Un anno fa l'uccisione, a Gerusalemme, del volontario italiano Angelo Frammartino
Gerusalemme, 10 agosto 2006: Angelo Frammartino, giovane volontario originario di
Monterotondo, viene accoltellato. Era andato in Medio Oriente a portare aiuto ai bambini
palestinesi e per promuovere la pace. Oggi, la sua famiglia è proprio a Gerusalemme,
per incontrare i bimbi che Angelo ha aiutato. Per non dimenticare il sacrificio di
chi è morto in nome della giustizia e della solidarietà, a distanza di un anno, è
nata la Fondazione onlus ‘Angelo Frammartino’. La Fondazione è stata presentata nei
giorni scorsi in Campidoglio. Ce ne parla Isabella Piro.
E’ morto
accoltellato a soli 24 anni, Angelo Frammartino. Era il 10 agosto 2006: il giovane
era arrivato a Gerusalemme da pochi giorni come volontario presso un campo estivo
per bambini palestinesi. Ad ucciderlo, un assassino altrettanto giovane, seguace della
Jihad islamica, che credeva, in realtà, di aver colpito un ebreo. Una fatalità troppo
tragica da dimenticare. Proprio per ricordare Angelo, è nata la Fondazione a lui intitolata:
tra gli obiettivi primari, progetti scolastici e borse di studio destinate a ragazzi
italiani e palestinesi, con uno scopo preciso, come ci spiega Antonino Lupi,
presidente della Fondazione:
R. – Far rivivere attraverso
le attività della Fondazione le idee di Paolo, e quindi le idee di pace, di impegno
civile e di solidarietà. Un lavoro centrato sui giovani con un aspetto anche educativo.
Ci sono poi anche iniziative di cooperazione internazionale.
“Non
provo rancore verso chi ha ucciso mio figlio”, disse un anno fa Michelangelo
Frammartino, papà di Angelo. Ed oggi lo ripete ancora, ricordando gli insegnamenti
del ragazzo:
R. – Angelo, lo scorso anno proprio
in questo periodo, si preparava per andare a Gerusalemme. Era pieno di entusiasmo,
sapeva quale fosse il pericolo. Io ho cercato di dire “è troppo pericoloso”, ma lui
mi ha detto: “Papà, una volta che cerchiamo di aiutare chi ha bisogno, alla prima
difficoltà ci tiriamo indietro e rinunciamo”. Aveva ragione. Angelo voleva soprattutto
il dialogo, voleva la pace, voleva un non violenza. Rispettava il diverso, rispettava
gli altri in modo che ci fosse la possibilità di incontrarsi e di superare i problemi.
E’ un grande insegnamento, un grande insegnamento che mi ha dato il mio ragazzo. Sono
orgoglioso di lui.
“Anche quando la disperazione
prende il sopravvento – ha detto il presidente del Senato italiano, Franco Marini,
in un telegramma inviato alla Fondazione –dobbiamo credere che esiste un’altra via,
coraggiosa e disarmata, di reagire alla violenza non con odio e vendetta, ma cercando
sempre il dialogo e la riconciliazione”.