Al via oggi a New York, sotto l’egida dell’ONU, una nuova tranche di negoziati sul
futuro del Sahara occidentale, tra rappresentanti del Marocco e del Movimento indipendentista
Fronte Polisario, che rappresenta il popolo sahraoui. Il Sahara occidentale, ex colonia
spagnola, fu annessa da Rabat nel 1975. Il Polisario da allora reclama l’indipendenza
del territorio, che dovrebbe decidersi con un referendum, più volte rimandato nel
tempo. Ma quali possibilità ci sono per i colloqui di New York? Risponde Christian
Elia, esperto di Medio Oriente e Nord Africa del sito Peacereporter, intervistato
da Giada Aquilino:
R. – Le
possibilità sono scarse, nella misura in cui comunque tutte e due le delegazioni -
sia quella marocchina, sia quella del Fronte Polisario - sono molto rigide sulle rispettive
richieste. Da una parte, il Marocco, con la certezza di non muovere un passo dall’offerta
al Sahara occidentale di uno status di autonomia, all’interno comunque della monarchia
marocchina. Dall’altra, il Fronte Polisario, che continua a puntare al referendum
per stabilire se la popolazione della regione vuole l’indipendenza oppure lo status
di autonomia. Credo che questo round di colloqui, come è già successo per quelli del
18 e 19 giugno scorso, sarà interlocutorio, in attesa poi – entro l’anno – di risolvere
la questione. Teniamo inoltre presente che la MINURSO, la missione delle Nazioni Unite
nel Sahara occidentale, da poco rinnovata, è comunque a rischio perché il segretario
generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, è stato molto chiaro sui tagli alle spese
che attendono le missioni internazionali dell’ONU.
D. – Ex-colonia spagnola,
il Sahara occidentale è stato annesso dal Marocco nel 1975. Quali ragioni hanno spinto
Rabat?
R. – In realtà, il Sahara è una regione che ha due caratteristiche principali
a livello di risorse naturali. La prima è quella di avere migliaia di chilometri di
coste davvero pescose, rispetto a quelle marocchine che invece, molto sfruttate, sono
andate un po’ in crisi negli ultimi anni. La seconda è quella delle risorse di fosfati,
che comunque continuano a rappresentare un mercato interessante e continuano ad avere
un circuito economico piuttosto redditizio.
D. – Qual è la posizione dell’ONU
sulla questione?
R. – L’ONU è sempre stata fortemente determinata a riconoscere
il diritto al Sahara occidentale ad essere un Paese libero. Poi, come spesso accade,
ad un certo punto, pur di ottenere il cessate-il-fuoco agli inizi degli anni Novanta,
è stata riconosciuta la situazione ‘de facto’ che si era venuta a creare e quindi
successivamente ha preso quota l’ipotesi del referendum per far decidere alla popolazione
il proprio futuro.