molto diversa e talvolta in concorrenza gli uni con
gli altri. La sfida, per esempio, è: è possibile insieme fare missione in questo nostro
continente secolarizzato?
D. - Dunque, come lei diceva,
l’Assemblea non guarda solamente allo sviluppo del cammino ecumenico, ma anche al
ruolo di testimonianza cristiana che appunto possono avere i credenti in Cristo nel
Vecchio Continente oggi: Sibiu è un’occasione per rilanciare questo ruolo di fronte
anche alla secolarizzazione avanzante?
R. - Sì. Si
tratterà di capire anche come le diverse visioni di questo ruolo possano essere in
qualche modo armonizzate, perché su questo ci sono opinioni ovviamente abbastanza
diverse. Credo che siamo tutti d’accordo sul fatto che l’eredità del cristianesimo
rappresenti una ricchezza per questa Europa, una ricchezza che vada valorizzata. Poi,
sulle forme di questa valorizzazione possiamo avere opinioni diverse...
D.
- Sembra quasi che nell’attuale momento culturale i cristiani europei abbiano perso
fiducia sulla possibilità di vivere e annunciare il Vangelo. Questo, un altro tema
in agenda a Sibiu. Perché, secondo lei, è avvenuta questa perdita di fiducia?
R.
- Perché c’è forse un invecchiamento delle Chiese, c’è - soprattutto in alcuni Paesi
europei - il fenomeno della secolarizzazione. Però, io non direi che a livello paneuropeo
si possa parlare di questa sfiducia. Noi vediamo che ci sono Paesi in cui c’è questo
sentimento di sfiducia ma non in altri, per esempio nei Paesi dell’est e dove le Chiese
sono rinate dopo decenni di ibernazione durante i regimi comunisti. Io credo che si
debba guardare anche a queste situazioni, che sono di grande speranza.