Con la presentazione del libro di don Giussani "Certi di alcune grandi cose" si è
concluso il Meeting di Rimini
Si è chiusa iero pomeriggio a Rimini la 28.ma edizione del Meeting per l'amicizia
fra i popoli organizzato da Comunione e Liberazione. Tema di quest'anno: "La verità
è il destino per il quale siamo stati fatti". Alla manifestazione hanno partecipato
centinaia di persone: oltre 400 i relatori, 3200 i volontari e un centinaio gli incontri
che hanno spaziato tra poltica, economia, cultura e religione. A chiudere l'evento
la presentazione del libro di don Luigi Giussani intitolato "Certi di alcune grandi
cose". Il volume racconta i dialoghi dei responsabili degli universitari di "Comunione
e Liberazione", tra il 1979 e il 1981, con don Giussani, alla ricerca di una verità
comune. Ma che cosa è la verità per il fondatore di CL? La nostra inviata a Rimini,
Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Giorgio Vittadini, presidente della
"Fondazione per la Sussidiarietà", che, all’epoca, partecipò a molti di quegli incontri:
R.
– La verità per don Giussani era ed è nella tradizione cristiana la corrispondenza
tra le esigenze più vere del cuore, le esigenze di verità, giustizia e bellezza e
ciò che si incontra nella realtà. Una presenza che è il cuore della realtà che si
vede, che si incontra come lui usava dire e come ripete molte volte in questo libro.
Come San Giovanni e Sant'Andrea si accorsero di averla incontrata in quell’Uomo, lui
continuava a ripetere: guardate che potete vedere adesso questa verità che continua
di fronte a voi. La verità è una corrispondenza tra il cuore e ciò che si vede, che
crea questo stupore, questo entusiasmo, questa attrattiva che traspare da ogni pagina
del libro.
D. - Verità è anche esperienza, si è sentito
dire in questi giorni del Meeting. Qual è l’esperienza che lei racconta nel libro?
R.
- L’esperienza è proprio il cuore di questa corrispondenza. E' quella di qualcuno
affascinato e travolto da questo, tanto è vero che mi ha cambiato la vita. La mia
vocazione ad essere Memor Domini nasce proprio durante quegli incontri all’università.
Affrontavo dei gravi problemi famigliari, mi affacciavo all’interesse della vita,
stiamo parlando degli anni del terrorismo, sentendo in quel momento il fascino di
aver incontrato qualcosa di simile a quello che avevano incontrato Giovanni e Andrea:
l’esperienza cristiana. Per me è questo incontro che determina tutte le scelte della
vita in un continuum che non ha nessuna soluzione di continuità.
D.
– “Certi di alcune grandi cose” rispecchia anche l’identità del popolo di Comunione
e Liberazione e l’identità di questo Meeting che si chiude all'insegna di questo libro...
R.
- Riprendendo l’esperienza di quegli anni non è una certezza presuntuosa perché paradossalmente
l’ultima parte del libro racconta delle crisi, del Giussani che ci accusava: "Voi
non avete lavorato, voi non siete seri rispetto a quello che io propongo". Certi del
fatto di avere incontrato qualcosa, non presuntuosi di esserne i padroni, quasi come
quando – oserei dire - Gesù attaccava gli Apostoli dicendo: a voi non interessa la
verità, vi interessa altro, il potere, ma certi del fatto che di fronte a noi c’è
quello che corrisponde al cuore dell’uomo.
D. – “Certi
di alcune grandi cose”: quali sono queste cose?
R.
- Una cosa: la presenza di Cristo che si è fatto uomo e vive in mezzo a noi. Giussani,
in mille modi possibili, ci ha fatto percepire che questa non è un’idea, ce l’ha fatto
percepire rileggendo, come si vede nel libro, i canti russi dell’armata rossa, facendoci
sentire la musica, mostrandoci e raccontandoci le esperienze di tanta gente intorno
a noi. Ancora, facendoci riflettere su quello che desideravamo, su cos’era il dolore
e il peccato. Di fronte a tutto questo, non si può non dire che c’è qualcosa di eccezionale
presente intorno a noi. Il nesso tra i particolari visti nella realtà e la presenza
di Dio sta in queste “grandi cose” che accomunano il popolo di CL di oggi e noi che
abbiamo incontrato Giussani in quegli anni.
“O protagonisti
o nessuno”. Sarà questo il tema del Meeting del prossimo anno. Ma che bilancio fare
dell’edizione appena conclusa? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Emilia Guarnieri,
presidente del Meeting per l’amicizia fra i popoli:
R. –
Un bilancio assolutamente positivo. Direi, anzitutto questo Meeting ha dimostrato
che lanciare la parola “verità” e chiedere di confrontarsi con questa è qualcosa che
attira, che fa incontrare, che fa dialogare, tutt’altro che alzare barricate, tutt’altro
che creare climi di intolleranza! Il Meeting è stata un’occasione di grandissimo incontro
di carattere internazionale, di rappresentanti di Paesi stranieri che qui si sono
incontrati, che hanno incontrato il popolo del Meeting, che hanno incontrato tante
realtà di base presenti nei loro stessi Paesi. Quindi, il Meeting è stato occasione
perché si costruisse questo. Così come importanti pezzi di dialogo fra musulmani,
cattolici, ortodossi, protestanti, ebrei si sono realizzati qui nel Meeting. Quindi,
direi, un Meeting che è stato veramente un Meeting per l’amicizia tra i popoli.
D.
– Il tema della verità è stato il filo conduttore. Voi dite, declinata al singolare,
mentre il mondo – e lo ha ricordato anche il cardinale Tarcisio Bertone in apertura
– preferisce di parlare di “opinioni” andando verso lo scetticismo. Dopo sette giorni
di esperienze qui, questo concetto come è maturato, come si è alimentato?
R.
– Io credo che – appunto – l’esperienza di questi sette giorni non abbia neanche per
un attimo messo in discussione questa pluralizzazione della verità. Cioè, nessuno
si è posto questo problema, perché la verità – direi: per evidenza, perché altrimenti
non sarebbe più verità – è una; ci sono percorsi che conducono alla verità; ci sono
momenti di incontro, di confronto che conducono alla verità … Ma, veramente, lo dico
con grande convincimento, in questa settimana nessuno ha detto che “le verità” avrebbero
potuto essere diverse o plurali. Siccome in questo Meeting ci sono stati veramente
tanti personaggi di provenienze, culture, esperienze diverse, forse era proprio vero
quello che dicevamo all’inizio: che la verità è “la Verità”.
D.
– E attrae, questa Verità?
R. – Direi che se guardiamo
il pubblico del Meeting, se guardiamo tre dati: uno, le migliaia di volontari che
sono stati qui a lavorare, attratti da questo; i relatori, che sono qui venuti sollecitati
da questo tema e che si sono confrontati su questo; e la vastissima affluenza del
pubblico che, appunto, è venuto qui attratto da questo tema. Questo dato, il fatto
che questi temi – la ragione, la libertà, la verità – attirano, mi pare che sia un’evidenza.
D.
– Al Meeting ha fatto il suo ingresso la GMG di Sydney. Tra poco, il Papa incontrerà
i giovani a Loreto. Per loro, per i giovani, qual è il messaggio che viene dal Meeting?
R.
– Io credo che i giovani al Meeting vivano un’esperienza di conoscenza, di apertura
di orizzonti e un’esperienza proprio di tipo educativo. Ecco: credo che tutto questo
sia un grande rilancio alla vita, all’incontro con gli altri e alla testimonianza
di quello che sono.