50 milioni di persone colpite dalle alluvioni in Asia. La Chiesa italiana stanzia
un milione di euro
In Asia merdionale, colpita a partire da giugno dalle peggiori alluvioni degli ultimi
30 anni, servono cibo, aqcua potabile e medicinali per assistere oltre 50 milioni
di persone bisognose di aiuto. E' l'appello urgente lanciato dall'Organizzazione Mondiale
della Sanità e dall'UNICEF. La Chiesa italiana ha stanziato, intanto, un milione di
euro per far fronte alle prime emergenze e ha invitato le comunità ecclesiali a pregare
per le vittime. Secondo l'ONU, l'India rimane il Paese più colpito, con 20 milioni
di sfollati e almeno 1.200 vittime da giugno. Sulla situazione nei vari Stati del
Paese, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente nello Stato indiano del
Bihar Marzio Babille, responsabile sanitario dell’UNICEF in India:
R. –
Lo Stato di Assam ha subìto una serie di gravi inondazioni, cui però sia la popolazione,
sia il governo sono abituati. Ventisei distretti su 28 - quindi circa 40, 50 milioni
di persone - hanno necessità urgente di sostegno, ma questa necessità è quasi perfettamente
fronteggiata dal governo. In Uttar Pradesh e Bihar, notoriamente Stati con gravi problemi
di povertà, di emarginazione e con un tasso di natalità molto elevato, la situazione
è molto peggiore. Nello Stato del Bihar, dieci distretti su 22 sono completamente
inondati. La pioggia torrenziale, lo straripamento del Gange e di alcuni dei suoi
affluenti, pongono in questo momento circa 11 milioni e mezzo di persone in gravi
difficoltà. A parte la maggioranza dei distretti che in questo momento sono soccorsi
dal governo e dall’UNICEF, che ha l’organizzazione primaria delle operazioni in collaborazione
con organismi e ong internazionali, sono 350 mila le persone in condizioni abbastanza
disperate. Si tratta di popolazioni che hanno dovuto riparare sugli argini dei fiumi
o sulla linea ferroviaria, in punti sopraelevati rispetto alle grandi piene dei fiumi
e alle inondazioni, ma che però non sono raggiungibili. Quindi, di questa enorme popolazione,
solamente una piccola parte è stata raggiunta tra ieri e oggi via terra e via barche.
La rimanente popolazione viene soccorsa per via aerea, per la distribuzione del cibo
e per il rifornimento di acqua sicura. E’ un grosso problema logistico perché questa
gente è dispersa su vaste aree geografiche.
D. –
Cosa serve ancora?
R. – Teli impermeabilizzati come
riparo collettivo per famiglie, bambini e donne, sali reidratanti, farmaci, antibiotici,
sistemi di purificazione dell’acqua. Tutti questi materiali sono, al momento, procurati
e distribuiti all’interno del subcontinente indiano.
D.
– Si teme il diffondersi di epidemie?
R. – Siamo
abbastanza convinti che questo sia un rischio che avremo di fronte nelle prossime
settimane. L’inondazione ha posto negli ultimi giorni acque stagnanti di profondità
bassa: temiamo quindi una possibile recrudescenza di epidemie di malaria e di malattie
diarroiche, che generalmente si diffondono nelle stagioni monsoniche.
D.
– Qual è l’appello dell’UNICEF oggi per l’India?
R.
– E’ lo stesso appello che venne lanciato durante lo tsunami: il valore della vita
rimane assoluto. Queste popolazioni soffrono già moltissimo e hanno condizioni nutrizionali
e socio-economiche quasi disperate. Non dobbiamo lasciare solo nessuno.