Il Commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa XX Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui
Gesù dice ai suoi discepoli di essere venuto “a portare il fuoco sulla terra”, non
la pace, ma la divisione: il punto di riferimento sarà il battesimo che deve ricevere.
Quindi rimprovera le folle, che sanno prevedere il tempo meteorologico ma non il tempo
di Dio:
“Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo
tempo non sapete giudicarlo?”
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il
commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia
Università Lateranense:
L’Antico
Testamento, il primo Patto, si chiude proprio con la profezia dell’avvento del giorno
del Signore, rovente come una fornace. Troviamo scritto nel profeta Malachia: “Ecco,
io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel
suo tempio il Signore che voi cercate, l’angelo dell’Alleanza che voi sospirate. Ecco,
viene, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta?
Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva
dei lavandai”. “Ecco, sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti
i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia, quel giorno
venendo li incendierà, dice il Signore degli eserciti, in modo da non lasciare loro
né radice né germoglio. Per voi, invece, cultori del mio nome, sorgerà il nome di
giustizia con raggi benefici”. A queste premonizioni profetiche si riferisce Gesù
quando dice: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra”. La presenza del Signore
unisce e separa, come il sole profetizzato da Malachia: per alcuni è un incendio,
per altri raggio benefico. Il giorno del Signore non è solo quello del suo primo avvento
ma anche quello del suo avvento definitivo, alla fine dei tempi. Questa fine è già
in atto e coloro che seguono il Signore già da ora, ogni giorno, vivono nel fuoco
della nuova unità e assistono alla straziante separazione. I discepoli del resto non
sono da più del maestro.