2007-08-09 15:06:08

50 milioni di persone colpite dalle alluvioni in Asia. La Chiesa italiana stanzia un milione di euro


In Asia merdionale, colpita a partire da giugno dalle peggiori alluvioni degli ultimi 30 anni, servono cibo, aqcua potabile e medicinali per assistere oltre 50 milioni di persone bisognose di aiuto. E' l'appello urgente lanciato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dall'UNICEF. La Chiesa italiana ha stanziato, intanto, un milione di euro per far fronte alle prime emergenze e ha invitato le comunità ecclesiali a pregare per le vittime. Secondo l'ONU, l'India rimane il Paese più colpito, con 20 milioni di sfollati e almeno 1.200 vittime da giugno. Sulla situazione nei vari Stati del Paese, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente nello Stato indiano del Bihar Marzio Babille, responsabile sanitario dell’UNICEF in India:RealAudioMP3


R. – Lo Stato di Assam ha subìto una serie di gravi inondazioni, cui però sia la popolazione, sia il governo sono abituati. Ventisei distretti su 28 - quindi circa 40, 50 milioni di persone - hanno necessità urgente di sostegno, ma questa necessità è quasi perfettamente fronteggiata dal governo. In Uttar Pradesh e Bihar, notoriamente Stati con gravi problemi di povertà, di emarginazione e con un tasso di natalità molto elevato, la situazione è molto peggiore. Nello Stato del Bihar, dieci distretti su 22 sono completamente inondati. La pioggia torrenziale, lo straripamento del Gange e di alcuni dei suoi affluenti, pongono in questo momento circa 11 milioni e mezzo di persone in gravi difficoltà. A parte la maggioranza dei distretti che in questo momento sono soccorsi dal governo e dall’UNICEF, che ha l’organizzazione primaria delle operazioni in collaborazione con organismi e ong internazionali, sono 350 mila le persone in condizioni abbastanza disperate. Si tratta di popolazioni che hanno dovuto riparare sugli argini dei fiumi o sulla linea ferroviaria, in punti sopraelevati rispetto alle grandi piene dei fiumi e alle inondazioni, ma che però non sono raggiungibili. Quindi, di questa enorme popolazione, solamente una piccola parte è stata raggiunta tra ieri e oggi via terra e via barche. La rimanente popolazione viene soccorsa per via aerea, per la distribuzione del cibo e per il rifornimento di acqua sicura. E’ un grosso problema logistico perché questa gente è dispersa su vaste aree geografiche.

 
D. – Cosa serve ancora?

 
R. – Teli impermeabilizzati come riparo collettivo per famiglie, bambini e donne, sali reidratanti, farmaci, antibiotici, sistemi di purificazione dell’acqua. Tutti questi materiali sono, al momento, procurati e distribuiti all’interno del subcontinente indiano.

 
D. – Si teme il diffondersi di epidemie?

 
R. – Siamo abbastanza convinti che questo sia un rischio che avremo di fronte nelle prossime settimane. L’inondazione ha posto negli ultimi giorni acque stagnanti di profondità bassa: temiamo quindi una possibile recrudescenza di epidemie di malaria e di malattie diarroiche, che generalmente si diffondono nelle stagioni monsoniche.

 
D. – Qual è l’appello dell’UNICEF oggi per l’India?

 
R. – E’ lo stesso appello che venne lanciato durante lo tsunami: il valore della vita rimane assoluto. Queste popolazioni soffrono già moltissimo e hanno condizioni nutrizionali e socio-economiche quasi disperate. Non dobbiamo lasciare solo nessuno.







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