Aperta a Kabul l'assemblea di pace dei capi tribali
Si è aperta oggi a Kabul, in Afghanistan, l’attesa Jirga per la pace, un’assemblea
alla quale partecipano circa 700 rappresentanti tribali. Alla riunione sono presenti
anche autorevoli esponenti religiosi sia dell’Afghanistan sia delle regioni frontaliere
del Pakistan. E’ assente invece il presidente del Pakistan, Pervez Musharraf. Sui
risultati concreti che potrebbero arrivare da questo incontro, ascoltiamo al microfono
di Salvatore Sabatino, la docente di relazioni internazionali dell’Asia meridionale
e centrale presso l’Università "La Sapienza" di Roma, Daniela Bredi:
R. - Molto
dipende dalla situazione locale, così come molto dipende dal vicino Pakistan: la
Jirga non è che abbia molta autorità. Può decidere delle cose sulla carta, ma quello
che poi succede, nella realtà, è sempre molto diverso.
D. – Dall’altra parte
della frontiera c’è il Pakistan. Gli Stati Uniti non hanno escluso l’ipotesi di azioni
militari unilaterali contro postazioni di al Qaeda che si troverebbero, tra l’altro,
anche in territorio pakistano. Questa decisione non rischia di creare ulteriori tensioni?
R.
– Questa decisione creerebbe molta tensione. Sarebbe una delle decisioni più gravi
che si potessero prendere, anche perché il governo di Musharraf gode ormai di scarsa
legittimità ed è in equilibrio sul filo del rasoio. Permettere agli americani, quindi,
di intervenire sul territorio pachistano - anche se per una ragione che può essere
ritenuta buona, come è quella di sconfiggere le forze talebane nella regione tribale
del nord Waziristan - sarebbe visto come un cedimento nei confronti degli Stati Uniti;
solleverebbe, di conseguenza, una ondata di antiamericanismo terribile all’interno
del Paese.