Da domani a Rimini la mostra sull'antica Basilica di Santa Sofia a Istanbul
Domani a Rimini, in occasione dell’apertura del Meeting per l’Amicizia fra i Popoli
promosso da Comunione e Liberazione, viene inaugurata a Castel Sismondo una mostra
sull’antica Basilica imperiale di Costantinopoli, Santa Sofìa. Resterà aperta fino
all’11 novembre. Ce ne parla Sergio Centofanti.
“Lo spazio
della Sapienza. Santa Sofia a Istanbul” questo il titolo della mostra che vuole essere
un omaggio alla Basilica imperiale di Costantinopoli, eretta da Giustiniano nel VI
secolo su una chiesa fatta costruire da Costantino duecento anni prima e già dedicata
alla Divina Sapienza. La Basilica è stata trasformata in moschea nel 1453 con l’occupazione
ottomana ed è infine diventata museo statale nel 1934 con l’avvento della Turchia
laica. La mostra, che richiama la storica visita di Benedetto XVI a Santa Sofia nel
novembre scorso, accompagna il visitatore alla scoperta dello splendore della Basilica
e dei suoi mosaici, attraverso uno speciale percorso storico-didattico impostato sull’interazione
di immagini, luci e suoni; dopo la conquista ottomana è rimasto ben poco degli antichi
mosaici cristiani: sotto la coltre di uno spesso intonaco è riemerso dal buio dei
secoli il volto del Cristo Benedicente, che mantiene intatta tutta la sua bellezza
e il suo splendore. Così è avvenuto per l'immagine della Vergine con il Bambino che,
nella penombra della chiesa, appare nell'abside come una luce improvvisa nel cielo
d'oro del mosaico. A corredo del percorso sono esposti preziosi oggetti liturgici
di fattura costantinopolitana, provenienti dai Musei Vaticani, dal Tesoro di San Marco
a Venezia e da altri enti museali. Ma perché una mostra su Santa Sofia? Marta
Vertse lo ha chiesto a Marina Ricci, vaticanista del
TG5 e una delle curatrici dell’evento:
R. – La scelta
è nata dal viaggio che è stato fatto con il Papa a novembre. In quell’occasione, Benedetto
XVI riuscì a visitare anche se brevemente quello che oggi è un museo, la Basilica
imperiale dei tempi di Giustiniano ed eretta da Costantino. E’ uno spazio splendido,
meraviglioso, ed è uno spazio purtroppo sconosciuto al grande pubblico. E’ talmente
bella, è talmente piena di storia, è talmente piena di attualità, per quello che riguarda
il nostro tempo, che l’idea che mi è venuta è che valeva la pena di farla conoscere
di nuovo.
D. – Quale messaggio può venire dalla
complessa storia di questa antica Basiica bizantina?
R.
– Io credo che ci sia, intanto, un problema di base: per poter dialogare bisogna conoscersi.
Ma conoscersi non significa semplicemente incontrarsi: significa tentare di capire,
di conoscere la propria storia: i popoli, le persone non vengono dal nulla, hanno
alle spalle un padre e una madre, hanno alle spalle generazioni intere, secoli di
cultura, anche di guerre, di violenze e di odio ma anche di cose splendide e meravigliose.
Conoscersi, come prima cosa, significa sapere qualcosa della propria storia e della
storia degli altri. E in questo senso io spero che la mostra sia un po’ un contributo
a questo.
D. – E in questa splendida Basilica, i
mosaici hanno conservato, tra l'altro, la memoria dell’Imperatore Giovanni Comneno
e della sua sposa, Sant’Irene d’Ungheria. Questi personaggi, possono essere considerati
simboli dell’unità del nostro continente? Nel senso che è la religione che collega
i due polmoni d’Europa, immagine così cara a Giovanni Paolo II?
R.
– Io credo proprio di sì! E’ uno dei motivi per cui siamo andati a fotografare queste
immagini: per dare la possibilità a tutti di poterle anche rivedere. La religione,
che in questi ultimi anni è stata spesso accusata di essere fonte di odio e di violenza,
in realtà è stata fonte di grande cultura e di grande civiltà soprattutto nel continente
europeo, ma anche dall’altra parte del Bosforo. Le religioni sono grandi fonti di
cultura, di civiltà e di amicizia.