2007-08-19 12:45:05

“La Chiesa è con voi”: all’Angelus, la solidarietà del Papa alle popolazioni del Perù colpite dal terremoto. Benedetto XVI esorta i cristiani ad essere fedeli a Dio, anche a costo di incomprensioni e persecuzioni


Sulle orme del Signore Gesù, i cristiani diventino strumenti di una pace reale e non apparente, rimanendo fedeli a Dio anche a costo di incomprensioni e persecuzioni: è la viva esortazione di Benedetto XVI, all’Angelus domenicale a Castel Gandolfo. Dopo la recita della preghiera mariana, il Papa ha dunque rivolto un accorato appello in favore delle popolazioni del Perù colpite dal terremoto, annunciando la prossima visita del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nelle zone martoriate dal sisma. Un pensiero particolare, poi, il Papa lo ha riservato ai partecipanti al Meeting di "Comunione e Liberazione", al via oggi a Rimini. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3


Il Perù straziato dal terremoto è nel cuore di Benedetto XVI. Nel tradizionale appuntamento dell’Angelus domenicale, il Santo Padre esprime la sua vicinanza spirituale alle popolazioni colpite dal sisma, prega per quanti soffrono e assicura che, in questo momento di prova, i peruviani non sono soli:

 
La Chiesa è con voi, con tutta la sua solidarietà spirituale e materiale. Il mio Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, che da tempo aveva in programma una visita in Perù, nei prossimi giorni recherà di persona la testimonianza dei miei sentimenti e l’aiuto concreto della Santa Sede.

 
Prima dell’appello per il Perù, ribadito anche in lingua spagnola, il Papa si era soffermato sul passo del Vangelo della domenica, laddove Cristo confida ai discepoli di essere venuto a portare non la pace, ma la divisione. Sono parole queste, ha sottolineato il Pontefice, che richiedono di essere ben comprese. A che cosa si riferisce dunque Gesù quando dice di essere venuto a portare la divisione?

 
Questa espressione di Cristo significa che la pace che Egli è venuto a portare non è sinonimo di semplice assenza di conflitti. Al contrario, la pace di Gesù è frutto di una costante lotta contro il male. Lo scontro che Gesù è deciso a sostenere non è contro uomini o poteri umani, ma contro il nemico di Dio e dell’uomo, Satana. Chi vuole resistere a questo nemico rimanendo fedele a Dio e al bene deve necessariamente affrontare incomprensioni e qualche volta vere e proprie persecuzioni.

 
E’ per questo, ha proseguito, che quanti “intendono seguire Gesù e impegnarsi senza compromessi per la verità devono sapere che incontreranno opposizioni e diventeranno, loro malgrado, segno di divisione tra le persone, addirittura all’interno delle loro stesse famiglie”. Anche l’amore per i genitori, infatti, ha avvertito il Santo Padre, “è un comandamento sacro, ma per essere vissuto in modo autentico non può mai essere anteposto all’amore di Dio e di Cristo”.

 
In tal modo, sulle orme del Signore Gesù, i cristiani diventano “strumenti della sua pace”, secondo la celebre espressione di san Francesco d’Assisi. Non di una pace inconsistente e apparente, ma reale, perseguita con coraggio e tenacia nel quotidiano impegno di vincere il male con il bene e pagando di persona il prezzo che questo comporta.
 
Ha quindi invocato la materna intercessione della Vergine, Regina della Pace, che “ha condiviso fino al martirio dell’anima la lotta del suo Figlio Gesù e continua a condividerla sino alla fine dei tempi”. Maria, ha detto ancora, “ci aiuti ad essere sempre testimoni della pace di Cristo, mai scendendo a compromessi con il male”. Dopo la recita della preghiera mariana, Benedetto XVI ha rivolto un saluto particolare ai partecipanti al Meeting per l’amicizia tra i popoli di CL, incentrato sul tema “La verità è il destino per il quale siamo stati fatti”.

 
Assicuro la mia preghiera affinché, attraverso le molteplici iniziative in programma, il Meeting sia per molti occasione proficua di riflessione e di confronto, per realizzare la più profonda vocazione dell’uomo: essere cercatore della verità e perciò cercatore di Dio.
 
Il Papa ha, così, salutato i pellegrini provenienti dalla Polonia, ricordando che in questi giorni ricorre il 750.mo anniversario della morte di San Giacinto, figlio della terra di Slesia. “Insieme a tutta la Chiesa – ha detto – ringrazio Dio per la sua vita e per il suo apostolato”. In lingua italiana, ha salutato i tanti giovani salesiani e francescani presenti, invitando questi ultimi ad essere profeti di fraternità nel mondo di oggi, sulle orme di Francesco e Chiara d’Assisi.

 
Dunque, il Papa all’Angelus ha rivolto il suo pensiero al Perù, colpito dal terribile terremoto del 15 agosto. Una nuova scossa sismica di intensità pari a 5,5 gradi della scala Richter è stata avvertita, stamani, nella zona di Pisco, duramente provata dal disastro di cinque giorni fa. Intanto, il bilancio delle vittime continua a crescere: sono oltre 500 i morti, più di mille i feriti. Mons. Guido Breña Lopez, vescovo di Ica, tra le zone maggiormente colpite, descrive, al microfono di Silvia Gusmano, la situazione nelle zone terremotate:RealAudioMP3


R. – Non c’è acqua, non c’è luce qui ad Ica, Chincha e Pisco. I mercati non funzionano. Stiamo senza vestiti e con la sofferenza di tanti bambini. Pisco è la zona più povera e più sofferente. Qui mancano tanti sacerdoti perché la chiesa principale e la casa parrocchiale sono crollate e i sacerdoti si trovano, quindi, senza un tetto e senza poter assistere la gente. E’ veramente un deserto. Il governo sta facendo molto, ma gli aiuti non arrivano a tutte le zone della regione di Ica.

 
D. – Anche la Chiesa locale si è organizzata per soccorrere la popolazione. In che modo?

 
R. – Ieri, è arrivata la Caritas del Perù e altre persone per coordinarsi e poter arrivare alle zone più povere. Ci concentriamo su tre luoghi: Chincha, Pisco e Ica. Ora c’è un po’ più di tempo. I parroci hanno visitato le loro zone e hanno visto che sono cadute tutte le case e che la povertà è tremenda.

 
D. – Il ministro della Difesa ha annunciato l’invio di mille soldati nelle zone più colpite, per mantenere l’ordine pubblico. Sono molti gli episodi di sciacallaggio?

 
R. – Questa è una contraddizione, perchè il governo dice che la situazione è pacifica e che tutto è sotto controllo, ma in realtà abbiamo avuto anche ad Ica gruppi di criminali che volevano entrare nelle case, anche armati. C’è paura da parte della gente, soprattutto di notte, perché non c’è luce. La polizia, le forze dell’ordine sono ancora poche. Ho parlato con un parroco a Chincha e anche lì è la stessa cosa: cinquanta, sessanta persone vanno in giro a rubare e così via.

 
D. – I vescovi peruviani hanno rivolto un appello alla solidarietà per la popolazione colpita. Vuole rivolgere un ulteriore appello dai nostri microfoni?

 
R. – Abbiamo fiducia nel Signore, nella grazia del Signore, nel suo aiuto. Ho celebrato una Messa per tutti i defunti. Ringraziamo tante persone, le istituzioni del Perù e fuori del Perù, che hanno chiamato per manifestare la loro vicinanza. Speriamo che con la grazia del Signore e con la solidarietà di tutti possiamo fare uno sforzo per dare pane, acqua, aiuto medico a tutti.







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