Portare nel mondo marittimo l'umanesimo cristiano della Speranza: così il documento
finale del Congresso mondiale dell'Apostolato del Mare
La Speranza è l’ancora sicura e ferma dell’anima e per i cristiani è Gesù: è quanto
si legge nel documento finale del XXII Congresso mondiale dell’Apostolato del Mare,
sul tema “In solidarietà con la Gente del Mare, testimoni di Speranza, con la Parola
di Dio, la Liturgia e la Diakonia”, che si è svolto a Gdynia, in Polonia, dal 24 al
29 giugno. Il testo, divulgato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti
e gli Itineranti che ha promosso il congresso, invita quanti sono impegnati nell’Apostolato
del Mare ad introdurre nel mondo marittimo un “umanesimo cristiano della Speranza”
attraverso la presenza e la testimonianza nelle comunità marittime e della pesca.
Durante il congresso sono stati forniti alcuni dati: si stima, per la sola
marina mercantile, che i marittimi siano oltre 1.2 milioni, la maggior parte dei quali
sono cattolici. Per quanto riguarda la pesca, il numero di persone che lavorano in
questo settore è valutato in 41 milioni. Il 90% del commercio mondiale si effettua
via mare. Si tratta, pertanto, di un settore vastissimo, ma anche di una delle professioni
più pericolose al mondo, che registra di frequente perdita di vite umane. Da considerare
anche il dramma di migliaia di immigrati che attraversano il mare in cerca di una
vita migliore: sono oltre 8.000 i “boat-people” africani che, a partire dal 1988,
hanno perso la vita nella sola traversata del Mediterraneo per raggiungere le coste
europee.
L’Apostolato del Mare, Opera ecclesiale che conta 110 centri per marittimi
e cappellanie in quasi tutti i grandi porti del mondo - prosegue il documento finale
- si sforza di edificare la pace, nella giustizia, nella libertà, nella verità e
nella solidarietà, si legge ancora nel documento, per questo vuole rinnovare l’impegno
a favore della promozione umana, dell’evangelizzazione che sia “nuova nell’ardore,
nei metodi e nell’espressione”. Particolare rilievo viene dato dall’Apostolato del
Mare al dialogo interreligioso che richiede, sottolinea il Pontificio Consiglio della
Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, il rispetto della dignità di ogni persona,
per questo è necessario che i cristiani “si sforzino di conoscere meglio e apprezzare
i fedeli delle altre religioni, affinché questi ultimi, a loro volta, possano conoscere
e apprezzare la dottrina e la vita cristiana”. “L’Apostolato del Mare, in quanto Opera
cattolica, deve costruire relazioni sincere, di amicizia e rispettose nei confronti
dei seguaci di altre religioni”, precisa il documento che ricorda anche l’importante
ruolo delle donne nel portare la Lieta Novella a bordo delle navi, nelle associazioni
delle mogli e delle famiglie dei marittimi a terra.
Sottolineando l’importanza
di progetti ed iniziative per la formazione e l’assistenza ai marittimi, inoltre,
il documento evidenzia la necessità di creare legami tra l’Apostolato del Mare e le
comunità parrocchiali, di promuovere il volontariato e la pastorale nelle navi da
crociera. Infine come responsabilità fondamentali dell’Apostolato del Mare vengono
riconosciuti: la proclamazione della parola di Dio, la celebrazione dei Sacramenti
e il servizio verso tutti, specialmente verso i più poveri. (T.C.)