Non c'è vero umanesimo senza Dio: così Benedetto XVI all'udienza generale, dedicata
a Gregorio di Nazianzo
“Senza Dio l’uomo perde la sua grandezza, senza Dio non c’è un vero umanesimo”: è
quanto ci fa capire Gregorio di Nazianzo, ha detto stamani Benedetto XVI all’udienza
generale che si è svolta nell’Aula Paolo VI. Il Papa, giunto in Vaticano da Castel
Gandolfo in elicottero, ha centrato la sua catechesi sulla figura del Padre della
Chiesa vissuto nel IV secolo, noto come “il teologo”, illustre oratore e difensore
della fede, che nelle sue opere e nelle sue omelie evidenzia “il primato di Dio”.
Il servizio di Tiziana Campisi:
Un’anima
raffinata e sensibile, un uomo colto che ha orientato la sua vita verso il monachesimo,
la meditazione filosofica e spirituale: così Benedetto XVI ha definito Gregorio di
Nazianzo, autore di “Discorsi teologici”, omelie e testi poetici che ancora oggi parla
agli uomini:
“E’ un uomo che ci fa sentire il
primato di Dio e perciò parla proprio anche a noi, a questo nostro mondo. Senza Dio
l’uomo perde la sua grandezza, senza Dio non c’è un vero umanesimo. Ascoltiamo perciò
questa voce e cerchiamo di conoscere anche noi il volto di Dio”. Il
Papa ha evidenziato poi l’importanza attribuita da Gregorio alla teologia:
“Per
lui non era una riflessione puramente umana, o frutto di complicate speculazioni,
ma deriva da una vita di preghiera e di santità, da un dialogo assiduo con Dio. E
proprio così fa apparire alla nostra ragione la realtà di Dio, il mistero trinitario”. Fermo
difensore della fede trinitaria, Gregorio ha combattuto con decisione l’eresia ariana
che nel IV secolo risultava utile agli imperatori. Preferiva la solitudine tanto che,
ha spiegato il Santo Padre, per lui nulla era più grande del “far tacere i propri
sensi, uscire dalla carne del mondo, raccogliersi in se stesso, non occuparsi più
delle cose umane, se non di quelle strettamente necessarie; parlare con se stesso
e con Dio, condurre una vita che trascende le cose visibili; portare nell’anima immagini
divine sempre pure, senza mescolanza di forme terrene ed erronee”. Benedetto XVI ha
descritto anche la riluttanza con la quale Gregorio di Nazianzo ricevette l’ordinazione
presbiterale: avrebbe sottratto tempo al raccoglimento e alla preghiera, ed ancora
il Papa ha aggiunto che il Padre della Chiesa assunse però “il ministero pastorale
in piena obbedienza, accettando, come spesso gli accadde nella vita, di essere portato
là dove non voleva andare”. Benedetto XVI ha pure raccontato della profonda amicizia
che univa Gregorio al contemporaneo Basilio, ed ha letto quanto il Nazianzeno ha scritto
di questo legame:
“Ci guidava la stessa ansia
di sapere … Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo, ma chi permettesse
all’altro di esserlo. Sembrava che avessimo un’unica anima in due corpi”. Il
Papa ha parlato anche della riluttanza di Gregorio alla consacrazione episcopale.
E ricordando che come vescovo di Sasima e poi di Costantinopoli dovette affrontare
difficoltà, ostilità ed inimicizie ha voluto citare le parole del Padre della Chiesa:
“Abbiamo
diviso Cristo, noi che tanto amavamo Dio e Cristo! Abbiamo mentito gli uni agli altri
a motivo della verità, abbiamo nutrito sentimenti di odio a causa dell’Amore, ci siamo
divisi l’uno dall’altro”. Infine, Benedetto XVI ha invitato
a guardare le figure di San Domenico di Guzmán, che la Chiesa ricorda oggi, e di Santa
Teresa Bendetta della Croce - al secolo Edith Stein - la cui memoria ricorre domani,
come esempi che insegnano a riporre sempre fiducia in Cristo.