2007-08-16 14:45:33

Mons. Bregantini alle famiglie coinvolte nella strage di Duisburg: lavate le offese nelle lacrime, non nel sangue


Indagini a tutto campo, in Italia e in Germania, all’indomani della strage di Duisburg. Sei le vittime, tutti italiani, tutti legati alla faida di San Luca, in Calabria, dove dal ’91 si sfidano due famiglie rivali della ‘ndrangheta. A Reggio Calabria, stamani, duplice vertice delle forze di sicurezza sia in questura che in procura. Secondo il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, la ‘ndrangheta ha ormai ottenuto un grande potere economico che sfugge alle maglie della giustizia. Il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione, sottolinea inoltre la necessità di adeguare la normativa, rendendo certa la pena per i colpevoli e accelerando i processi di confisca dei beni mafiosi. Ma a che punto sono le indagini? Isabella Piro lo ha chiesto ad Antonino Pugliesi, questore di Reggio Calabria:RealAudioMP3


R. – Abbiamo inviato in Germania immediatamente personale della questura di Reggio Calabria, altamente specializzato, il quale conosce perfettamente queste vicende. Stiamo collaborando con le autorità tedesche e, peraltro, è una collaborazione che già da tempo avviene. Abbiamo stabilito delle linee sia per l’investigazione, naturalmente, che per il controllo del territorio, che sarà particolarmente accurato nella realtà di San Luca.

 
D. – Con questo omicidio all’estero possiamo dire che la ‘ndrangheta ha fatto un salto di qualità?

 
R. – E’ il primo caso che abbiamo, in cui si è compiuto un fatto così eclatante all’estero. Senz’altro è un episodio particolare. Poi se sia un salto di qualità non glielo so dire, nel senso che può essere dettato dalle circostanze. Comunque, è un episodio nuovo.

 
D. – Secondo alcuni analisti, ci sarebbe la volontà di spettacolarizzare l’omicidio, rendendolo noto a livello internazionale e danneggiando così anche il giro di affari all’estero della famiglia rivale. E’ d’accordo?

 
R. – Questo non direi. Le logiche di questi fatti sono sempre collegate a situazioni abbastanza precise e pregresse. Certo, in primis sono gli interessi, l’affare economico che conta, sempre legato a vicende già peraltro accadute e purtroppo note.

 
D. – Si può parlare di una strage annunciata?

 
R. – Ahimè sì, nel senso che si ripetono fatti del genere. Noi cerchiamo naturalmente di interromperli e speriamo di poterlo fare con la massima decisione, affinché in qualche modo cessi questa vicenda.

 
D. – Ma ora c’è il rischio di un riaccendersi della faida di San Luca?

 
R. – L’attività di controllo naturalmente è massima e speriamo di evitare altre stragi con tutti i mezzi.

 

 
“Questo è il momento della preghiera, non lasciateci soli affinché la logica della morte e della vendetta non prevalga sul quella del cuore e del perdono”: così mons. Giancarlo Maria Bregantini, vescovo della diocesi di Locri-Gerace, commenta la strage di Duisburg. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato.RealAudioMP3

 
R. – E’ soprattutto la condizione del dolore, le lacrime versate insieme nella speranza e nella preghiera che, in questo momento, noi possiamo esprimere.

 
D. – Lei ha parlato più volte di necessità di risveglio delle coscienze, perchè non ci si abitui al male. Oggi questo appello sembra quanto mai necessario ...

 
R. – Certe guerre sono finite di fronte ad una strage orrenda che ha aperto gli occhi a tutti. Noi vorremmo e preghiamo che questa strage apra gli occhi alle famiglie, anzitutto, coinvolte nella faida, per capire in quale baratro stanno precipitando. Noi vorremmo che di fronte a questo si possa dire: “Signore, ma dove stiamo andando? Aprici gli occhi. Facci capire che cosa terribile è l’odio, che distrugge tutto e tutti”.

 
D. – Lei è da sempre impegnato come pastore della comunità contro le mafie, la ‘ndrangheta, sostenendo la necessità di attivare forme di reazione ...

 
R. – Non è facile stavolta individuare le forme di reazione. Ne abbiamo individuate tre o quattro, a vari livelli. La prima è che ciascuno apra gli occhi, perché l’odio produce morte. Secondo, le realtà personali di offesa bisogna lavarle nelle lacrime, non nel sangue, e subito, perchè la faida non è altro che un sentimento non risolto che diventa esplosivo. Quindi, un appello alla pacificazione dei cuori, fin dall’inizio, una logica di non violenza e di perdono.

 
D. – Quanto è necessario, mons. Bregantini, un raccordo con gli altri vescovi, una presenza forte della Chiesa?

 
R. – Occorre che tutte le Chiese della Calabria stiano vicine. Non è in gioco la Locride, ma la Calabria. Quindi, un appello ai vescovi delle altre diocesi vicine, un appello alle religiose e ai religiosi a rinforzare le presenze e non a lasciare questa terra.

 
D. – Ma in questo contesto qual è il compito delle istituzioni?

 
R. – Che la magistratura e le forze dell’ordine siano ancora più efficaci, non aspettino nell’attività repressiva. Infine, a livello politico, questa Calabria ha bisogno di qualcosa di suo, di specifico, di diretto.

 
D. – Quindi, si può dire che il suo appello sia: “Non lasciateci soli” ...

 
R. – Ecco, questo sì, la certezza di non lasciarci soli. Non si può reggere un peso così grande, delegando un prete ed un vescovo e neanche un sindaco o un paese. E’ un peso troppo grande, rischia di schiacciarci. Di fronte a questo macigno che ci è piombato addosso, è necessario che il macigno vada spostato da tante, tante mani insieme e contemporaneamente il baratro della vendetta sia illuminato nella sua tragicità in maniera così chiara da rendere evidente che non ci sono altre strade se non la pacificazione, il dialogo e il perdono.







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