2007-08-11 13:46:04

La Chiesa ricorda Santa Chiara d'Assisi


Ricorre oggi la memoria di Santa Chiara d’Assisi, che sullo stile di San Francesco ha fondato l’ordine femminile delle “povere recluse di San Damiano”, chiamate in seguito clarisse. A contraddistinguere la vita della religiosa è uno stile austero di povertà associato all’umile ed amorevole servizio alle consorelle reso sempre con il sorriso. Morta l’11 agosto del 1253, Chiara è stata proclamata santa due anni dopo da Alessandro IV. Il servizio di Tiziana Campisi:RealAudioMP3


“Non temere, perchè felicemente partorirai una chiara luce che illuminerà il mondo”: udì queste parole la madre di Santa Chiara d’Assisi alla vigilia del parto, nella cattedrale di San Rufino, dove si era recata a pregare. Era il 1194. La bambina che mise al mondo divenne una donna dal carattere forte e dolce d’animo, che volle vivere il suo amore per Dio nella povertà e nell’umiltà. Aveva appena dodici anni Chiara quando Francesco decise di spogliarsi di tutto per seguire la via del Vangelo. Rimase affascinata dalla scelta del giovane del casato dei Bernardone e sette anni dopo si presentò alla Porziuncola, indossò un saio da penitente e si fece tagliare i capelli: anche lei voleva seguire Cristo con lo stile di Francesco. Diede vita ad una famiglia di claustrali radicalmente povere, che vivevano del loro lavoro e di qualche aiuto dei frati minori, immerse nella preghiera per sé e per gli altri, al servizio di tutti. Erede dello spirito francescano, Chiara si preoccupò di diffonderlo, dando spazio particolarmente al culto verso l’Eucaristia. Per due volte Assisi venne minacciata dall’esercito dell’imperatore Federico II, che contava, tra i suoi soldati, anche saraceni. Chiara, in quel tempo malata - raccontano i suoi biografi - fu portata alle mura della città con in mano la pisside contenente il Santissimo Sacramento, e l’esercito, a quella vista, si dette alla fuga. Quella di Chiara fu una vita aspra, ma ricca di opere di carità e di pietà; rifiutò più volte l’invito a mitigare lo stile austero della povertà che osservava, per lei era un privilegio. “Il Signore ha collocato noi come modello, ad esempio e specchio non solo per gli altri uomini, ma anche per le nostre sorelle, quelle che il Signore stesso ha chiamato a seguire la nostra vocazione – scrive nel suo testamento rivolgendosi alle claustrali – affinché esse pure risplendano come specchio ed esempio per tutti coloro che vivono nel mondo”. E in una lettera ad Agnese di Praga Santa Chiara sembra rivolgere a chiunque l’invito a “non concedere neppure uno sguardo alle seduzioni, che in questo mondo fallace ed irrequieto tendono lacci ai ciechi che vi attaccano il loro cuore” e ad amare Colui che per amore tutto si è donato”.

La figura di Santa Chiara, nel corso dei secoli, ha affascinato tante donne che hanno voluto seguire il suo esempio. Ma che cosa caratterizza la sua personalità? Tiziana Campisi lo ha chiesto a suor Beatrice Riggio, vicaria del Monastero Santa Chiara di Roma:RealAudioMP3


R. - Caratterizza la personalità di Santa Chiara la sua estrema fedeltà al dono ricevuto. Lei vuole vivere nella povertà assoluta a San Damiano per testimoniare il suo totale abbandono a Dio e per questo lotta strenuamente fino alla morte, per non avere privilegi di alcun tipo di possesso, e non solo quanto alla povertà, ma anche quanto alla clausura. Il desiderio di Chiara di vivere di Dio la porta a scegliere di vivere reclusa in una forma di vita assolutamente equilibrata.

 
D. – Quale contributo ha offerto Chiara alla Chiesa?

 
R. – Vive fedelmente il suo essere donna in una forma di vita consacrata. Offre al mondo e alla Chiesa, e oggi a noi, l’originalità del suo essere donna in un tempo in cui la donna era sottovalutata.

 
D. – Una grande amicizia quella di Francesco e Chiara: che cosa ci insegna?

 
R. – Che la comunione si costruisce solo in Dio. Non ci possiamo basare su valori provvisori, perché fragili, perché non sono fondamentali.

 
D. – Oggi tanti giovani sono ad Assisi per ricordare anche Santa Chiara. La figura di Chiara che cosa dice loro?

 
R. – Il messaggio che Chiara oggi dà ai giovani è quello di un amore puro, assoluto. Solo restituendolo a Dio, che per primo ce l’ha dato, ci incontriamo tra di noi e viviamo una comunione integra.

 
D. – Voi raccogliete l’eredità lasciata da Santa Chiara. I tempi sono cambiati: quale messaggio date alla società di oggi?

 
R. – Santa Chiara è stata una donna molto aperta ai problemi sociali del suo tempo; si è tenuta in contatto, attraverso la grata, con le persone che andavano a trovarla a San Damiano. Noi oggi abbiamo ancora sì la grata, ma seguendo un po’ il suo spirito ci adattiamo anche ai mezzi che l’elettronica mette a nostra disposizione per comunicare con la persona i valori che viviamo nella contemplazione.







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