2007-08-08 11:59:32

Non c'è vero umanesimo senza Dio: così Benedetto XVI all'udienza generale, dedicata a Gregorio di Nazianzo


“Senza Dio l’uomo perde la sua grandezza, senza Dio non c’è un vero umanesimo”: è quanto ci fa capire Gregorio di Nazianzo, ha detto stamani Benedetto XVI all’udienza generale che si è svolta nell’Aula Paolo VI. Il Papa, giunto in Vaticano da Castel Gandolfo in elicottero, ha centrato la sua catechesi sulla figura del Padre della Chiesa vissuto nel IV secolo, noto come “il teologo”, illustre oratore e difensore della fede, che nelle sue opere e nelle sue omelie evidenzia “il primato di Dio”. Il servizio di Tiziana Campisi:RealAudioMP3


Un’anima raffinata e sensibile, un uomo colto che ha orientato la sua vita verso il monachesimo, la meditazione filosofica e spirituale: così Benedetto XVI ha definito Gregorio di Nazianzo, autore di “Discorsi teologici”, omelie e testi poetici che ancora oggi parla agli uomini:

 
“E’ un uomo che ci fa sentire il primato di Dio e perciò parla proprio anche a noi, a questo nostro mondo. Senza Dio l’uomo perde la sua grandezza, senza Dio non c’è un vero umanesimo. Ascoltiamo perciò questa voce e cerchiamo di conoscere anche noi il volto di Dio”.
 
Il Papa ha evidenziato poi l’importanza attribuita da Gregorio alla teologia:

 
“Per lui non era una riflessione puramente umana, o frutto di complicate speculazioni, ma deriva da una vita di preghiera e di santità, da un dialogo assiduo con Dio. E proprio così fa apparire alla nostra ragione la realtà di Dio, il mistero trinitario”.
 
Fermo difensore della fede trinitaria, Gregorio ha combattuto con decisione l’eresia ariana che nel IV secolo risultava utile agli imperatori. Preferiva la solitudine tanto che, ha spiegato il Santo Padre, per lui nulla era più grande del “far tacere i propri sensi, uscire dalla carne del mondo, raccogliersi in se stesso, non occuparsi più delle cose umane, se non di quelle strettamente necessarie; parlare con se stesso e con Dio, condurre una vita che trascende le cose visibili; portare nell’anima immagini divine sempre pure, senza mescolanza di forme terrene ed erronee”. Benedetto XVI ha descritto anche la riluttanza con la quale Gregorio di Nazianzo ricevette l’ordinazione presbiterale: avrebbe sottratto tempo al raccoglimento e alla preghiera, ed ancora il Papa ha aggiunto che il Padre della Chiesa assunse però “il ministero pastorale in piena obbedienza, accettando, come spesso gli accadde nella vita, di essere portato là dove non voleva andare”. Benedetto XVI ha pure raccontato della profonda amicizia che univa Gregorio al contemporaneo Basilio, ed ha letto quanto il Nazianzeno ha scritto di questo legame:

 
“Ci guidava la stessa ansia di sapere … Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo, ma chi permettesse all’altro di esserlo. Sembrava che avessimo un’unica anima in due corpi”.
 
Il Papa ha parlato anche della riluttanza di Gregorio alla consacrazione episcopale. E ricordando che come vescovo di Sasima e poi di Costantinopoli dovette affrontare difficoltà, ostilità ed inimicizie ha voluto citare le parole del Padre della Chiesa:

 
“Abbiamo diviso Cristo, noi che tanto amavamo Dio e Cristo! Abbiamo mentito gli uni agli altri a motivo della verità, abbiamo nutrito sentimenti di odio a causa dell’Amore, ci siamo divisi l’uno dall’altro”.
 
Infine, Benedetto XVI ha invitato a guardare le figure di San Domenico di Guzmán, che la Chiesa ricorda oggi, e di Santa Teresa Bendetta della Croce - al secolo Edith Stein - la cui memoria ricorre domani, come esempi che insegnano a riporre sempre fiducia in Cristo.







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