Il direttore della Caritas di Livorno ringrazia il Papa per la vicinanza espressa
alla comunità Rom, dopo il tragico rogo in cui sono morti 4 bambini
La comunità di Livorno ringrazia Benedetto XVI per la vicinanza a quanti sono stati
colpiti dal tragico rogo dei giorni scorsi nel quale hanno perso la vita 4 bambini
Rom. Ieri, la notizia della telefonata all’amministratore diocesano livornese, mons.
Paolo Razzauti, da parte del Sostituto alla Segreteria di Stato, nella quale è stato
espresso il cordoglio e la vicinanza del Papa al popolo Rom e a tutta la cittadinanza
livornese. Gesto particolarmente apprezzato da chi, quotidianamente, si impegna per
migliorare le condizioni di vita della comunità Rom. Al microfono di Alessandro
Gisotti, la testimonianza di Mauro Nobili, direttore della Caritas di Livorno:
R.
– Certamente, siamo contenti di questa partecipazione spirituale del Papa. Per quanto
ci riguarda, ovviamente, siamo istituzionalmente all’ultimo gradino – in qualche modo
– della scala; ci poniamo dove non possono o non riescono ad arrivare le istituzioni.
Il mondo dei Rom è sicuramente un mondo un po’ escluso dal circuito sociale: non ci
sono progetti che cercano di risolvere definitivamente questo problema. Noi cerchiamo
di essere vicini a queste persone.
D. – Forse quello
dei Rom è anche un mondo poco conosciuto, che viene alla ribalta soltanto per notizie
negative o drammi come quello accaduto a Livorno ...
R.
– Sì. Il mondo Rom è purtroppo uno di quei mondi che se ne potrebbe parlare solo incontrandoli,
cioè solamente chi li incontra può entrare in quella dimensione che è tipica delle
minoranze. I dati che poi circolano, i numeri, rimangono sempre purtroppo quelli della
delinquenza, dell’emarginazione, dell’accattonaggio, anche dei piccoli furti. In realtà,
come è successo in questo ultimo periodo dalla tragedia, si parla di centinaia di
migliaia di persone: 160 mila in Italia non sono poche! Sono comunque una minoranza
e una buona parte di queste persone sono ormai di cittadinanza italiana, qui vivono,
lavorano ... Io credo che nessun Rom, "accompagnato", si rifiuterebbe di vivere, sempre
nel rispetto dei loro valori etnici, la realtà della nostra società.