La Terra Santa al centro della terza giornata del Meeting di Rimini
Terzo giorno di lavori alla 28.ma edizione del Meeting per l’Amicizia tra i Popoli
promosso a Rimini da Comunione e Liberazione. Proseguono gli incontri ed i dibattiti
sul tema di quest’anno: “La verità è il destino per il quale siamo stati fatti”.
Oggi si è parlato, in particolare, del Medio Oriente dove la situazione resta difficile
soprattutto nella Striscia di Gaza. Nella regione palestinese, controllata dal movimento
fondamentalista Hamas, manca l’elettricità da 5 giorni e la crisi umanitaria è sempre
più grave. Diversi osservatori sostengono che nei Territori Palestinesi e in Terra
Santa mancano ancora politiche di sostegno adeguate da parte della comunità internazionale
e dei governi europei. Di questo parere è anche il custode di Terra Santa, padre Pierbattista
Pizzaballa, intervistato dal nostro inviato a Rimini, Luca Collodi:
R.
– La situazione è disarmante! L’Europa è l’unica realtà, politica e culturale soprattutto,
che ha tutti gli strumenti per comprendere il Medio Oriente, perché il rapporto tra
Medio Oriente ed Europa è antico, plurisecolare, quindi l’Europa più che tutte le
altre realtà del mondo è in grado di comprendere questa situazione e aiutare anche
a trovare delle vie. Purtroppo, questo non accade. Innanzitutto, perché l’Europa è
molto divisa: ci sono tante politiche diverse! E poi, forse, perché – non so – si
ha forse una certa paura ad entrare in una sorta di ginepraio ... se si entra in quel
ginepraio politico-religioso non se n’esce più ... C’è anche un altro elemento che
dev’essere preso in considerazione, cioè una sorta di astenersi, da parte dei leader
politici, soprattutto europei, da tutto ciò che può avere qualche elemento religioso
o valenza religiosa. Chi viene in Terra Santa e viene a Gerusalemme, non può non incontrare
la realtà religiosa: perchè Gerusalemme è solo fede, è solo religione, per cui in
nome di una certa laicità si vuole chiamarsi fuori da tutto questo.
D.
– Lei in particolare, personalmente, padre Pizzaballa, dal 2004 – se non vado errato
– è Custode di Terra Santa. Che cosa si aspetta dai governi europei per la Terra Santa?
R.
– Più presenza, più incisività, più unione, innanzitutto; più uniti e non soltanto
nel dare soldi. Perché veramente l’Europa – bisogna riconoscerlo – l’Europa dà molti
finanziamenti alle realtà della Terra Santa. Ma più attenzione anche politica e culturale
per quanto avviene in Terra Santa, e soprattutto più coraggio.
D.
– I cristiani di Terra Santa sono, oltre ad altri cristiani in Asia, ma in particolare
i cristiani di Terra Santa, sono la preoccupazione particolare del Papa. Qual è la
situazione, al momento, dei cristiani?
R. – Per tutti
gli abitanti, non solo per i cristiani, è difficile, per i cristiani in modo particolare
perché sono una piccolissima minoranza, un numero sempre più esiguo, soprattutto nelle
zone più classiche – penso a Gerusalemme, a Betlemme: la presenza dei cristiani ormai
è ridotta al lumicino. Questa è una preoccupazione bruciante per tutti noi.
D.
– Padre Pizzaballa ci dice che la presenza cristiana è a rischio nelle zone della
nascita della fede cristiana ...
R. – Sì: è a rischio
perché purtroppo a causa della situazione politica, delle incertezze politiche, soprattutto
qua la situazione economica è molto difficile e la mancanza di prospettive chiare
per il futuro crea in molti la tentazione di andarsene. Ripeto, non solo per i cristiani,
ma essendo i cristiani già un numero ridotto, la conseguenza è che la maggior parte
dei cristiani palestinesi è più all’estero che in Palestina.
D.
– Padre Pizzaballa, però stanno tornando i pellegrinaggi in Terra Santa ...
R.
– Questo sì, è vero! L’anno scorso fu un anno terribile a causa della guerra israelo-libanese;
quest’anno possiamo dire che la crisi è superata: tutti i luoghi santi, tutte le strade
sono piene di pellegrini ... se c’è un problema, è quello delle strutture che non
sono adeguate al numero elevato di pellegrini: sono problemi benedetti, sia ben chiaro!