2007-08-28 14:50:52

La testimonianza del segretario di Stato, inviato dal Papa a portare il suo sostegno ai terremotati in Perù e a presenziare all'apertura del IX Congresso eucaristico nazionale


Sono entrati nel vivo i lavori del IX Congresso nazionale eucaristico del Perù, apertosi sabato scorso con la presenza del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che ha ricevuto a Chimbote - sede dell'evento - un'accoglienza entusiasta e affettuosa. Il giorno dell’inaugurazione, il porporato ha incontrato i membri della conferenza episcopale peruviana e ha presieduto la consacrazione del Duomo di Chimbote a Nostra Signora del Carmelo e a S. Pietro Apostolo. In precedenza, il cardinale Bertone aveva visitato personalmente le città devastate dal terremoto di Ferragosto, portando il saluto e il sostegno di Benedetto XVI. Ascoltiamo il segretario di Stato al microfono di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

R. - Ho visitato le due città che sono state più colpite, Ica e Pisco. Non ho potuto visitarle tutte. Ica è una città molto colpita, con molte case distrutte, con una popolazione molto provata, una popolazione che ha visto cadere la chiesa principale del Señor de Luren, senza vittime. Il Crocifisso, però, che è tanto venerato in quella città, in quella regione, è rimasto intatto, come un segno di presenza, di voler essere in mezzo ai suoi fratelli così provati. La città si è stretta tutta intorno al rappresentante del Papa, pur nel dolore. Era serena e tutti gridavano “Viva il Papa” e dicevano grazie per la corrispondenza, l’adesione, la solidarietà del Santo Padre. Io ho portato un saluto affettuoso, un aiuto spirituale, di consolazione. Abbiamo pregato insieme, abbiamo fatto una bella celebrazione della liturgia della Parola davanti al Señor de Luren. Poi ho portato anche un aiuto materiale naturalmente, come anche l’aiuto della Conferenza episcopale italiana. La popolazione è molto serena. Tutti volevano stringersi attorno, tutti volevano toccarmi e dirmi di dare un saluto, di dare un bacio al Santo Padre di riconoscenza per questa presenza. Quindi, una popolazione molto dignitosa, che ha affrontato con dignità questa prova. Una popolazione che ha saputo pregare intensamente accanto al sottoscritto, rappresentante del Papa, assieme al presidente della Conferenza episcopale peruviana e al vescovo di Ica, un vescovo anziano, che ha avuto, però, un coraggio da leoni nello stare in mezzo alle sue popolazioni, in questo momento. Poi siamo passati a Pisco, dove purtroppo il 90 per cento delle case sono state distrutte e c’è una polvere alta 20, 30 cm, in quanto tutte le costruzioni antiche di mattoni di fango si sono sbriciolate. La cosa più dolorosa è che nella chiesa di Pisco sono morte circa 150 persone. Il parroco, che mi ha accompagnato, si è salvato per miracolo. E a Pisco abbiamo percorso le vie della città, avvicinandoci alle famiglie, che ancora cercavano di racimolare qualche arredo, qualche ricordo dalle loro case, con tanta desolazione. Abbiamo fatto anche lì, nella piazza, una preghiera davanti al Cristo dei Dolori, che è il Cristo del Trionfo, Gesù, che trionfa anche dalla croce, anche in mezzo ai dolori e alla sofferenza, e davanti alla statua della Madonna. Quindi, il “Cristo del Triunfo” si è salvato, mentre la statua della Madonna è stata “ferita” alla spalla destra. Io ho collocato nelle mani della Madonna un Rosario speciale, a nome del Santo Padre. Anche a Pisco la popolazione affronta tutto questo con dignità. Devo dire che l’autorità, il presidente della Repubblica, è volato a Pisco subito e ancora adesso sta dei giorni interi a dirigere le opere di aiuto e di protezione civile, che sono molto difficili, anche perchè c’è un vento terribile che viene dal mare, che riempie la bocca delle persone di polvere e che sconquassa anche quel poco che è rimasto in piedi. Quindi, la situazione è abbastanza difficile da affrontare. C’è, però, tanta solidarietà, anche da parte di gruppi, di organizzazioni, di associazioni e di tutte le chiese locali del Perù. La solidarietà non viene solo dall’estero, dall’Europa, dall’Italia, da altri Stati, ma dal Perù stesso, da tutte le diocesi del Perù. Questo è un frutto bello di questa terribile prova: un grande spirito di amore e solidarietà da parte di tutti. Ho visto tanti bambini a Pisco, ho incontrato tanti bambini, e i bambini mi sono corsi attorno con le loro famiglie - ho visto una grande tendopoli con tantissimi bambini – e tutti volevano darmi un bacio da portare al Papa. Ed io ho promesso di portare al Papa tanti baci dei bambini di Pisco.

 
D. - Eminenza, questi sono anche i giorni del Congresso eucaristico nazionale in Perù. Un appuntamento importante per la Chiesa del Paese e anche per il lancio di questa missione continentale latino-americana, avviata dalla Conferenza di Aparecida. Qual è il ruolo e che cosa significa tutto questo per la Chiesa in questo Paese, in questo momento?

 
R. - Sì, ho inaugurato il IX Congresso eucaristico nazionale e ho anche, in contemporanea, dedicato la nuova cattedrale di Chimbote alla Madonna del Carmine, del Carmelo, e a San Pietro Apostolo. E’ una bellissima cattedrale, fatta da tutti i volontari e dai ragazzi delle Ande, degli oratori delle Ande e dell’Operazione Mato-Grosso, diretti da padre Ugo De Cenci, molto famoso qui in Perù. Migliaia e migliaia di persone hanno partecipato alla cerimonia sia nella cattedrale, che contiene alcune migliaia di persone, forse diecimila persone, e sia nella piazza antistante alla cattedrale, con 1200 ragazzi e ragazze, che cantavano in coro, un coro straordinario, la “Missa de Angelis” in gregoriano e poi canti quéchua e altri canti in lingua spagnola. Un grande momento di unità del popolo peruviano attorno all’Eucaristia. Si è svolto e si sta svolgendo anche un Congresso teologico sull’Eucaristia, come centro della vita e della missione della Chiesa. E’ un impulso straordinario e l’ho ribadito anche nei miei discorsi, nei miei incontri con l’episcopato peruviano, perché ho incontrato anche l’episcopato in un momento particolare, come ho incontrato anche il presidente della Repubblica e le altre autorità. Ho lanciato e ribadito questo impegno che tutti hanno il compito di essere una Chiesa in missione, a partire dall’Eucaristia, cioè a partire dall’annuncio di Cristo presente in mezzo al suo popolo, Cristo che motiva la carità, specialmente la carità sociale in questo momento di prova. Quindi, grande professione, dimostrazione di fede di un popolo, un popolo giovane, un popolo pieno di devozione e di fede.

 
D. - A chiusura del Congresso, Eminenza, ci sarà per la prima volta questa consacrazione del Perù alla Vergine Maria. E’ un atto di fede, ma immagino anche un impegno da parte delle singole persone. Sono pronte? Cosa pensa?

 
R. - Sì, abbiamo anche ordinato un nuovo vescovo. E’ stato un regalo per il vicariato apostolico di Pucallpa, che è un vicariato molto importante, molto grande. Al termine del Congresso, concluderemo con l’impegno, come dice il motto della Conferenza dei vescovi latino-americani e del Caribe, di “Essere discepoli e missionari di Cristo, unico e universale Salvatore”. Poi, la consacrazione alla Madonna, che è straordinariamente presente e venerata. La consacrazione alla Madonna vuol dire assumere gli atteggiamenti di Maria, che sono soprattutto due: ci colleghiamo, e anche i vescovi si collegano, con il prossimo Sinodo sulla Parola di Dio: mettersi in ascolto della Parola di Dio e mettere al centro della propria vita la Parola di Dio, con l’impegno di meditarla e di tradurla in atti concreti. Poi, imitare la carità di Maria, Maria che si mette in cammino verso coloro che hanno bisogno, come nella famosa visita a Santa Elisabetta. Quindi, in tutte le comunità locali le famiglie si mettono in cammino in atteggiamento di proiezione di carità verso i più bisognosi, perché naturalmente qui in Perù, come in tutto il resto dell’America Latina, la povertà è ancora grande, anche se è vissuta con tanta dignità. Il bisogno è grande, però, quindi c’è bisogno della solidarietà di tutti. E tutti si impegnano in questa proiezione caritativa e sociale.

 
D. - Eminenza, io so che il presidente peruviano García nel conferirle una onorificenza ha espresso l’augurio di poter avere un giorno come ospite anche Papa Benedetto XVI. Lei pensa sarà possibile?

 
R. - Naturalmente io mi farò latore di questo ardente invito del presidente del popolo peruviano al Santo Padre per una visita in Perù e racconterò al Santo Padre anche le esperienze vissute. Per esempio, domenica abbiamo fatto un’adorazione eucaristica straordinaria nella nuova cattedrale di Chimbote. Quindi, racconterò la fede forte, intensa e così esistenziale di questo popolo. Questi saranno i motivi, forse, che indurranno il Santo Padre a volgere uno sguardo di attenzione speciale al popolo peruviano e all’invito che gli viene rivolto da questo grande popolo, provato, ma molto dignitoso e ricco di fede e di tradizioni, di carità e di solidarietà.







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