2007-08-09 08:10:00

62 anni fa la bomba atomica su Nagasaki


In Giappone, la città di Nagasaki ha commemorato con una serie di cerimonie le vittime, almeno 70 mila, causate dalla bomba atomica sganciata 62 anni fa dall’aviazione americana. Il secondo lancio di un ordigno nucleare nella storia è avvenuto a tre giorni dalla bomba su Hiroshima che provocò la morte di 140 mila persone. Oggi il dibattito sul nucleare e sull’impiego della bomba atomica durante la Seconda Guerra Mondiale è ancora molto acceso, soprattutto negli Stati Uniti. Ascoltiamo, al microfono di Luca Collodi, il diplomatico Giuseppe Panocchia, esperto di questioni legate al nucleare:RealAudioMP3

R. – Nella stessa saggistica americana si è acceso un dibattito sull’utilizzo della bomba atomica di Hiroshima. Da una parte c’erano le ragioni militari, ma dall’altra gli effetti di quella terribile giornata pesano ancora sulla storia statunitense. Gli Stati Uniti hanno fatto quello che in quel momento ritenevano necessario per vincere una guerra che già era costata tanto sangue.

D. – Veniamo ad oggi: recentemente, Papa Benedetto XVI si è appellato contro il riarmo nucleare. Quindi, in realtà, da Hiroshima ad oggi poco sembrerebbe cambiato...

R. – Io direi che una strada, un percorso c’è stato: si è arrivati alla firma di un trattato sulla non proliferazione atomica che, in qualche modo, ha messo dei paletti allo sviluppo delle tecnologie nucleari a fini militari. Oggi, direi, che dobbiamo porre grande attenzione e preoccupazione per quello che può essere una proliferazione nucleare, derivante dalla diffusione di tecnologie. Il rischio è che tali armi pervengano a persone che non hanno la responsabilità necessaria per gestirle.

D. – Un Paese che oggi detiene o che in passato deteneva la bomba atomica è un po’ più ‘spavaldo’ rispetto ad altri Paesi in politica estera? Si fa cioè rispettare di più, secondo lei?

R. – Il possesso o il presunto possesso danno, sicuramente, uno status che ha un certo peso nella politica internazionale. Ma non credo sia questo il rischio reale. Il rischio oggi arriva da quelle che chiamano le “mini nuts”, le piccole noci, ovvero piccolissimi armamenti nucleari che gruppi terroristici vorrebbero utilizzare nella loro folle corsa verso forme di radicalizzazione della lotta a livello internazionale.








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