Scia di sangue in Iraq. Forze di sicurezza americane hanno bombardato il quartiere
sciita di Sadr City, a Bagdad, provocando un numero imprecisato di vittime. L’attacco
avviene nel primo giorno di coprifuoco, su tre decretati, in vista dell’annuale pellegrinaggio
sciita nella capitale irachena. E proprio il tema della sicurezza è nell’agenda nei
colloqui del premier Al Maliki giunto oggi in Iran. Il nostro servizio:
30 vittime
per alcune fonti, 13 per altre. E’ ancora imprecisato il bilancio di un raid aereo
americano sul grande quartiere sciita di Sadr City di Baghdad dove vivono due milioni
di persone. Un’azione, compiuta con elicotteri, diretta contro una cellula terroristica
ritenuta al centro di un traffico di armi con l'Iran: 12 i militanti arrestati, tra
questi Amer al Husseini, capo del Comitato sociale dell'Ufficio del leader radicale
sciita Moqtada Sadr. Per il comando americano, le vittime sono tutte ribelli, in base
a fonti ospedaliere invece sarebbero 13 i morti, in particolare donne e bambini. L’agguato
avviene nel primo giorno di coprifuoco, dei tre decretati a Bagdad, in vista dell’annuale
pellegrinaggio sciita, iniziato in anticipo rispetto al previsto. Particolare attenzione
nel quartiere di Kadhimiya che ospita la tomba dell’imam Musa Kadhim, e dove migliaia
di persone sono attese per commemorarne l’anniversario della morte. Nel 2005 l’evento
fu bagnato dal sangue: mille pellegrini morirono nella calca per il panico creato
dall’allarme sulla presenza di un kamikaze. In questo clima di incertezza, il premier
iracheno Al Maliki è arrivato a Teheran. La visita giunge dopo gli incontri a Bagdad
con i delegati statunitensi e iraniani che hanno deciso la nascita di una commissione
trilaterale, della quale farà parte anche Baghdad, per riportare la stabilità nel
Paese del Golfo.