Leggendo il “Gesù di Nazaret” si può incontrare la persona di Benedetto XVI: così,
il teologo Nicola Bux sul libro del Papa
Come sottolineato nei giorni scorsi alla nostra emittente dal direttore della Libreria
Editrice Vaticana, don Giuseppe Costa, il libro di Benedetto XVI, “Gesù di Nazaret”
si conferma, a quattro mesi dalla pubblicazione, ancora in testa alle classifiche
di vendita. Un libro frutto di una ricerca profonda sulla figura di Gesù a cui si
possono accostare tanto studiosi di teologia quanto semplici fedeli. Per una riflessione
sulla cifra di quest’opera, Alessandro Gisotti ha intervistato il teologo donNicola Bux,vicepreside dell’Istituto ecumenico “San Nicola” della Pontificia
Università San Tommaso:
R. -
E’ un libro in cui ho individuato come una chiave che definisco così: e' un libro
in cui c'è la Rivelazione, cioè il “togliere il velo” a Dio – perché in fin dei conti
è un libro che aiuta a conoscere Dio, perché Gesù è venuto al mondo essenzialmente
per rivelare Dio come Padre. E’ un libro che aiuta a capire questo e a continuare,
direi, a viverlo in concreto oggi, perché non dimentichiamo che questa Parola di Gesù
ancora oggi la si può ascoltare nell’ambiente vivo della liturgia, cioè del culto
della Chiesa. In questo senso, la cifra di lettura è questa: cioè, è un libro in cui
la Rivelazione – la Rivelazione che Gesù ha fatto di Dio – diventa liturgia, diventa
“adorazione”. Perché, in fin dei conti, conoscere Gesù significa adorare Dio, essere
condotti, guidati ad adorare Dio.
D. – Benedetto
XVI tiene a sottolineare che non c’è cesura tra il Gesù storico e il Gesù della fede.
Una necessità forse ancor più sentita oggi, visto il proliferare di “inchieste” –
pseudo-inchieste a volte – sulla figura di Gesù ...
R.
– Questa dicotomia, che poi è diventata, alla fine, una cesura tra il Gesù cosiddetto
della storia, che sarebbe quello a cui immediatamente si attinge leggendo i Vangeli,
e quello della fede, è stata al centro di tanta bibliografia, di tanta letteratura
negli ultimi due secoli e mezzo. Diciamo pure che anche la teologia cattolica, che
fino ad un certo punto era rimasta indenne, ha subito questa impostazione un po’ tipica
del protestantesimo liberale; e ancora oggi si possono leggere sulle riviste teologiche
cattoliche articoli di questo tipo. Che naturalmente – a mio modesto avviso – non
colgono nel segno, mentre il libro del Papa aiuta proprio a capire che, semplicemente,
lasciandosi guidare dal Gesù dei Vangeli, si scopre pian piano il mistero di questa
persona che non era solo umana, ma era anche divina. E quindi, ancora una volta il
Gesù dei Vangeli è la manifestazione della venuta di Dio nel mondo che ha preso la
nostra carne. Questo è un po’ l’itinerario, il percorso del "Gesù di Nazaret" del
Santo Padre.
D. – Benedetto XVI sta scrivendo il
secondo volume su Gesù di Nazaret. Ecco: lei conosce da tanti anni Joseph Ratzinger.
Il Papa ama scrivere; ama molto scrivere, e lo fa con uno spirito di servizio, di
offerta ai fedeli ...
R. – Sì, perché lo scrivere
è in qualche modo l’aprire il proprio cuore agli altri e il manifestare in qualche
modo il pensiero con tutte le sfaccettature che esso possiede, la delicatezza che
esso ha. Oserei dire che il pensiero del Santo Padre è talmente delicato, talmente
ricco che si manifesta anche nella sua persona, molto attenta a tutti e a tutto. Leggendo
un po’ il libro Gesù di Nazaret, in un certo senso si può in controluce incontrare
anche la stessa persona del Santo Padre, che è una persona molto umile, molto attenta
all’uomo ma nello stesso tempo che attraverso questa umiltà manifesta tutta la certezza
della fede, che Gesù Cristo è venuto a comunicare venendo nel mondo.