“La Chiesa è con voi”: all’Angelus, la solidarietà del Papa alle popolazioni del Perù
colpite dal terremoto. Benedetto XVI esorta i cristiani ad essere fedeli a Dio, anche
a costo di incomprensioni e persecuzioni
Sulle orme del Signore Gesù, i cristiani diventino strumenti di una pace reale e non
apparente, rimanendo fedeli a Dio anche a costo di incomprensioni e persecuzioni:
è la viva esortazione di Benedetto XVI, all’Angelus domenicale a Castel Gandolfo.
Dopo la recita della preghiera mariana, il Papa ha dunque rivolto un accorato appello
in favore delle popolazioni del Perù colpite dal terremoto, annunciando la prossima
visita del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nelle zone martoriate
dal sisma. Un pensiero particolare, poi, il Papa lo ha riservato ai partecipanti al
Meeting di "Comunione e Liberazione", al via oggi a Rimini. Il servizio di
Alessandro Gisotti:
Il Perù
straziato dal terremoto è nel cuore di Benedetto XVI. Nel tradizionale appuntamento
dell’Angelus domenicale, il Santo Padre esprime la sua vicinanza spirituale alle popolazioni
colpite dal sisma, prega per quanti soffrono e assicura che, in questo momento di
prova, i peruviani non sono soli:
La Chiesa è
con voi, con tutta la sua solidarietà spirituale e materiale. Il mio Segretario di
Stato, cardinale Tarcisio Bertone, che da tempo aveva in programma una visita in Perù,
nei prossimi giorni recherà di persona la testimonianza dei miei sentimenti e l’aiuto
concreto della Santa Sede. Prima
dell’appello per il Perù, ribadito anche in lingua spagnola, il Papa si era soffermato
sul passo del Vangelo della domenica, laddove Cristo confida ai discepoli di essere
venuto a portare non la pace, ma la divisione. Sono parole queste, ha sottolineato
il Pontefice, che richiedono di essere ben comprese. A che cosa si riferisce dunque
Gesù quando dice di essere venuto a portare la divisione?
Questa
espressione di Cristo significa che la pace che Egli è venuto a portare non è sinonimo
di semplice assenza di conflitti. Al contrario, la pace di Gesù è frutto di una costante
lotta contro il male. Lo scontro che Gesù è deciso a sostenere non è contro uomini
o poteri umani, ma contro il nemico di Dio e dell’uomo, Satana. Chi vuole resistere
a questo nemico rimanendo fedele a Dio e al bene deve necessariamente affrontare incomprensioni
e qualche volta vere e proprie persecuzioni.
E’
per questo, ha proseguito, che quanti “intendono seguire Gesù e impegnarsi senza compromessi
per la verità devono sapere che incontreranno opposizioni e diventeranno, loro malgrado,
segno di divisione tra le persone, addirittura all’interno delle loro stesse famiglie”.
Anche l’amore per i genitori, infatti, ha avvertito il Santo Padre, “è un comandamento
sacro, ma per essere vissuto in modo autentico non può mai essere anteposto all’amore
di Dio e di Cristo”.
In tal modo, sulle orme del
Signore Gesù, i cristiani diventano “strumenti della sua pace”, secondo la celebre
espressione di san Francesco d’Assisi. Non di una pace inconsistente e apparente,
ma reale, perseguita con coraggio e tenacia nel quotidiano impegno di vincere il male
con il bene e pagando di persona il prezzo che questo comporta. Ha
quindi invocato la materna intercessione della Vergine, Regina della Pace, che “ha
condiviso fino al martirio dell’anima la lotta del suo Figlio Gesù e continua a condividerla
sino alla fine dei tempi”. Maria, ha detto ancora, “ci aiuti ad essere sempre testimoni
della pace di Cristo, mai scendendo a compromessi con il male”. Dopo la recita della
preghiera mariana, Benedetto XVI ha rivolto un saluto particolare ai partecipanti
al Meeting per l’amicizia tra i popoli di CL, incentrato sul tema “La verità è il
destino per il quale siamo stati fatti”.
Assicuro
la mia preghiera affinché, attraverso le molteplici iniziative in programma, il Meeting
sia per molti occasione proficua di riflessione e di confronto, per realizzare la
più profonda vocazione dell’uomo: essere cercatore della verità e perciò cercatore
di Dio. Il Papa ha, così, salutato i pellegrini provenienti
dalla Polonia, ricordando che in questi giorni ricorre il 750.mo anniversario della
morte di San Giacinto, figlio della terra di Slesia. “Insieme a tutta la Chiesa –
ha detto – ringrazio Dio per la sua vita e per il suo apostolato”. In lingua italiana,
ha salutato i tanti giovani salesiani e francescani presenti, invitando questi ultimi
ad essere profeti di fraternità nel mondo di oggi, sulle orme di Francesco e Chiara
d’Assisi.
Dunque, il Papa all’Angelus ha rivolto il
suo pensiero al Perù, colpito dal terribile terremoto del 15 agosto. Una nuova scossa
sismica di intensità pari a 5,5 gradi della scala Richter è stata avvertita, stamani,
nella zona di Pisco, duramente provata dal disastro di cinque giorni fa. Intanto,
il bilancio delle vittime continua a crescere: sono oltre 500 i morti, più di mille
i feriti. Mons. Guido Breña Lopez, vescovo di Ica, tra le zone maggiormente
colpite, descrive, al microfono di Silvia Gusmano, la situazione nelle zone
terremotate:
R. –
Non c’è acqua, non c’è luce qui ad Ica, Chincha e Pisco. I mercati non funzionano.
Stiamo senza vestiti e con la sofferenza di tanti bambini. Pisco è la zona più povera
e più sofferente. Qui mancano tanti sacerdoti perché la chiesa principale e la casa
parrocchiale sono crollate e i sacerdoti si trovano, quindi, senza un tetto e senza
poter assistere la gente. E’ veramente un deserto. Il governo sta facendo molto, ma
gli aiuti non arrivano a tutte le zone della regione di Ica.
D.
– Anche la Chiesa locale si è organizzata per soccorrere la popolazione. In che modo?
R.
– Ieri, è arrivata la Caritas del Perù e altre persone per coordinarsi e poter arrivare
alle zone più povere. Ci concentriamo su tre luoghi: Chincha, Pisco e Ica. Ora c’è
un po’ più di tempo. I parroci hanno visitato le loro zone e hanno visto che sono
cadute tutte le case e che la povertà è tremenda.
D.
– Il ministro della Difesa ha annunciato l’invio di mille soldati nelle zone più colpite,
per mantenere l’ordine pubblico. Sono molti gli episodi di sciacallaggio?
R.
– Questa è una contraddizione, perchè il governo dice che la situazione è pacifica
e che tutto è sotto controllo, ma in realtà abbiamo avuto anche ad Ica gruppi di criminali
che volevano entrare nelle case, anche armati. C’è paura da parte della gente, soprattutto
di notte, perché non c’è luce. La polizia, le forze dell’ordine sono ancora poche.
Ho parlato con un parroco a Chincha e anche lì è la stessa cosa: cinquanta, sessanta
persone vanno in giro a rubare e così via.
D. – I
vescovi peruviani hanno rivolto un appello alla solidarietà per la popolazione colpita.
Vuole rivolgere un ulteriore appello dai nostri microfoni?
R.
– Abbiamo fiducia nel Signore, nella grazia del Signore, nel suo aiuto. Ho celebrato
una Messa per tutti i defunti. Ringraziamo tante persone, le istituzioni del Perù
e fuori del Perù, che hanno chiamato per manifestare la loro vicinanza. Speriamo che
con la grazia del Signore e con la solidarietà di tutti possiamo fare uno sforzo per
dare pane, acqua, aiuto medico a tutti.