Medici Senza Frontiere chiede aiuti urgenti per salvare i due milioni di profughi
del Darfur
Agli oltre due milioni di sfollati del Darfur servono urgentemente aiuti internazionali
per sopravvivere a fame, sete ed epidemie. A rilanciare l’allarme è l'associazione
Medici Senza Frontiere, che a Berlino ha presentato il bilancio degli interventi nella
martoriata regione del Sudan sudoccidentale. In 230 mila sono fuggiti verso il Ciad
orientale e oltre 100 mila persone sono accampate in 16 chilometri quadrati a Kalma,
nel sud del Darfur. In molti vivono nei campi profughi, “vere prigioni a cielo aperto”,
come le ha definite Joost Butenop, rappresentante del programma di Medici Senza Frontiere
per il Ciad. Ma è fuori dai campi che l’emergenza si aggrava: “Le persone muoiono
di sete o di freddo, come sul monte Marrah, nel centro del Darfur – ha raccontato
Butenop – dove da mesi migliaia di famiglie vivono sotto agli alberi o all’aperto,
sui prati”. Fuori dai campi, al confine tra Sudan e Ciad, mancano acqua, cibo e servizi
igienici, e il rischio di contrarre malattie è altissimo. “Se un tedesco consuma 120
litri d’acqua – ha spiegato Butenop – nell’area del campo di Ade, al confine tra i
due Stati, i 9 mila sfollati ne hanno a disposizione solo 6 a persona”. Ieri, anche
l’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della CEI, ha ricordato le vittime
della crisi del Darfur al termine della Messa nella memoria liturgica di San Lorenzo.
“Allarghiamo lo sguardo del cuore – ha detto l’arcivescovo – su tutte le zone del
mondo, spesso dimenticate, dove ci sono guerre, come in Darfur, dove tanti nostri
fratelli soffrono e continuano a soffrire”. A tutte queste persone – ha concluso mons.
Bagnasco – “vanno la nostra solidarietà e la nostra preghiera, la carità fraterna
e la vicinanza”. (A cura di Valentina Fizzotti)