La testimonianza del segretario di Stato, inviato dal Papa a portare il suo sostegno
ai terremotati in Perù e a presenziare all'apertura del IX Congresso eucaristico nazionale
Sono entrati nel vivo i lavori del IX Congresso nazionale eucaristico del Perù, apertosi
sabato scorso con la presenza del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone,
che ha ricevuto a Chimbote - sede dell'evento - un'accoglienza entusiasta e affettuosa.
Il giorno dell’inaugurazione, il porporato ha incontrato i membri della conferenza
episcopale peruviana e ha presieduto la consacrazione del Duomo di Chimbote a Nostra
Signora del Carmelo e a S. Pietro Apostolo. In precedenza, il cardinale Bertone aveva
visitato personalmente le città devastate dal terremoto di Ferragosto, portando il
saluto e il sostegno di Benedetto XVI. Ascoltiamo il segretario di Stato al microfono
di Gabriella Ceraso:
R. - Ho
visitato le due città che sono state più colpite, Ica e Pisco. Non ho potuto visitarle
tutte. Ica è una città molto colpita, con molte case distrutte, con una popolazione
molto provata, una popolazione che ha visto cadere la chiesa principale del Señor
de Luren, senza vittime. Il Crocifisso, però, che è tanto venerato in quella città,
in quella regione, è rimasto intatto, come un segno di presenza, di voler essere in
mezzo ai suoi fratelli così provati. La città si è stretta tutta intorno al rappresentante
del Papa, pur nel dolore. Era serena e tutti gridavano “Viva il Papa” e dicevano grazie
per la corrispondenza, l’adesione, la solidarietà del Santo Padre. Io ho portato un
saluto affettuoso, un aiuto spirituale, di consolazione. Abbiamo pregato insieme,
abbiamo fatto una bella celebrazione della liturgia della Parola davanti al Señor
de Luren. Poi ho portato anche un aiuto materiale naturalmente, come anche l’aiuto
della Conferenza episcopale italiana. La popolazione è molto serena. Tutti volevano
stringersi attorno, tutti volevano toccarmi e dirmi di dare un saluto, di dare un
bacio al Santo Padre di riconoscenza per questa presenza. Quindi, una popolazione
molto dignitosa, che ha affrontato con dignità questa prova. Una popolazione che ha
saputo pregare intensamente accanto al sottoscritto, rappresentante del Papa, assieme
al presidente della Conferenza episcopale peruviana e al vescovo di Ica, un vescovo
anziano, che ha avuto, però, un coraggio da leoni nello stare in mezzo alle sue popolazioni,
in questo momento. Poi siamo passati a Pisco, dove purtroppo il 90 per cento delle
case sono state distrutte e c’è una polvere alta 20, 30 cm, in quanto tutte le costruzioni
antiche di mattoni di fango si sono sbriciolate. La cosa più dolorosa è che nella
chiesa di Pisco sono morte circa 150 persone. Il parroco, che mi ha accompagnato,
si è salvato per miracolo. E a Pisco abbiamo percorso le vie della città, avvicinandoci
alle famiglie, che ancora cercavano di racimolare qualche arredo, qualche ricordo
dalle loro case, con tanta desolazione. Abbiamo fatto anche lì, nella piazza, una
preghiera davanti al Cristo dei Dolori, che è il Cristo del Trionfo, Gesù, che trionfa
anche dalla croce, anche in mezzo ai dolori e alla sofferenza, e davanti alla statua
della Madonna. Quindi, il “Cristo del Triunfo” si è salvato, mentre la statua della
Madonna è stata “ferita” alla spalla destra. Io ho collocato nelle mani della Madonna
un Rosario speciale, a nome del Santo Padre. Anche a Pisco la popolazione affronta
tutto questo con dignità. Devo dire che l’autorità, il presidente della Repubblica,
è volato a Pisco subito e ancora adesso sta dei giorni interi a dirigere le opere
di aiuto e di protezione civile, che sono molto difficili, anche perchè c’è un vento
terribile che viene dal mare, che riempie la bocca delle persone di polvere e che
sconquassa anche quel poco che è rimasto in piedi. Quindi, la situazione è abbastanza
difficile da affrontare. C’è, però, tanta solidarietà, anche da parte di gruppi, di
organizzazioni, di associazioni e di tutte le chiese locali del Perù. La solidarietà
non viene solo dall’estero, dall’Europa, dall’Italia, da altri Stati, ma dal Perù
stesso, da tutte le diocesi del Perù. Questo è un frutto bello di questa terribile
prova: un grande spirito di amore e solidarietà da parte di tutti. Ho visto tanti
bambini a Pisco, ho incontrato tanti bambini, e i bambini mi sono corsi attorno con
le loro famiglie - ho visto una grande tendopoli con tantissimi bambini – e tutti
volevano darmi un bacio da portare al Papa. Ed io ho promesso di portare al Papa tanti
baci dei bambini di Pisco.
D. - Eminenza, questi
sono anche i giorni del Congresso eucaristico nazionale in Perù. Un appuntamento importante
per la Chiesa del Paese e anche per il lancio di questa missione continentale latino-americana,
avviata dalla Conferenza di Aparecida. Qual è il ruolo e che cosa significa tutto
questo per la Chiesa in questo Paese, in questo momento?
R.
- Sì, ho inaugurato il IX Congresso eucaristico nazionale e ho anche, in contemporanea,
dedicato la nuova cattedrale di Chimbote alla Madonna del Carmine, del Carmelo, e
a San Pietro Apostolo. E’ una bellissima cattedrale, fatta da tutti i volontari e
dai ragazzi delle Ande, degli oratori delle Ande e dell’Operazione Mato-Grosso, diretti
da padre Ugo De Cenci, molto famoso qui in Perù. Migliaia e migliaia di persone hanno
partecipato alla cerimonia sia nella cattedrale, che contiene alcune migliaia di persone,
forse diecimila persone, e sia nella piazza antistante alla cattedrale, con 1200 ragazzi
e ragazze, che cantavano in coro, un coro straordinario, la “Missa de Angelis” in
gregoriano e poi canti quéchua e altri canti in lingua spagnola. Un grande momento
di unità del popolo peruviano attorno all’Eucaristia. Si è svolto e si sta svolgendo
anche un Congresso teologico sull’Eucaristia, come centro della vita e della missione
della Chiesa. E’ un impulso straordinario e l’ho ribadito anche nei miei discorsi,
nei miei incontri con l’episcopato peruviano, perché ho incontrato anche l’episcopato
in un momento particolare, come ho incontrato anche il presidente della Repubblica
e le altre autorità. Ho lanciato e ribadito questo impegno che tutti hanno il compito
di essere una Chiesa in missione, a partire dall’Eucaristia, cioè a partire dall’annuncio
di Cristo presente in mezzo al suo popolo, Cristo che motiva la carità, specialmente
la carità sociale in questo momento di prova. Quindi, grande professione, dimostrazione
di fede di un popolo, un popolo giovane, un popolo pieno di devozione e di fede.
D.
- A chiusura del Congresso, Eminenza, ci sarà per la prima volta questa consacrazione
del Perù alla Vergine Maria. E’ un atto di fede, ma immagino anche un impegno da parte
delle singole persone. Sono pronte? Cosa pensa?
R.
- Sì, abbiamo anche ordinato un nuovo vescovo. E’ stato un regalo per il vicariato
apostolico di Pucallpa, che è un vicariato molto importante, molto grande. Al termine
del Congresso, concluderemo con l’impegno, come dice il motto della Conferenza dei
vescovi latino-americani e del Caribe, di “Essere discepoli e missionari di Cristo,
unico e universale Salvatore”. Poi, la consacrazione alla Madonna, che è straordinariamente
presente e venerata. La consacrazione alla Madonna vuol dire assumere gli atteggiamenti
di Maria, che sono soprattutto due: ci colleghiamo, e anche i vescovi si collegano,
con il prossimo Sinodo sulla Parola di Dio: mettersi in ascolto della Parola di Dio
e mettere al centro della propria vita la Parola di Dio, con l’impegno di meditarla
e di tradurla in atti concreti. Poi, imitare la carità di Maria, Maria che si mette
in cammino verso coloro che hanno bisogno, come nella famosa visita a Santa Elisabetta.
Quindi, in tutte le comunità locali le famiglie si mettono in cammino in atteggiamento
di proiezione di carità verso i più bisognosi, perché naturalmente qui in Perù, come
in tutto il resto dell’America Latina, la povertà è ancora grande, anche se è vissuta
con tanta dignità. Il bisogno è grande, però, quindi c’è bisogno della solidarietà
di tutti. E tutti si impegnano in questa proiezione caritativa e sociale.
D.
- Eminenza, io so che il presidente peruviano García nel conferirle una onorificenza
ha espresso l’augurio di poter avere un giorno come ospite anche Papa Benedetto XVI.
Lei pensa sarà possibile?
R. - Naturalmente io mi
farò latore di questo ardente invito del presidente del popolo peruviano al Santo
Padre per una visita in Perù e racconterò al Santo Padre anche le esperienze vissute.
Per esempio, domenica abbiamo fatto un’adorazione eucaristica straordinaria nella
nuova cattedrale di Chimbote. Quindi, racconterò la fede forte, intensa e così esistenziale
di questo popolo. Questi saranno i motivi, forse, che indurranno il Santo Padre a
volgere uno sguardo di attenzione speciale al popolo peruviano e all’invito che gli
viene rivolto da questo grande popolo, provato, ma molto dignitoso e ricco di fede
e di tradizioni, di carità e di solidarietà.