Con la Messa del cardinale Tarcisio Bertone, si è aperto a Rimini il Meeting di
"Comunione e Liberazione", incentrato sul tema della verità cristiana. Con noi, il
presidente della manifestazione, Emilia Guarnieri
Come sottolineato dal Papa, all’Angelus, si è aperta stamani a Rimini, la 28.ma edizione
del Meeting per l'Amicizia tra i Popoli, sul tema "La verità è il destino per il quale
siamo stati fatti", liberamente tratto da una citazione di don Luigi Giussani, fondatore
di Comunione e Liberazione. Da oggi a sabato 25 agosto, con 118 incontri, 12
mostre, 20 spettacoli e oltre 400 relatori, il Meeting offrirà un vasta panoramica
internazionale di esperienze e testimonianze legate al tema della ricerca e della
testimonianza della verità. Da Rimini, il servizio del nostro inviato, Luca Collodi:
"La sete
di verità costituisce, da sempre, un anelito profondo e una sfida impegnativa per
ogni essere umano". Con queste parole, pronunciate all'omelia della Messa inaugurale,
il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha aperto stamani la 28.ma
edizione del Meeting di Rimini. E' la prima volta che un segretario di Stato Vaticano
inaugura il Meeting di CL. "Nell'attuale contesto socioculturale", ha sottolineato
il cardinale Bertone, "non di rado la verità viene a perdere il suo valore universale
per diventare un riferimento "relativo": “Di fatto il termine
verità viene spesso equiparato a quello di opinione, e viene allora necessariamente
declinato al plurale: esistono tante verità, cioè tante opinioni tra loro spesso
divergenti. Talora si ha come l'impressione che, nel clima di relativismo e di scetticismo
che pervade la nostra civiltà, si giunga sino a proclamare una radicale sfiducia nella
possibilità di conoscere la verità”. "In realtà", ha affermato
il porporato, "proprio la difesa della pace, dell'amore, della verità e del bene sono
all'origine di una lotta senza quartiere tra l'Onnipotente e Satana", il cui obbiettivo
è "distruggere l'opera di Dio e distogliere l'uomo dalla sua amicizia": “Il
risultato però è l'insuccesso e la rovina, l'infelicità e la morte. Gesù è venuto
a smascherare la subdola ed abile strategia diabolica. Il fuoco che Egli è venuto
a portare sulla terra è quello, in verità, della divisione dal demonio; il fuoco della
verità che illumina il vero volto di Satana come padre della menzogna; il fuoco che
fa distinguere con chiarezza il bene dal male, la verità dall'errore. Un fuoco, quindi,
di "santa" discordia e che obbliga ciascuno di noi a prendere posizione, a decidere
chiaramente se stare con Dio, o contro di Lui”. Il cardinale
Bertone ha affidato al Meeting il compito di "aiutare la società di oggi a comprendere
come "la verità sia il destino per il quale siamo stati fatti". La Santa Messa è stata
celebrata nel rinnovato Auditorium della Fiera di Rimini davanti a numerosi ospiti
ed oltre 3200 volontari, giovani ed adulti di "Comunione e Liberazione" che lavoreranno
per una settimana gratuitamente, provenienti da vari Paesi nel mondo. Al termine della
celebrazione, tutti hanno seguito sui maxischermi l'Angelus del Papa da Castel Gandolfo,
sottolineando con un lungo applauso il saluto di Benedetto XVI. Il Meeting si apre
con la triste notizia della morte, stanotte a Forlì, di un grande amico di Cl, il
cantautore cattolico Claudio Chieffo. L'edizione 2006 lo aveva visto per l'ultima
volta sul palco di Rimini. "Chieffo – ha detto Emilia Guarnieri, presidente del Meeting,
attraverso le sue canzoni ha comunicato la verità, quella verità che ora lo abbraccia".
(Da Rimini, Luca Collodi, Radio Vaticana)
E sullo spirito che anima, fin
dalle origini, l’evento riminese di Comunione e Liberazione, il nostro inviato
Luca Collodi ha intervistato proprio Emilia Guarnieri, presidente dell’Associazione
“Meeting per l’amicizia fra i popoli”:
R. –
Il Meeting nasce proprio da un impeto di tipo missionario ed ecumenico in questa dimensione
della universalità, dell’abbraccio a tutto e a tutti, dell’incontro con tutto e con
tutti. Direi che è proprio nel Dna della nostra storia e della nostra esperienza.
Poi, la ricchezza di rapporti che in questi anni siamo riusciti a costruire, la benevolenza
di tutti gli amici e le persone che partecipano, immette sempre di più il Meeting
dentro questo respiro di universalità.
D. – Benedetto
XVI più volte ha sottolineato l’importanza di educare alle virtù individuali. Questa
è una buona occasione per il Meeting di pensare alla fede come dimensione pubblica...
R.
– Credo che le due cose non siano separate. Perchè la testimonianza cristiana possa
esprimersi anche come virtù pubblica occorre che ci sia uno spessore alto e personale
dell’esperienza della fede. C’è stato sempre insegnato che, se la fede non si gioca
e non si rischia nella realtà, se la fede non diventa cultura, si isterilisce, non
regge alle sfide pesanti culturali ed etiche che i tempi di oggi ci propongono.
D.
– Quanto è importante oggi la responsabilità dei laici cristiani nella vita della
Chiesa?
R. – Io credo proprio tanto, ma credo che
qui ci sia da cogliere un aspetto che il Magistero di Benedetto XVI, e anche del Suo
Predecessore, ci hanno sempre insegnato: la responsabilità dei laici non è tanto un
problema di tipo ideologico. La responsabilità dei laici cristiani credo sia proprio
nel portare una testimonianza di esperienza umana e di esperienze umane – perché poi
l’esperienza umana costruisce anche luoghi – che siano proprio il segno di una possibilità
diversa di costruire. Credo che il mondo abbia bisogno non delle ideologie o delle
idee cristiane, il mondo ha bisogno dei cristiani. Ha bisogno cioè di gente che veramente
sia capace di spendersi per un ideale, che abbia voglia di lavorare per gli altri,
che creda che la vita possa essere positiva, che ci possa essere un futuro buono,
che la verità sia il destino per il quale siamo stati fatti. Io credo che il compito
grave sia veramente questo. Molte volte, anche quando si parla per esempio delle radici
cristiane dell’Europa, è come se fosse una sorta di dibattito di tipo ideologico,
quasi che l’affermazione delle radici cristiane fosse viceversa il disconoscimento
di altro. Il problema è che le radici cristiane sono un temperamento umano, sono un
popolo, sono una storia, sono della gente che ha costruito! Questo credo che sia il
contributo che i cristiani devono portare. Peraltro, la consegna che ci lasciò Giovanni
Paolo nell’82 quando venne al Meeting fu proprio quella di costruire la civiltà della
verità e dell’amore.