Non si placano i disordini in Somalia. Almeno due persone sono rimaste ferite a Mogadiscio
in seguito ad un attacco dinamitardo contro l’hotel in cui ha sede la Conferenza nazionale
di riconciliazione. I feriti, secondo la polizia, sono delegati che partecipano ai
colloqui di pace. Ma nel Paese ai frequenti scontri fra truppe governative e miliziani
fedeli alle deposte Corti islamiche si devono aggiungere anche le rappresaglie condotte
da bande armate non identificate. Nel loro mirino, ieri, un giornalista radiofonico
locale ucciso nella provincia sudoccidentale di Gedo mentre era o bordo di un minibus.
L’omicidio – si tratta del terzo cronista assassinato nel Paese nelle ultime settimane
e del settimo dall’inizio dell’anno - è stato duramente condannato dalla Federazione
internazionale dei giornalisti, mentre diverse organizzazioni di difesa della libertà
di stampa hanno chiesto alle istituzioni locali di vigilare sulla sicurezza dei pochi
giornalisti somali riamasti nel Paese. Intanto, un documento dell’Ufficio delle Nazioni
Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari in Somalia sottolinea le difficili
condizioni di vita anche per i civili. Sono infatti 12 mila le persone fuggite da
Mogadiscio in questo mese di agosto. Un dato che arriva a 43 mila dall’inizio di giugno,
afferma la nota riportata dall’agenzia Misna. Proprio in previsione di una nuova e
massiccia stagione migratoria diverse agenzie dell’ONU, assieme a rappresentati delle
istituzioni locali, in questi giorni si sono riuniti nel Puntland per definire una
strategia che eviti ‘nuove catastrofi’. Questo considerando il prezzo in vite umane
pagato dai migranti che affrontano il Golfo di Aden per lasciare il Corno d’Africa
e raggiungere lo Yemen. (E. B.)