2007-08-12 12:56:03

All’Angelus, il Papa esorta i cristiani ad una vita orientata verso il cielo e lancia un appello per le popolazioni del sudest asiatico, colpite dalle inondazioni


I cristiani compiano fedelmente il proprio dovere “con una costante tensione verso il cielo”: è l’esortazione di Benedetto XVI che, all’Angelus domenicale a Castel Gandolfo, ha ribadito l’importanza di spendere la propria esistenza “in modo saggio e previdente”. Dopo la recita della preghiera mariana, il Santo Padre ha lanciato un accorato appello alla comunità internazionale, affinché intervenga in sostegno delle popolazioni del sudest asiatico colpite dalle inondazioni dei giorni scorsi. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3
 
La solennità dell’Assunzione di Maria, ormai prossima, ha detto il Papa, ci invita a vivere un’esistenza “tutta orientata verso il futuro, verso il cielo, dove la Vergine Santa ci ha preceduti nella gioia del paradiso”. Parole corredate da una profonda riflessione sulla liturgia della XIX domenica del tempo ordinario:

 
In particolare, la pagina evangelica, proseguendo il messaggio di domenica scorsa, invita i cristiani a distaccarsi dai beni materiali in gran parte illusori, e a compiere fedelmente il proprio dovere con una costante tensione verso l’alto. Il credente resta desto e vigilante per essere pronto ad accogliere Gesù quando verrà nella sua gloria.

 
“Attraverso esempi tratti dalla vita quotidiana – ha detto ancora - il Signore esorta i suoi discepoli a vivere in questa disposizione interiore, come quei servi della parabola che sono in attesa del ritorno del loro padrone”. Dobbiamo dunque “vegliare, pregando e operando il bene”. Si è così soffermato sulla seconda lettura, tratta dalla Lettera agli Ebrei, in cui si presenta Abramo come pellegrino, nomade, guidato dalla fede, che vive in una tenda, sostando in una regione straniera. La sua meta, ha sottolineato, “non è in questo mondo, ma è il paradiso”. Allo stesso modo, i primi cristiani si consideravano “forestieri” quaggiù, esprimendo così la caratteristica più importante della Chiesa che è appunto “la tensione verso il cielo”:
 
L’odierna liturgia della Parola vuole pertanto invitarci a pensare “alla vita del mondo che verrà”, come ripetiamo ogni volta che con il Credo facciamo la nostra professione di fede. Un invito a spendere la nostra esistenza in modo saggio e previdente, a considerare attentamente il nostro destino, e cioè quelle realtà che noi chiamiamo ultime: la morte, il giudizio finale, l’eternità, l’inferno e il paradiso.


La Vergine Maria, “che dal cielo veglia su di noi”, è stata l’invocazione di Benedetto XVI, “ci aiuti a non dimenticare che qui, sulla terra, siamo solo di passaggio, e ci insegni a prepararci ad incontrare Gesù”. Dopo la recita dell’Angelus, il Santo Padre ha rivolto il pensiero alle popolazioni del sudest asiatico devastato, in questi giorni, da terribili inondazioni:

 
Nell’esprimere la mia profonda partecipazione al dolore delle popolazioni colpite, esorto le comunità ecclesiali a pregare per le vittime e a sostenere quelle iniziative di solidarietà promosse per alleviare le sofferenze di tante persone duramente provate. Non manchi a questi nostri fratelli e sorelle l’aiuto tempestivo e generoso della Comunità Internazionale!


Al momento dei saluti, particolarmente festoso, il Papa ha rivolto in lingua polacca un pensiero a quanti, in questi giorni, si recano in pellegrinaggio nei Santuari mariani e, in tedesco, alla Blaskapelle di Neukirchen am Inn. Rivolgendosi ai fedeli italiani, ha salutato il coro giovani “Gli Alunni del Cielo” ed ha infine rinnovato la preghiera a Maria, affinché ci aiuti “a rispondere sempre fedelmente alla vocazione alla santità che Cristo rivolge ad ogni cristiano”.







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