“L’astensione, un atto di grave irresponsabilità”: così i vescovi del Guatemala,
in vista delle presidenziali del 9 settembre
“Un’ora cruciale per il presente e il futuro della nazione guatemalteca”: queste,
le parole dei vescovi del Guatemala, che ieri, a conclusione della loro Assemblea
plenaria, hanno pubblicato un documento sulla situazione nazionale, a poche settimane
delle elezioni presidenziali, fissate per il prossimo 9 settembre. I tre candidati
principali alla presidenza sono Alvaro Colom, del centrosinistra, largamente favorito
nei sondaggi (40 %), l’ex generale Otto Pérez Molina, del centrodestra, e la Premio
Nobel per la pace, Rigoberta Menchú, indipendente di sinistra. I presuli constatano
“un basso entusiasmo civico di fronte alla variegata offerta elettorale che offrono
i partiti politici che – affermano – non riesce ad attrarre l'attenzione degli elettori”.
Si dichiarano poi preoccupati per le numerose denunce su possibili frodi e sottolineano
il dilagare della violenza verbale e fisica che sta caratterizzando la campagna elettorale.
“Violenza – spiegano i vescovi – che ha causato la morte di molti candidati locali,
nonché minacce di morte nei confronti di candidati a cariche di grande rilevanza istituzionale”.
“Votare un candidato sul quale gravano sospetti di legami con il crimine organizzato
e col narcotraffico – si legge nel documento – sarebbe un’azione moralmente non corretta
e costituirebbe, nella migliore delle ipotesi, una grande irresponsabilità e, in quella
peggiore, sarebbe complicità”. I presuli lamentano inoltre “che gruppi ideologicamente
radicali e alcuni congressisti, coinvolti in casi di uso inadeguato di fondi dello
Stato, abbiano esercitato forti pressioni per introdurre contenuti legislativi abusivi
nell’ambito dell'educazione sessuale dei giovani del Guatemala”. “Si sono configurate
così delle azioni – spiegano i vescovi – che attentano contro il diritto della famiglia,
dei genitori, a decidere sull'educazione affettiva dei figli". Nel chiedere ai guatemaltechi
di non “lasciarsi trascinare da questo clima”, i presuli si rivolgono in particolare
ai cattolici (75,9% della popolazione): “Occorre un accurato discernimento – esortano
– realizzato con serenità e nella preghiera”. Per la Chiesa – continuano – se da un
lato “è molto importante conoscere le proposte dei candidati, il profilo personale
del politico in questione e dei suoi collaboratori”, è altrettanto fondamentale andare
a votare. “Astenersi, senza una valida giustificazione – ribadiscono – potrebbe costituirsi
in un atto di grave irresponsabilità sociale”. Molteplici le sfide che il nuovo presidente
guatemalteco si troverà ad affrontare, a partire dalla disuguaglianza sociale. Circa
il 75% della popolazione del Guatemala vive sotto il livello di povertà, mentre il
10% più ricco dei cittadini possiede circa il 50% delle risorse della nazione. Inoltre,
a fronte di un tasso di disoccupazione del 7,5%, si rileva un tasso di sottoccupazione
e di lavoro nero che raggiunge cifre esorbitanti: il 71% della popolazione guatemalteca
lavora senza alcuna sicurezza per il proprio futuro. (A cura di Luis Badilla e
Roberta Moretti)