Nuovi sbarchi a Lampedusa. Con noi, la portavoce dell'ACNUR, Laura Boldrini
- Prosegue l’ondata di sbarchi sulle coste italiane. Dopo gli approdi di ieri, un
barcone con a bordo 249 clandestini, tra questi 18 donne e due neonati, è giunto in
queste ore nel porto di Lampedusa. Gli immigrati sono stati trasferiti nel centro
di prima accoglienza dell’isola siciliana. Ormai quotidianamente si parla degli arrivi
di clandestini, eppure nella relazione dei primi sette mesi del 2007 il Ministero
dell’interno ha messo in luce il calo degli sbarchi di immigrati sulle coste italiane,
passando dai 22 mila del 2005 ai circa ottomila di quest’anno. Francesca Sabatinelli
ne ha parlato con Laura Boldrini portavoce dell’ACNUR, l'Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i Rifugiati:
R. –
Sicuramente diminuiscono gli sbarchi e anche in maniera abbastanza consistente ma
questo non significa che siano meno pericolosi. Vale a dire che le persone che accettano
di mettersi sui gommoni o sulle carrette in vetroresina, forniti in molti casi dalla
Libia, accettano di fare questa traversata nonostante la precarietà dei mezzi perché,
di fatto, non hanno altra scelta.
D. – Come è cambiata
in questi anni la dinamica degli sbarchi, se è cambiata?
R.
– Negli ultimi due anni è sicuramente cambiata. La maggior parte delle persone che
arrivano utilizzano gommoni fatti artigianalmente e non più grossi barconi in legno,
come succedeva in passato. Di conseguenza è cambiata anche la cosiddetta figura dello
scafista. Adesso, sembra più frequente che siano tutti gli occupanti a turno a darsi
il timone. Va sottolineato che spesso queste persone non hanno alcuna esperienza di
mare o addirittura non l’hanno mai visto prima.
D.
– Per quanto riguarda l’intervento delle autorità costiere italiane, in che modo si
può configurare?
R. – L’Italia sicuramente, dal
punto di vista del salvataggio delle vite umane, nel Mediterraneo, ha un ruolo primario.
E’ anche importante la collaborazione dei pescatori delle navi commerciali per l’avvistamento
di imbarcazioni in difficoltà. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
insieme alla Guardia Costiera ha anche indetto un premio, “Il Premio per mare”, un
riconoscimento al coraggio di chi salva vite umane perché è importante che la vecchia
legge del mare di prestare soccorso a chi è in pericolo continui, nonostante tutto,
ad essere rispettata.