2007-08-20 15:05:53

Puntare sul dialogo per pacificare il sud delle Filippine: è quanto chiedono i leader cattolici del Paese al governo di Manila


L’Associazione dei Superiori delle congregazioni religiose, gruppo che riunisce tutti gli ordini del Paese, maschili e femminili, hanno condannato gli ultimi scontri avvenuti nel sud del Paese fra soldati dell’esercito regolare ed alcuni presunti membri del gruppo terrorista Abu Sayyaf, legato ad Al Qaeda. Si stima che, a causa delle violenze, oltre 80 mila famiglie stiano cercando di fuggire dalla zona. I leader cattolici delle Filippine puntano il dito contro le operazioni condotte dalle truppe governative per contrastare presunti gruppi di fondamentalisti. L’esecutivo di Manila – denuncia l’Associazione cattolica - “applica la mentalità dell’occhio per occhio e dente per dente, provocando morti insensate e danni irreparabili alla zona”. I rastrellamenti dei soldati e gli scontri a fuoco “avvengono senza alcun controllo preventivo, sulla base di semplici indicazioni e rancori personali”. I leader cattolici – riferisce l’Agenzia AsiaNews – chiedono inoltre di “cambiare rotta, dando la precedenza al dialogo, unica strada verso un vero negoziato di pace. Il vescovo di Basilian, mons. Martin Jumoad, si è unito all’appello dell’Associazione: “Mi sento frustrato – ha detto il presule - perché lavoriamo per la pace ma vediamo solo violenza. Sono molto triste per questi crimini, che distruggono la nostra società. L’unica vera risposta – ha concluso - è quella di educare la popolazione alla pace”. Gli scontri tra ribelli e militari, negli ultimi tempi, si sono intensificati: nella zona di Basilan, almeno 15 militari sono rimasti uccisi lo scorso fine settimana. (A.L.)







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