Intervista con padre Antonio Perrone per la fesrta di San Giuseppe Calasanzio sabato
25 agosto
Il pomeriggio di sabato 25 agosto i Padri Scolopi festeggiano i 450 anni della nascita
del loro fondatore San Giuseppe Calasanzio, con una speciale celebrazione che si svolge
nella Chiesa di San Pantaleo e San Giuseppe Calasanzio su corso Vittorio a Roma. Celebrazione
che sarà presieduta dal cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione
per l’educazione cattolica. San Giuseppe Calasanzio è stato un grande apostolo della
gioventù e si è adoperato per l’educazione dei ragazzi soprattutto poveri, come ci
ha detto padre Antonio Perrone, scolopio, nell’intervista rilasciata a Giovanni Peduto:
R.
- Per dirlo in una parola molto semplice e rapida, San Giuseppe Calasanzio è il fondatore
dei Padri Scolopi, delle Scuole Pie, cioè è colui che già dal 1600 iniziò l’educazione
soprattutto per i bambini poveri di Roma. Lui era spagnolo, venuto dalla Spagna per
ricevere una certa benemerenza e poi tornarsene in Spagna, ma non vi tornò mai più.
Dall’arrivo a Roma nel 1593 fino al ’97, era alla ricerca di qualche soluzione della
sua vita. Nel ’97, visitando la parrocchia di Santa Dorotea, vide che c’erano dei
bambini che facevano scuola, ma pagavano come si faceva a Roma a quel tempo. Vide
che c’erano 16 scuole cattoliche, gestite da parroci,dove però si pagava. E lui disse:
“Perché tanti bambini, che non sanno né leggere né scrivere e non hanno soldi, perché
non vengono accettati gratuitamente”? E il parroco disse: “Come facciamo? Chi ci paga”?
E San Giuseppe Calasanzio: “Ci penso io”. “Pensaci tu, ma fai qualcos’altro”. Lui
stette un anno lì a Santa Dorotea, poi si trasferì a Piazza Paradiso, vicino Piazza
Navona, dove cominciò a far scuola ai ragazzi. Dapprima i ragazzi erano pochissimi,
ma poi arrivarono subito a 800, 900, finché nel 1612 acquistò questa sede, dove siamo
noi in questo momento, con l’aiuto di amici. Acquistò questo palazzo, che allora si
chiamava Palazzo Torres, e qui entrarono subito 900 ragazzi. Dove li mettesse non
si comprende, tenendo presente le situazioni di allora. E a questi bambini poveri
seppe dare l’educazione, non soltanto la formazione culturale, ma soprattutto l’educazione
cristiana, fondata sui valori evangelici. Per cui Ludwig von Pastor, nella sua Storia
dei Papi, lo ha dichiarato il fondatore della prima scuola pubblica gratuita d’Europa.
D.
– Ci parli ora, padre, del ruolo svolto in questi secoli dagli Scolopi?
R.
– Il ruolo è stato quello di continuare questa presenza della Chiesa, della cultura
cristiana, attraverso l’educazione. Questo gli Scolopi lo fanno dappertutto, cercando
di mantenere fedeltà al Fondatore, cercando di accogliere i ragazzi finché è possibile,
anche gratuitamente, preferendo i più poveri ai più ricchi. E’ un principio, più che
una realtà vera. Ma la realtà, dove è possibile, si attua per esempio nelle zone di
missione. Lì i ragazzi sono accolti gratuitamente e sono solo i più poveri. Questo
avviene in Africa, avviene nelle Filippine, avviene anche in altre parti. Così gli
Scolopi sono presenti per mantenere questa tradizione di dedicarsi soprattutto ai
più poveri.
D. – Qual è lo specifico del sistema educativo degli Scolopi?
R.
– Lo si può indicare con due parole: pietà e lettere. “Pietas et literae” è la formula
con cui noi Scolopi presentiamo la nostra situazione, la nostra condizione, la nostra
tradizione culturale e cerchiamo anche di attuarla. Naturalmente “literae”, l’istruzione,
non basta, perché viene data da tutte le scuole, ma la “pietas”, cioè quella formazione
cristiana, quei valori cristiani, per noi sono essenziali.
D. – “Pietas et
literae”, lei ha detto, ma i giovani di oggi accettano questa formula?
R. –
E’ questa la difficoltà. I giovani che scelgono la scuola cattolica, come le Scuole
Pie, più o meno, non tanto loro ma i genitori, esigono questa formazione. Ma la difficoltà
di oggi è grande. Siamo in un mondo senza valori, dal punto di vista spirituale, dove
l’unico valore sono i soldi, la ricchezza, gli strumenti di dominio, di prepotenza.
La società in cui viviamo oggi, credo sia una delle società più complesse dal punto
di vista spirituale che sia mai esistita.
D. – Quale eredità ci lascia oggi
San Giuseppe Calasanzio?
R. – L’eredità di continuare, con un’attenzione soprattutto
ai più piccoli, ai più bisognosi, ai più poveri; la tradizione di una cultura che
sia fondata sui valori dello spirito, sul disegno di Dio per gli uomini, che li vuole
suoi figli. Noi siamo tutti figli di Dio, ma il mondo se lo dimentica, i giovani anche,
e pensano ad altre cose. Noi vorremmo con la scuola cattolica costruire delle coscienze
da dove nascano poi i Santi. Termino questo dicendo che moltissimi Santi sono nati
nelle Scuole Pie, molti hanno studiato dai Padri Scolopi e sono stati veramente benemeriti
per la Chiesa e per la società.