Le famiglie di Loreto pronte ad accogliere migliaia di giovani l'1 e 2 settembre per
l'incontro col Papa
“Un grande evento richiede un’enorme preparazione che ricade in particolare sulle
spalle di alcuni”. Così il presidente della Conferenza episcopale italiana (CEI),
arcivescovo Angelo Bagnasco, ha salutato ieri a Loreto i volontari impegnati nell’accoglienza
dei partecipanti all’Agorà dei giovani, i prossimi 1 e 2 settembre. “I giovani – ha
detto l’arcivescovo Bagnasco – sono un talento e non un problema da affrontare”. Poi
l’auspicio che le parole del Papa segnino in profondità la loro vita. Il presidente
della CEI ha incontrato il capo dipartimento della Protezione Civile Bertolaso e le
autorità locali, quindi ha visitato la spianata di Montorso dove si svolgerà la veglia
con Benedetto XVI. Intanto Loreto è pronta ad aprire le porte ai circa 350 mila giovani
attesi da tutta Italia. Lo conferma al microfono di Paolo Ondarza il responsabile
delle giornate di accoglienza Giorgio Minella:
R. -
Alle famiglie non potevamo chiedere più generosità di quella che hanno dimostrato.
Tutti, senza esclusione, hanno aperto la propria casa senza neanche chiedere il sesso
o la provenienza dei giovani, dando anche una disponibilità alla parrocchia nell’organizzare
la festa dell’accoglienza, il 29; anche la disponibilità, in alcuni casi, ad accompagnare
i giovani negli incontri comuni. Sia le famiglie che le parrocchie hanno dimostrato
veramente uno spirito di accoglienza che è difficile trovare, soprattutto in questi
tempi in cui siamo intimoriti dal pericolo della delinquenza.
D.
- Ci sono state delle difficoltà particolari che forse vi hanno anche spaventato e
poi siete riusciti a superare nell’organizzazione?
R.
- Le paure iniziali, il sentirsi un po’ inadeguati a questi grandi numeri… E’ spettacolare
come in questi casi la fede non sia solo uno stato dell’anima o uno stato personalistico
ma sia anche un elemento di unione nei momenti di difficoltà. Il sapere che ci troviamo
in fondo tutti qui per vivere un’esperienza di Chiesa appianava le difficoltà.
D.
- C’è qualcosa che le persone che lavorano con lei stanno imparando da questa esperienza?
R.
- Quest’esperienza sta insegnando un po’ a tutti noi che la Chiesa è veramente una
grande famiglia che riconosce in Dio il Padre. Una ulteriore richiesta da parte del
Signore di testimoniare la fede attraverso anche un’ospitalità, un’accoglienza gratuita.
D.
- Di fronte a questa gratuità spesso ci si chiede che cosa anima in questo impegno
anche faticoso?
R. - Il porsi a servizio degli altri,
sapere che il proprio operare rende migliore l’evento, o la partecipazione o garantisce
una sicurezza: è questo che anima un po’ di più.
D.
- Ieri avete ricevuto a Loreto la visita dell’arcivescovo Bagnasco, il presidente
della CEI: che cosa ha significato per voi?
R. -
La Chiesa non ci lascia soli. Anche nella figura del presidente Bagnasco ci ricorda
che non c’è solo il lavoro nell’Agorà ma che questa è un’esperienza di fede e la Chiesa
italiana ci è vicina.
D.- C’è un auspicio che vuole
esprimere e condividere con noi?
R. - Ogni giovane trovi
in questa esperienza la propria dimensione e anche motivo di crescita nel proprio
cammino di fede, consapevoli che il Signore guarda i cuori degli uomini e che il nostro
ruolo è quello di metterci al servizio della volontà di Dio.