La Libreria Editrice Vaticana pubblica una raccolta delle catechesi del Papa sugli
Apostoli e i primi discepoli di Cristo. Nel Magistero di Benedetto XVI, rifulge il
primato della Parola di Dio: la riflessione del teologo Bruno Maggioni
Pubblicati, in questi giorni, per i tipi della Libreria Editrice Vaticana due importanti
raccolte sul Magistero di Benedetto XVI. Si tratta di due volumi sugli Insegnamenti
del Papa nell’anno 2006 e di un’opera di agile lettura che racchiude il ciclo di catechesi
del Pontefice sugli Apostoli e i primi discepoli di Cristo. In quest’ultima raccolta,
incentrata sulle origini della Chiesa, si coglie la grande attenzione riservata da
Benedetto XVI alla conoscenza dei fondamenti della nostra fede. Un impegno catechetico
che caratterizza il Pontificato di Benedetto XVI sin dai suoi primi passi. Uno stile
particolarmente apprezzato dal biblista don Bruno Maggioni, docente di Introduzione
alla Teologia presso l’Università Cattolica di Milano, intervistato da Alessandro
Gisotti: R.
– La mia riflessione non può che partire da un’approvazione completa di questo impegno
catechetico, lo condivido fino in fondo. C’è bisogno della catechesi, intendendo per
catechesi, anzitutto, la chiarezza sui fondamenti da cui deriva tutto il resto. Per
avere un’idea di Chiesa devo partire dalla Chiesa delle origini. Non devo mai dimenticare
che lì c’è uno specchio che si dovrà attualizzare. La storia avrà le sue esigenze,
ma non ci sarà un tradimento della logica che là si è rivelata.
D.
– Peraltro, un’esigenza quella della catechesi sentita già dal cardinale Joseph Ratzinger,
ovviamente...
R. – Sì, certamente, i suoi libri sono
così! Il riferimento di partenza è che una cosa, una realtà come la Chiesa si vede
meglio nella sua origine. E’ nell’origine che si vede la sua essenza.
D.
– Benedetto XVI fin dall’inizio del Pontificato ha messo l’accento sulla Parola di
Dio. Nelle sue udienze generali, nelle sue omelie, il Santo Padre sembra quasi voler
fare un passo indietro per far comprendere che il centro non è lui, ma Cristo, che
il centro, il cuore è Cristo...
R. – Sì, è vero.
Io sono molto consolato dal fatto che San Giovanni non dica che in principio era la
carità, ma la Parola. Quindi, è chiaro che la Parola deve essere veramente il fondamento.
La luce della Parola di Dio esige anche quest’altra qualità, cioè che è la Parola
che deve avere il primato, non chi l’annuncia. Questo è importante: l’annunciatore
della Parola non deve mettere in prima fila se stesso, deve quasi scomparire, perché
la bellezza è della Parola. La verità è in ciò che dice Gesù Cristo e non noi. La
ritengo anche una ragione di credibilità. Io credo che la gente, quando si accorge
di questo, non veda un’erudizione che si sovrappone alla Parola, ma che è ricavata
dalla Parola. Quindi, non è tuo, ma è della Parola!
D.
– Il Papa diventa quasi un prisma attraverso cui passa la luce di Cristo...
R.
– Sì, il Papa, tutta la Chiesa e i cristiani non devono apparire come i protagonisti.
Il protagonista è Gesù. Il protagonista è la Parola che annuncio. La verità è la Parola
che non è mia. Questa Parola che annuncio deve apparire vera e non mia, ma di Gesù
Cristo.
D. – Il Papa ha convocato il prossimo Sinodo
dei vescovi nel 2008 proprio sulla "Parola di Dio nella vita e nella missione della
Chiesa". La conoscenza delle Sacre Scritture è oggi, sicuramente, gravemente lacunosa
in tanti fedeli. Come affrontare questo problema, che il Papa evidentemente pone in
primo piano con le sue catechesi?
D. – Qualche anno
fa, e dura ancora questo difetto, pareva che la Parola fosse oscurata da ricerche
secondarie sull’origine della Parola, su un meccanismo o sull’altro, e scomparisse
il vero significato, bello, chiaro, lucido della Parola di Dio che si stava studiando.
Adesso, devo dire che, alle volte, ho la paura contraria, cioè di una lettura della
Parola improvvisata, immediata, senza la fatica di capire cosa vuol dire quella pagina.
Le letture sono troppo improvvisate ed anche troppo pie. Invece, la bellezza della
Parola è proprio là dove si scorge il senso, prescindendo dal primo difetto e dal
secondo. E questa Parola è così moderna, così capace di capire i grossi problemi dell’uomo
di oggi. Ed è una Parola di bellezza, che convince.