Si profila un'altra seduta di Borsa difficile a New York, sulla base dell’andamento
dei contratti standard a termine in Europa. Ad andar male, oggi, sono in particolare
i prodotti finanziari. Nelle ultime ore, anche le borse asiatiche hanno chiuso in
forte ribasso e gli effetti si sono fatti sentire sulle borse europee, che hanno aperto
con forti perdite. La crisi finanziaria si è aperta ormai da diverse settimane in
seguito alla crisi dei mutui americani e a nulla sono valse le forti iniezioni di
liquidità da parte delle diverse Banche centrali. Sulle ragioni della crisi, il commento
di Ugo Bertone, direttore di "Finanza e Mercati". L’intervista è di Stefano Leszczynski.
R. – All’origine
di un castello di carte c’è una montagna di prestiti dubbi, che di qui a qualche mese,
molto probabilmente, daranno luogo a delle insolvenze. Questo si trasmette come un
circolo vizioso un po’ a tutte le "cattedrali" della grande finanza: da Morgan Stanley,
a Goldman Sacks e via dicendo.
D. – Non si può ricondurre la responsabilità
di questo eccesso di credito al fatto che i tassi di interesse così bassi inevitabilmente
avrebbero portato ad una richiesta di prestiti da parte dei privati?
R. – Infatti,
un livello basso del credito, come viene invocato spesso dai politici, ha come conseguenza
l’innalzamento pauroso dell’azzardo finanziario e la caduta di quella naturale difesa,
di quella naturale cautela di fronte al rischio, che può portare a dei grossi drammi.
D.
– Quelli sulle borse europee sono soltanto effetti derivati dal colpo subito dalla
borsa americana o c’è qualcosa che non va anche in Europa?
R. – L’Europa è
sicuramente più sana. Però, in questo momento, siamo prodotti americani di fronte
ad un’economia davvero globale. Le grandi banche europee sono fortemente esposte sui
prodotti americani. Io direi che in Europa non esiste una crisi dei mutui, nel senso
che i mutui europei sono estremamente più solidi, più affidabili ed anche un poco
più antiquati. I prodotti del risparmio, però, o l’impegno delle grandi banche d’affari
sono sicuramente molto, molto coinvolti dal mercato americano.