Il Papa riceve il cardinale Schönborn. L'arcivescovo di Vienna invita i cattolici
austriaci a uscire dalle parrocchie per testimoniare la fede tra i lontani
Il Papa ha ricevuto oggi nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo il cardinale
Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, accompagnato da mons. Egon Kapellari,
vescovo di Graz-Seckau. L’incontro avviene a circa tre settimane dal viaggio pastorale
di Benedetto XVI in Austria che si svolgerà dal 7 al 9 settembre sul motto: “‘Guardare
Cristo’ … e mi sarete testimoni”. Su questa visita, che si inserisce nella cornice
dell’850° Anniversario della Fondazione del Santuario di Mariazell, Luis Badilla
ha intervistato lo stesso cardinale Schönborn:
R. -
Alla vigilia del pellegrinaggio del Papa a Vienna e a Mariazell, la Chiesa austriaca
appare molto dinamica, molto viva. Si parla di un risveglio dopo i momenti difficili
degli anni passati…
D. - Sono contento di sentirle
dire che c’è un grande risveglio. Non tutti lo vedono così perché ci sono anche segni
di stanchezza, e questo non tanto nella Chiesa quanto nella società. Registriamo una
sorta di mancanza di «vento», per dirla con il linguaggio del mare. Però è vera una
cosa: dopo anni molto difficili assistiamo ad una presa di coscienza, ad un senso
del coraggio più esplicito da parte dei cristiani austriaci, che sentono sempre di
più come questa nostra società abbia bisogno del Vangelo, della fede, della preghiera
… Ma, a onor del vero, devo dire anche che non so se, di fronte a questa sfida, siamo
all’altezza di quanto il Signore ci chiede. Lui ci chiede di andare avanti, di uscire
fuori dalle nostre comunità per dare testimonianza del Vangelo. Non siamo ancora abbastanza
e sufficientemente missionari ...
R. - Quali sono
in questo momento le priorità pastorali per la Chiesa e per i vescovi in Austria?
D.
- All’interno della Chiesa – prima di tutto – c’è la realtà della grande rete delle
comunità parrocchiali, che hanno una grande vitalità ma anche tutti i problemi che
derivano dalla mancanza di preti e di giovani. Si tratta dunque d’incoraggiare l’intera
rete delle parrocchie di tutta l’Austria, e questo è uno degli scopi principali del
viaggio del Santo Padre: infatti, a Mariazell sono stati invitati, con priorità, i
rappresentanti dei Consigli pastorali delle parrocchie. Per loro, il Santo Padre avrà
esplicite parole di incoraggiamento. Un’altra sfida, questa volta ad extra, quindi
fuori dalle comunità parrocchiali, è – senza alcun dubbio – la missionarietà: la disponibilità
ad aprirsi ad altri, alla maggioranza della società, cioè alla maggioranza dei nostri
cittadini che molto spesso sono persone lontane dalla fede e dalla Chiesa. Ripeto:
la grande sfida oggi è la missionarietà. Lo abbiamo sperimentato nella nostra bella
esperienza della «Grande Missione» della città di Vienna, dalla quale sono uscite
varie iniziative missionarie che sono tuttora in corso. Anche in questo ambito ci
aspettiamo molto dall’incoraggiamento del Santo Padre … “Andate e rendete testimonianza
della vostra fede!” ...
D. - La Chiesa austriaca
ha un altro impegno prioritario, e cioè la Dottrina sociale della Chiesa. Quali le
considerazioni della Chiesa austriaca sulla attuale realtà e sulle dinamiche sociali
del Paese?
R. - Anzitutto va detto che la società
austriaca vive in questo periodo un benessere abbastanza unico, forse inedito nella
sua storia. Il clima sociale inoltre è abbastanza sereno. Per esempio, non ci sono
più i grandi scioperi del passato. La disoccupazione c’è ma è molto più bassa che
in altri Paesi. Dobbiamo ringraziare Dio per questa situazione molto favorevole. Dall’altra
parte, però, ci sono alcune situazioni preoccupanti. La prima è il costante e considerevole
aumento del divario fra ricchi e poveri. Il numero di persone che vivono al limite
più basso del benessere, o sulla soglia della povertà, è in continuo crescendo. Questo
fenomeno è conseguenza della globalizzazione che, ovviamente, di per sé non è negativa
in tutti i suoi aspetti – certamente no! – ma causa questa situazione che ci preoccupa
tanto. L’altro punto, last but not least, riguarda l’accoglienza della vita. Questa
grande ferita esiste in molti Paesi europei, ma soprattutto da noi, in Austria. Il
“sì” alla vita, sia al suo inizio sia alla sua fine naturale, è sempre più spesso
messo in discussione. Dunque per noi una preoccupazione molto grande. La Chiesa in
questo ambito è molto attiva, sia per dare aiuto alle donne in difficoltà nell’accogliere
il proprio bimbo sia per favorire l’alternativa all’eutanasia. Parlo, in concreto,
della rete di case nelle quale si procura di dar l’accompagnamento necessario, umano
e cristiano, ai moribondi. Tutte queste iniziative sono da noi molto legate alla Chiesa
e producono un effetto positivo sulla società.
D.
- Eminenza, quali sono le attese degli austriaci e dei cattolici? Cosa vi aspettate
dal Papa?
R. - Anzitutto, l’incoraggiamento e la
fortificazione nella fede, perché questo è stato da sempre il compito di Pietro: fortifica
i tuoi fratelli… Credo che, come lui stesso ha detto all’inizio del suo pontificato,
Benedetto XVI verrà tra noi per “mostrare la bellezza della fede”; per mostrare quanto
sia bello seguire Cristo. Noi aspettiamo con gioia questo incoraggiamento!