2007-08-25 15:14:03

All'insegna dei diritti umani, la giornata conclusiva del Meeting di Rimini


Giornata conclusiva per il "Meeting per l'amicizia tra i popoli", a Rimini. L'attenzione è puntata a questo pomeriggio, quando si terrà la presentazione del libro di don Luigi Giussani "Certi di alcune grandi cose". In primo piano nella mattinata, invece, è stato il dibattito sui diritti umani. Gli ultimi due secoli hanno registrato grandi conquiste, ma anche grandi disastri. Un percorso testimoniato al Meeting da alcuni coraggiosi protagonisti della lotta pacifica anche se dolorosa per la conquista della verità e della libertà. Il servizio della nostra inviata, Gabriella Ceraso: RealAudioMP3


All'epoca di Khomeini, Marina Nemat, 17 anni, è arrestata, torturata  e condannata a morte a Teheran solo perché ha protestato con il suo insegnante di matematica, che ha tenuto una lezione sull'Islam, e non sulla sua materia. Violentata da una guardia che la costringe a sposarla, riesce a sfuggire all'esecuzione all'ultimo minuto e ora, dal Canada dove vive ha deciso di raccontare la sua storia:

 
(Marina Nemat)
"Da quando è uscito, il mio libro è stato attaccato verbalmente dai comunisti, dai marxisti, dagli islamisti. Quindi, non è un compito facile dire la verità".

 
"Non ci siamo resi conto - ha proseguito - di come la Rivoluzione divenisse dittatura, io stessa senza processo e senza capire perché, mi sono ritrovata in carcere e ho visto tanti morire lì come succede anche oggi, eppure non ho mai distolto l'attenzione dalla Verità".

 
(Marina Nemat)
"Penso che si possano perdonare delle persone, dei singoli, ma non si può mai perdonare un sistema che genera questa tortura. Io ho deciso che non avrei avuto pace fin tanto che non avessi perdonato".

 
Denunce anche dall'Europa. In Bielorussia manca la libertà d'espressione - afferma al Meeting, Aleksander Milinkevich, leader dell'opposizione e attivista democratico - ma anche la coscienza è oppressa:

 
(Aleksander Milinkevich)
"Dall'inizio di quest'anno, oltre 25 persone sono state deportate: sacerdoti, religiosi, monaci. La legge della Bielorussia sulla libertà di coscienza paralizza, blocca qualsiasi attività evangelica delle comunità cristiane in Bielorussia".
 
Ma la risposta, anche in questo caso, non è lo scontro col regime, ma una lenta e pacifica inculturazione della libertà.

 
(Da Rimini, Gabriella Ceraso, Radio Vaticana)
 







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