Loreto pronta all'accoglienza di migliaia di giovani in occasione della visita del
Papa l'1 e 2 settembre
Loreto è pronta ad ospitare migliaia di ragazzi provenienti da tutta Italia e delegazioni
di giovani di diversi Paesi europei in occasione di “Loreto 2007”, il primo dei tre
grandi appuntamenti del percorso triennale dell’Agorà dei Giovani italiani, iniziativa
pastorale promossa dalla Chiesa Cattolica italiana. Benedetto XVI parteciperà a questa
grande festa della gioia e della fede, che si terrà il primo ed il due settembre,
ed incontrerà i giovani nella piana di Montorso. Il tema scelto per questo appuntamento,
dedicato all’ascolto del mondo giovanile, è “Come io vi ho amato”. Il secondo anno
dell’Agorà dei Giovani, incentrato sul tema “Mi sarete testimoni” e dedicato alla
dimensione interpersonale dell’evangelizzazione, culminerà con la Giornata Mondiale
della Gioventù del 2008 che si terrà a Sydney, in Australia, dal 15 al 20 luglio.
Il percorso si concluderà nel 2009, anno dedicato alla dimensione culturale e sociale
dell’evangelizzazione che ha per tema “Fino ai confini della terra”. Su questo ricco
cammino triennale, ascoltiamo, al microfono di Luis Badilla, il direttore dell’ufficio
per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana, don Domenico
Pompili.
R. –
Credo che l’idea di un triennio sia legata alla necessità di dare, anche da un punto
di vista progettuale, continuità al lavoro con i giovani. In tempi recenti c’è stato,
anche all’interno della Chiesa, un dibattito intorno alla necessità di individuare
una strategia che fosse per lo più legata ai grandi eventi oppure a quello che era
la dinamica dell’educazione quotidiana. Talvolta si è creata una sorta di contrapposizione
tra coloro che si facevano sostenitori dei «grandi eventi» e quelli invece che sostengono,
al contrario, che si tratta piuttosto di dover continuare nella «quotidianità» di
educare i giovani. Io credo che i giovani abbiano bisogno, ovviamente, di essere
accompagnati con continuità ma i giovani non disdegnano neanche momenti che siano
di grande appeal comunitario, per cui l’intuizione di Papa Giovanni Paolo II della
Giornata mondiale della gioventù (GMG), ovvero di un momento di grande convocazione
- al di là di ogni differenza anche culturale o nazionale – conserva ancora oggi tutta
la sua capacità profetica. Il problema semmai è quello di integrare queste due prospettive
e mi pare che il Cammino triennale integri sia la necessità di un grande evento, ma
all’interno di un percorso che però offre una compagnia che sia capace di essere continua,
non episodica. Per uscire dall’episodico è necessaria questa, diciamo, dimensione
più prolungata nel tempo. E, tuttavia, la dimensione triennale ha tre grandi momenti
che in qualche modo ne segnano il passaggio. Quest’anno per esempio, l’«Anno dell’ascolto»,
l’accento è posto su questa dimensione dell’attenzione ai giovani e ha, nell’Incontro
di Loreto, il primo grande raduno dei giovani italiani con Benedetto XVI, il suo momento
culminante.
D. – Perché avete voluto inserire in
questo percorso, e parlo del primo grande appuntamento a Loreto l’1 e 2 settembre
prossimi col Santo Padre, l’elemento della solidarietà? Parlo dell’iniziativa di aiuto
e sostegno alla Chiesa in Etiopia... R. – Perché i giovani imparano
facendo e non soltanto elaborando intellettualmente. I giovani hanno bisogno di dare
risposte alle domande che le attraversano ma queste risposte non possono essere elaborate
soltanto «a freddo», in laboratorio, diciamo così. Devono essere in qualche modo risposte
costruite attraverso esperienze significative. Da qui allora la necessità di creare
anche un momento che, simbolicamente, esprimesse questa dimensione della solidarietà.
Si è scelta l’Etiopia, trattandosi di una delle zone che oggi più di altre, hanno
bisogno dell’aiuto concreto e si è scelto, nella fattispecie, un intervento che mettesse
al centro di quest’opera la dimensione della Chiesa in quanto tale, dunque, la costruzione
di un aula liturgica ma anche, e accanto, quella di uno spazio vivibile e abitabile
per giovani, una sorta di oratorio. Queste due dimensioni, quella della preghiera
e quella dell’accoglienza mi pare che dicano anche su quale strada occorra muoversi
per formare dei giovani oggi, valorizzando entrambe queste dimensioni: quella dell’incontro
con Dio e quella del servizio all’uomo.
D. – Perché
i nostri vescovi hanno scelto Loreto e poi quale rapporto si può stabilire con la
Giornata mondiale della gioventù in programma per il 2008 in Australia?
R.
– Credo che Loreto evochi nella coscienza della Chiesa italiana la presenza di questa
Casa di Nazaret che ci riporta immediatamente alla sorgente del Vangelo, e in modo
particolare ci fa stare accanto alla persona di Maria che è la prima discepola e dunque
Colei che prima ha attraversato il cammino dell’esperienza umana, lasciandosi guidare
unicamente da questa percezione che le veniva dall’ascolto della Parola di Dio. Perciò
scegliere Maria come riferimento ideale ha significato, credo, per i vescovi italiani
indicare una figura riuscita di cristianesimo. Dall’altra parte, questa scelta di
Loreto è concepita come una sorta di passaggio intermedio verso Sidney 2008. Questa
scelta di convocare i giovani italiani per la prima volta significa una sorta di prologo
a quello che sarà poi il grande incontro internazionale di Sidney nel quale, sicuramente,
i giovani italiani - come in qualsiasi GMG - non faranno mancare la loro partecipazione
nonostante le distanze, quasi 20 ore di volo. Tuttavia, mi pare che anche in questo
ci sia, da parte della Chiesa italiana, la capacità di saper ragionare sul piano del
proprio territorio ma sempre con un’apertura universalista, tipica della mentalità
cattolica; poi in Italia, in particolare, si impara a vivere, a respirare soprattutto
perché Roma è, effettivamente, da questo punto di vista una grande scuola di apertura
all’universalità della Chiesa stessa.