Aborto selettivo a Milano: il commento di mons. Sgreccia e la testimonianza di una
coppia che ha adottato una bimba Down
La Procura di Milano ha aperto un fascicolo sulla tragica vicenda avvenuta all’ospedale
‘San Paolo’. L’episodio – lo ricordiamo - riguarda una donna incinta di due gemelle,
di cui una affetta da sindrome di Down. La signora ha chiesto un aborto selettivo
per la bimba Down, ma, per errore, è stato eliminato l’altro feto. In seguito, la
donna ha chiesto l’interruzione di gravidanza anche per la bambina Down. I magistrati
per ora non hanno formulato ipotesi di reato e nessuna persona risulta iscritta nel
registro degli indagati. Su questo drammatico avvenimento, al microfono di Fabio
Colagrande ascoltiamo il commento di mons. Elio Sgreccia, presidente della
Pontificia Accademia per la Vita:
R. -
Mi trovo in questo momento in vacanza di fronte a una Casa-famiglia, dove una giovane
coppia in attesa di avere un proprio figlio custodisce otto figli di altri, di cui
due gravemente handicappati, con handicap molto più gravi della sindrome Down. Sono
bambini che non potranno mai camminare, eppure sorridono, sono oggetto di affetto
e mi chiamano per nome quando passo. Allora vuol dire che il bene della madre che
si è trovata in queste circostanze, per cui noi preghiamo, il bene del figlio che
ha perduto la vita - si dice per un semplice errore medico - il bene della famiglia,
il bene della società, il bene comune, tutto questo richiede innanzitutto l’accoglienza
della vita. Soltanto con questo atto fondamentale da parte di tutte le persone interessate
si raggiunge la vera serenità, la vera pace della coscienza e il vero bene della società.
Dobbiamo sentirci tutti sollecitati, da questo fatto e da molti altri che si ripetono
di giorno in giorno, a riprendere un nuovo e diverso impegno per ottenere il rispetto
della vita fin dal primo momento, perché queste creature hanno la nostra stessa dignità.
Quando anche fossero gravate da un handicap, hanno semplicemente un titolo in più
per essere aiutati. Tutto questo finché non cambierà la cultura, finché non cambierà
anche la legge. Soltanto accogliendo la vita per quello che è, per il valore che ha
e per il bene che porta con sé, la società va verso il bene comune e noi dobbiamo
mirare al bene comune, evitando le polemiche ma assumendo le vere responsabilità.
D.
- Mons. Sgreccia, l’aborto selettivo praticato in questo caso mette in luce in maniera
particolare il principio eugenetico che sta dietro l’interruzione di gravidanza…
R.
– Sì, in tutto il mondo si lamenta, per esempio, la scomparsa dalla faccia della Terra,
del bambino Down, perché viene sempre più perseguito attraverso la selezione. Questo
è un brutto segno che si sta verificando oggi nelle società più avanzate. Man mano
questo fatto dilaga sempre di più anche verso altri difetti: in certi Paesi semplicemente
uno viene selezionato semplicemente perché di sesso femminile, o altre volte soltanto
perché è concepito in un periodo in cui la famiglia non è disposta. Tutte le volte
che si ammettono questi criteri selettivi si uccide una persona, che è il nascituro,
ma si offende tutta la società, tutta l’umanità. Una selezione che poi non riguarda
solo questo tipo di soggetti ma si amplia sempre di più e che accompagna una grossa
fetta dell’esercizio della medicina e di una grande parte della nostra cultura di
morte, perchè la si pratica nella fecondazione artificiale, la si pratica ogni volta
che si fa l’aborto, perché l’aborto è sempre selettivo. Molte volte si selezionano
e sono sani ma solo in omaggio a una non capacità, a una non volontà, a un non riconoscimento,
a una non accoglienza, a delle circostanze che sono ancora più banali. Questo cambio
di mentalità è urgente se vogliamo costruire una società degna di persone umane e
che si sentono tutte uguali per dignità.
All’opposto
di questa vicenda, c’è la scelta di adottare un bambino affetto da sindrome di Down.
Una decisione coraggiosa, che fa riflettere sul valore della vita e sull’importanza
della sua tutela, sempre e comunque. Al microfono di Isabella Piro, ascoltiamo
la testimonianza dei coniugi Paolo e Antonietta Parlagreco, residenti a Roma
e genitori adottivi di Jessica:
R. –
(Paolo) Noi avevamo già quattro figli e poi ci è arrivata una richiesta, tramite la
parrocchia. Cercavano dei genitori perché adottassero una bimba Down che si trovava
in un brefotrofio. Mia moglie ha raccolto questo invito e l’ha proposto in famiglia.
Siamo andati a vederla e abbiamo deciso immediatamente.
D.
– Per voi è stata comunque una scelta naturale...
R.
– (Antonietta) Se fosse stata mia l’avrei accolta comunque. Per noi non è stato un
atto di coraggio. Anzi, l’abbiamo presa così come si accoglie un figlio, come se fossi
rimasti incinta e fosse stato mio.
D. – Quali sono
le difficoltà che incontrano i bambini Down?
R. –
(Paolo) Hanno dei limiti nella capacità cognitiva, ma hanno una capacità di relazionarsi
in modo affettivo incredibile, percependo loro da soli, in modo molto naturale, chi
può accoglierli ed aiutarli e chi meno.
D. – Voi
avete donato a Jessica una famiglia, ma Jessica in cambio cosa vi ha dato?
R.
– (Antonietta) Ha dato veramente una ricchezza in più a tutti noi. La sua sensibilità
rende anche noi più attenti a certe cose. Oggi, mio figlio più grande si occupa di
persone disabili, proprio come lavoro. Sono tutte piccole cose che lei ci ha portato.
D.
– C’è un episodio in particolare che vi piace ricordare della vita insieme a Jessica?
R.
– (Antonietta) Ho perso il mio papà, ormai dieci anni fa, e senza averle detto niente
lei si è resa conto che io soffrivo e mi ha accarezzato in una maniera tale che ancora
oggi ricordo le sue carezze sul viso. Lei non sapeva niente, eppure aveva percepito
la mia tristezza per la morte del mio papà.
D. –
Volete lasciare un messaggio ad altri genitori che magari fanno scelte radicali, come
quello che è successo all’ospedale di Milano...
R.
– (Paolo) La vita, in tutti i vari aspetti, è sempre un grande dono e una grande ricchezza,
va accolta in tutte le sfumature. Nel caso di Jessica sicuramente ha tante sfumature
che forse noi consideriamo mancanti, ma ne ha altrettante, talmente ricche e talmente
belle, che ogni giorno è una scoperta e una ricchezza. Mai rifiutare quello che la
vita ci propone.