La Chiesa risponde all’appello del Papa per portare soccorso alle popolazioni peruviane
colpite dal terremoto. Oltre 500 i morti, migliaia i senzatetto. La testimonianza
del nunzio apostolico a Lima, mons. Rino Passigato
Dopo l’appello del Papa, la Chiesa del Perù e la Caritas del Paese andino sostenuta
dalle Caritas di tutto il mondo stanno intensificando gli sforzi per portare soccorso
alle popolazioni colpite dal terremoto, che due giorni fa ha devastato la zona costiera
meridionale peruviana. L’ultimo bilancio, purtroppo destinato ad aggravarsi, parla
di 510 morti e almeno 1.150 feriti, secondo il vice-comandante del Corpo dei vigili
del fuoco del Perù, Roberto Ognio. Intanto, la Conferenza episcopale peruviana esprime,
attraverso un comunicato della presidenza, cordoglio e solidarietà ai famigliari delle
vittime. Il servizio di Alessandro Gisotti:
In questa
ora di dolore, si legge in una nota, i vescovi peruviani sono vicini a tutte le persone
provate da tale tragedia, che ha provocato centinaia di morti. “Questo terremoto –
scrivono i presuli – deve essere motivo speciale di preghiera rivolta a Dio per tutte
le famiglie che stanno soffrendo”. E ancora, sottolineano che la “solidarietà umana
e cristiana deve spingerci a stare vicini” a quanti sono stati colpiti da questo terremoto.
Per il Perù, si legge ancora, questo è un momento di prova, ma anche “di speranza,
unità e amore”. La Chiesa peruviana lancia, quindi, un’azione urgente di solidarietà,
attraverso l’impegno fattivo della Caritas e l’apertura di un conto corrente per l’emergenza.
Viene, inoltre, annunciato che domenica prossima e domenica 26 agosto, in tutte le
parrocchie peruviane, si terrà una colletta per le vittime del sisma. Riecheggiando
il messaggio del Santo Padre, i vescovi del Perù chiedono alle istituzioni di prestare
soccorso in modo generoso a quanti soffrono. Sul terreno, intanto, la situazione permane
drammatica, mentre si tenta un primo bilancio degli ingenti danni alle infrastrutture.
L'Istituto nazionale di Difesa civile ha reso noto che sono circa 17 mila le case
distrutte e dunque sono decine di migliaia i senzatetto, in particolare ad Ica, la
provincia maggiormente colpita dal sisma. Per quanto riguarda gli altri danni materiali,
è stata segnalata la distruzione di nove strade statali, otto ospedali, quattro chiese,
due scuole e due hotel. Il governo peruviano ha disposto tre giorni di lutto nazionale.
Dal canto suo, il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, ha espresso il proprio
cordoglio ai familiari delle vittime.
Dunque, la Chiesa manifesta in
queste ore tutta la sua vicinanza, spirituale e materiale, alla popolazione sofferente
del Perù. Ecco la testimonianza dell’arcivescovo Rino Passigato, nunzio apostolico
a Lima, raggiunto telefonicamente nella capitale peruviana da Alessandro Gisotti:
R. –
Posso dire che la Chiesa è stata presente fin dai primissimi momenti in cui si è scatenata
questa catastrofe, mercoledì sera. Molti cristiani si trovavano in chiesa. Alcuni,
i primi di cui si è avuta notizia nella tragedia, si trovavano in chiesa. Due chiese
importanti sono cadute, sono crollate, e ci sono state le prime vittime sotto il Santuario
del Señor de Luren, nella diocesi di Ica, dove sono morte 20 persone e 200 sono rimaste
ferite. Nella parrocchia di Pisco, quella più colpita, sono morte 30 persone.
D.
– Come sta reagendo la popolazione a questa tragedia?
R.
– Non c’è stata disperazione, c’è stato molto dolore e la vicinanza dei sacerdoti,
dei vescovi, delle comunità religiose è stata grandissima. Si fa tutto ciò che si
può. Caritas è attiva con tutte le sue organizzazioni parrocchiali e si stanno mandando
gli aiuti di primo soccorso: molte coperte, perché in Perù adesso è inverno e quindi
la notte è fredda. Si stanno organizzando ospedali di campo, acqua, medicine e soprattutto
il personale si sta muovendo, per dare quel conforto cristiano, quella solidarietà
che è tanto importante.
D. – Come è stato accolto
il messaggio di vicinanza del Papa?
R. – Sono ancora
interrotte le comunicazioni telefoniche con le zone più colpite. Dunque, lo stesso
messaggio del Papa è arrivato attraverso la radio. La realtà di un terremoto è una
realtà che ci fa vedere la fragilità umana. E’ stato tremendo: in un primo momento
si pensava che nonostante la forza, l’intensità, che ha quasi toccato gli 8 gradi
della scala Richter, i morti fossero di meno, perché non arrivavano notizie di perdite,
ma le notizie non arrivavano immediatamente perché si sono subito interrotte le comunicazioni
telefoniche. E’ stato necessaria tutta la notte, tra mercoledì e giovedì, per poter
sapere da chi si era recato sul posto quante erano le vittime.
D.
– La macchina della solidarietà si muove in mezzo a mille difficoltà...
R.
– In questo momento è scattata una molla di solidarietà da parte della Chiesa, da
parte della società civile, da parte delle autorità governative e ho visto nella televisione
nazionale anche altre catene televisive che danno in continuazione immagini, testimonianze
di famiglie che hanno perso i loro cari, i bambini. Persone che si raccomandano al
Signore: “Non possiamo fare nulla, il nostro bambino è stato portato in cielo. E’
un angelo per noi”. Purtroppo quelli più colpiti sono sempre i più poveri. Il Perù
deve rivivere, deve rimettersi in piedi e questa è la volontà non soltanto delle autorità,
ma anche nostra.
D. – Vuole rivolgere un appello
dai microfoni della Radio Vaticana?
R. – Faccio un
appello ai cattolici che ci stanno ascoltando, perchè mettano in opera quella che
è la cosa più caratteristica, il distintivo del cristiano: la solidarietà, la carità,
la sensibilità. Faccio appello, perchè condividano questo momento con queste nostre
popolazioni provate anche attraverso un gesto di fraternità concreto.
Come
sottolineato, tra le prime organizzazioni umanitarie a muoversi per i terremotati
del Perù c’è la Caritas italiana, costantemente in contatto con la Caritas e la Chiesa
peruviana. Al microfono di Alessandro Gisotti, il responsabile Area Internazionale
di Caritas Italia, Paolo Beccegato, si sofferma sulle ultime notizie dalle
zone colpite dal sisma:
R. –
I contatti che abbiamo avuto anche questa mattina con la Caritas del posto ci dicono
che le zone più colpite sono ancora del tutto senza corrente e senza acqua potabile.
E’ necessario, allora, ripristinare i servizi minimi, le infrastrutture minime che
permettano poi anche di distribuire i beni che la Caritas e le altre organizzazioni
mettono a disposizione.
D. – Quali sono le difficoltà
maggiori? Come si sta muovendo la Caritas nelle zone colpite?
R.
– Il primo bisogno che sorge, escluso quello di pronto soccorso, è quello dell’ospitalità
delle persone che hanno perso la casa o hanno avuto gravi danni alle proprie abitazioni;
per cui bisogna rilocare migliaia di persone e trovare loro praticamente tutto: dal
cibo ai viveri agli indumenti... Quindi, c’è un bisogno iniziale che è molto forte,
vuol dire anche un bisogno sanitario per le persone che hanno subito dei traumi, non
solo da un punto di vista fisico ma anche psicologico, oppure che stanno ancora cercando
i propri cari, cercando di capire se sono vivi o no. E’ una fase ancora confusa dove
però ci sono immensi bisogni e dove la rete Caritas sul posto, con la sua rete di
parrocchie e di Caritas locali, cerca di dare il massimo contributo alle autorità
del posto.
D. – Il terremoto ha colpito un Paese
che ancora lotta con difficoltà contro la povertà; dunque, non basterà far fronte
solo all’emergenza, ma pensare anche alla ricostruzione, allo sviluppo ...
R.
– Certamente! Siamo anche in una zona di grandi disuguaglianze sociali, per cui queste
emergenze nella loro tragica essenza diventano anche uno specchio di quella che è
la realtà precedente e che possono diventare per il futuro un momento di una ricostruzione
più equa delle abitazioni, delle prospettive di lavoro e di sviluppo. Speriamo che
non si perpetui quella che era la situazione precedente, di grandi disuguaglianze. Raccogliendo
anche l’appello del nunzio a Lima, vi informiamo che per sostenere gli interventi
in corso in favore dei terremotati del Perù, si possono inviare offerte a Caritas
Italiana, tramite il conto corrente postaleN. 347013 (causale “TERREMOTO PERU’
2007”)