2007-08-20 15:16:14

I cattolici dello Sri Lanka pregano per padre Jimbrown e il suo assistente scomparsi un anno fa. Ai nostri microfoni, le speranze del nunzio, mons. Mario Zenari


Nello Sri Lanka, si è pregato oggi per il sacerdote cattolico Thiruchelvam Nihal Jimbrown e il suo assistente Wenceslaus Vimalathas, scomparsi un anno fa a Jaffna, mentre nel Paese infuriavano gli scontri tra forze di sicurezza e i separatisti delle Tigri Tamil (LTTE). Padre Jimbrown, 34 anni, e Vimalathas, padre di 5 figli, sono scomparsi il 20 agosto del 2006. L’ultima volta erano stati visti su una motocicletta al check point di Allaipiddy, zona sotto il controllo dell’esercito. Dopo un anno, non c’è ancora alcuna notizia sulla sorte del sacerdote e del suo assistente, ma la speranza resta viva, come sottolinea il nunzio apostolico nello Sri Lanka, Mario Zenari, raggiunto telefonicamente a Colombo da Christopher Altieri:RealAudioMP3


R. - Non abbiamo nessun segno ancora concreto, nessuna testimonianza. Ho incontrato più volte il ministro per i Diritti Umani e parliamo sempre di questo caso, oltre che della situazione dei diritti umani. Devo dire che le autorità sono molto attente e mi hanno detto che la scomparsa di padre Jimbrown e del suo assistente è l’unico caso di scomparse che sarà esaminato dalla speciale commissione di inchiesta istituita dal presidente della Repubblica e assistita da un gruppo di esperti internazionali. La situazione è molto delicata per quanto riguarda i diritti umani. Anzi, è andata peggiorando: purtroppo il dialogo sembra in questi ultimi mesi aver lasciato spazio alle armi. Non c’è nessun segno finora di buona volontà da parte delle due parti a sedersi al tavolo delle trattative. Devo dire che non bisogna neanche del tutto disperare: leggevo in questi ultimi giorni sui giornali che sembrano finalmente pronte le cosiddette proposte di devoluzione del potere, che sono state elaborate da tutti i partiti, con qualche difficoltà e qualche eccezione, nei passati mesi, e questa potrebbe essere una base per la discussione. Chiamare al tavolo delle trattative i vari gruppi etnici, cercare una soluzione politica al conflitto, questa è finora l’unica base di speranza. Ci sono ancora delle difficoltà, qualche partito ha ancora qualche problema, ma si spera che possa essere un’alternativa a quello che, purtroppo, finora è solo il linguaggio delle armi.

 
D. - La Chiesa nella società dello Sri Lanka ha un ruolo importante grazie all’eterogeneità della sua composizione?

 
R. - E’ l’unica istituzione nell’isola che raggruppa fedeli delle due principali etnie: questo è anche molto apprezzato, sottolineato anche dalle autorità, perché è un’istituzione che può contribuire molto al dialogo e alla rappacificazione. Questo è il contributo che la Chiesa cattolica può dare. Il nunzio, come è suo dovere, cerca di viaggiare il più possibile; per fortuna non ha restrizioni anche in quei territori che di per sé sono inaccessibili magari ad altri, perché abbiamo dei fedeli: le autorità magari danno il permesso con certe norme prudenziali. Questo è il contributo che può dare la nunziatura visitando queste zone che sono state colpite sia dalla guerra che dallo tsunami. Quindi, fronteggiamo queste tristi realtà della violenza della natura e della violenza umana.







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