2007-08-09 12:44:49

Un anno fa l'uccisione, a Gerusalemme, del volontario italiano Angelo Frammartino


Gerusalemme, 10 agosto 2006: Angelo Frammartino, giovane volontario originario di Monterotondo, viene accoltellato. Era andato in Medio Oriente a portare aiuto ai bambini palestinesi e per promuovere la pace. Oggi, la sua famiglia è proprio a Gerusalemme, per incontrare i bimbi che Angelo ha aiutato. Per non dimenticare il sacrificio di chi è morto in nome della giustizia e della solidarietà, a distanza di un anno, è nata la Fondazione onlus ‘Angelo Frammartino’. La Fondazione è stata presentata nei giorni scorsi in Campidoglio. Ce ne parla Isabella Piro.RealAudioMP3


E’ morto accoltellato a soli 24 anni, Angelo Frammartino. Era il 10 agosto 2006: il giovane era arrivato a Gerusalemme da pochi giorni come volontario presso un campo estivo per bambini palestinesi. Ad ucciderlo, un assassino altrettanto giovane, seguace della Jihad islamica, che credeva, in realtà, di aver colpito un ebreo. Una fatalità troppo tragica da dimenticare. Proprio per ricordare Angelo, è nata la Fondazione a lui intitolata: tra gli obiettivi primari, progetti scolastici e borse di studio destinate a ragazzi italiani e palestinesi, con uno scopo preciso, come ci spiega Antonino Lupi, presidente della Fondazione:

 
R. – Far rivivere attraverso le attività della Fondazione le idee di Paolo, e quindi le idee di pace, di impegno civile e di solidarietà. Un lavoro centrato sui giovani con un aspetto anche educativo. Ci sono poi anche iniziative di cooperazione internazionale.

 
“Non provo rancore verso chi ha ucciso mio figlio”, disse un anno fa Michelangelo Frammartino, papà di Angelo. Ed oggi lo ripete ancora, ricordando gli insegnamenti del ragazzo:

 
R. – Angelo, lo scorso anno proprio in questo periodo, si preparava per andare a Gerusalemme. Era pieno di entusiasmo, sapeva quale fosse il pericolo. Io ho cercato di dire “è troppo pericoloso”, ma lui mi ha detto: “Papà, una volta che cerchiamo di aiutare chi ha bisogno, alla prima difficoltà ci tiriamo indietro e rinunciamo”. Aveva ragione. Angelo voleva soprattutto il dialogo, voleva la pace, voleva un non violenza. Rispettava il diverso, rispettava gli altri in modo che ci fosse la possibilità di incontrarsi e di superare i problemi. E’ un grande insegnamento, un grande insegnamento che mi ha dato il mio ragazzo. Sono orgoglioso di lui.

 
“Anche quando la disperazione prende il sopravvento – ha detto il presidente del Senato italiano, Franco Marini, in un telegramma inviato alla Fondazione –dobbiamo credere che esiste un’altra via, coraggiosa e disarmata, di reagire alla violenza non con odio e vendetta, ma cercando sempre il dialogo e la riconciliazione”.







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