La Mattel ritira 18 milioni di giocattoli prodotti in Cina e Pechino apre un’inchiesta
Sono più di 18 milioni i giocattoli ritirati in tutto il mondo dalla Mattel. La misura
è stata adottata dalla società leader mondiale del settore dopo che in alcuni articoli
è stata accertata la presenza di calamite ed altre piccole componenti che possono
staccarsi ed essere ingerite facilmente dai bambini. Si tratta di oggetti che possono
essere molto insidiosi per l’incolumità dei più piccoli, provocando, in caso di ingerimento,
lacerazioni, infezioni o blocchi intestinali. Si apprende, infatti, che negli Stati
Uniti sono stati già accertati tre casi di bambini sottoposti ad intervento chirurgico,
dopo aver ingoiato un magnete che ha causato delle lacerazioni intestinali molto
gravi. Tra i modelli nel mirino della casa californiana ci sono la “Barbie”, la bambola
più famosa del mondo, “Polly Pocket” e il pupazzo del supereroe Batman. Ritirati
dal mercato mondiale anche 436mila pezzi di “Sarge”, la jeep ispirata al recente cartone
animato Disney “Cars”, che è stata colorata con una vernice fabbricata in Cina, molto
tossica perché contiene alti livelli di piombo. Ed è proprio la produzione cinese
a finire sotto accusa dato che nel Paese asiatico vengono fabbricati l’80 per cento
dei giochi in circolazione e che sempre più spesso si registrano carenze sul fronte
della sicurezza. Solo il due agosto scorso erano stati infatti ritirati, sempre dalla
Mattel, 1,5 milioni di giocattoli realizzati in Cina dalla controllata Fisher Price,
mentre ancora tutti ricordano il dentifricio tossico distribuito poco tempo fa sul
mercato europeo. Pechino però si difende assicurando che "la grande maggioranza" delle
sue esportazioni verso gli Stati Uniti è conforme "alle norme americane", e passa
poi al contrattacco annunciando che aprirà un’inchiesta sul ritiro dal mercato da
parte della Mattel di 18 milioni di giocattoli giudicati a rischio per la salute dei
bambini. Intanto la Mattel cerca di contenere il crollo del suo titolo in Borsa e
Bob Eckert, presidente e amministratore delegato della multinazionale che conta più
di 25 mila dipendenti, ha rassicurato i consumatori spiegando che la “sicurezza dei
bambini è il loro primo interesse”, e che non appena sono venuti a conoscenza della
mancanza dei requisiti necessari, hanno “attuato efficaci iniziative per correggere
e risolvere i problemi” (M.G.)