Una fatwa in Egitto condanna a morte una giovane coppia che ha deciso di convertirsi
al cristianesimo
Ha destato scalpore in Italia e in Occidente la notizia di una fatwa, una sentenza
religiosa, che condanna a morte in Egitto un giovane di 25 anni, Mohamed Hegazy, convertitosi
al cristianesimo. La fatwa nei suoi confronti e nei confronti della moglie, anch’essa
convertitasi al cristianesimo, è stata lanciata dal rettore della facoltà di studi
islamici dell’Università Al Azhar del Cairo. Hegazy, attivista politico, aveva abbandonato
l’Islam all’età di 16 anni e ora ha chiesto che sulla sua carta d’identità venga registrato
il cambiamento di religione. Oggi, costantemente minacciato è costretto a vivere in
clandestinità. A Camille Eid, giornalista e coautore di un libro sulla situazione
dei musulmani convertitisi al cristianesimo, Stefano Leszczynski ha chiesto
se casi come quello avvenuto in Egitto siano frequenti:
R. -
Ogni settimana ci sono notizie del genere che recupero dalla stampa araba o islamica
in generale. La stampa algerina, per esempio, ha insistito negli ultimi mesi sulla
conversione al cristianesimo di migliaia di algerini, soprattutto nella zona abitata
dai berberi della Cabilia. Casi simili sono noti in Turchia, in Tunisia, oltre a Paesi
del Medio Oriente, per cui non è affatto un caso isolato quello di Hegazy.
D.
- In questo caso, in Egitto, la fatwa è stata lanciata dal rettore della facoltà di
ricerche islamiche dell’Università Al Azhar del Cairo, che però sottolinea anche che
se Hegazy non avesse reso noto il suo cambiamento di religione non sarebbe stato passibile
di pena di morte…
R. - Il punto è che questa istituzione
di Al Azhar è insieme pubblica e religiosa in Egitto, nel senso che questo dipartimento
di studi religiosi ha un’autorità effettiva, non è una fatwa lanciata da un gruppo
islamico qualsiasi, i suoi decreti religiosi sono molto ascoltati.
D.
- Qual è la situazione in Egitto, i cristiani sono effettivamente liberi?
R.
- Allora, sono liberi di praticare il culto, di andare in chiesa, di celebrare i matrimoni,
i funerali, però hanno varie difficoltà nella costruzione, nell’edificazione di nuovi
luoghi di culto, nel restauro delle loro chiese. D’altra parte i copti subiscono una
discriminazione nell’assegnazione delle cariche istituzionali.
D.
- Nel caso di Hegazy come mai i copti non hanno preso posizione pubblicamente?
R.
- Io personalmente ho avuto modo qualche tempo fa di chiedere a uno dei capi della
Chiesa copta come mai non accolgono richieste di battesimo da parte di musulmani desiderosi
di abbracciare la fede cristiana e mi diceva che temono ci sia il tranello dei servizi
segreti per metterli alla prova e vedere se loro accoglievano o meno queste richieste.