Sono sempre più difficili i rapporti, già molto tesi, tra Russia e Georgia: il ministero
dell’Interno georgiano ha denunciato la violazione del proprio spazio aereo da parte
di due aerei militari russi. Secondo le autorità georgiane, è stato anche lanciato
un missile, che fortunatamente non ha provocato vittime. La Russia ha negato ogni
suo coinvolgimento nella vicenda. Il nostro servizio:
Il raid sarebbe
avvenuto ieri sera nei pressi di un villaggio vicino alla regione separatista dell’Ossezia
del Sud, provincia autonoma georgiana da anni in lotta per la secessione e il ricongiungimento
all’Ossezia del Nord, appartenente invece alla Federazione russa. In un campo di granoturco
sono stati rinvenuti resti di un missile. Il governo georgiano ha subito convocato
l’ambasciatore russo in Georgia ma la Russia ha già negato ogni responsabilità. E’
stata avanzata anche un’altra ipotesi: secondo il presidente dell’Ossezia del Sud
è stata l’aviazione georgiana ad aver sganciato il missile per screditare la Russia.
Le relazioni tra Mosca e Tblisi sono tese da tempo: recentemente, il Cremlino ha accusato
il governo georgiano di offrire protezione ai ribelli indipendentisti della Cecenia.
Secondo la Georgia, ex Repubblica sovietica, sono invece le autorità russe ad appoggiare
le operazioni di guerriglia dei separatisti dell’Ossezia del Sud. Un’altra recente
causa di attrito tra i due Paesi è stato l’arresto, avvenuto lo scorso mese di ottobre,
di 4 ufficiali russi accusati di spionaggio dal governo di Tblisi. In seguito a questa
crisi, risolta dopo lunghe trattative, la Russia aveva anche deciso di sospendere
temporaneamente i collegamenti stradali, ferroviari, aerei e marittimi con la Georgia.
Molti di questi provvedimenti sono stati revocati ma le relazioni bilaterali tra i
due Stati sono sempre più difficili e la presunta violazione dello spazio aereo georgiano
costituisce un nuovo motivo di frizione.
Questa nuova crisi interessa solo
Russia e Georgia o rischia di coinvolgere anche altre Repubbliche ex sovietiche? Stefano
Leszczynski lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vice-direttore di “Famiglia Cristiana”
ed esperto dell’area ex sovietica:
R. – Io
credo che a questo punto faccia parte di un quadro molto più ampio: da un lato, c’è
il quadro del Caucaso che è in perenne subbuglio, un subbuglio che il sentimento russo
- se non proprio la politica ufficiale - considera in parte endemico, ma in parte
anche provocato. Si vede dietro la mano soprattutto degli Stati Uniti per quanto riguarda
la Georgia, dove peraltro ci sono in effetti centinaia di consiglieri militari americani.
Per quanto riguarda altre iniziative come l’oleodotto che dall’Azerbaigian, facendo
appunto tappa in Georgia, arriva fino in Turchia il quadro, invece, è più particolare
per i rapporti tra Russia e Georgia. La Russia, si sa, anima da molti anni una fronda
anche militare, anche separatista, nei confronti della Georgia, proprio perché ritiene
che il Caucaso vada tenuto a bada anche con le maniere forti per evitare una disgregazione
progressiva dell’influenza russa.
D. – Quanto è pericolosa la Georgia per il
sistema strategico russo, considerato l’avvicinamento georgiano agli Stati Uniti,
il desiderio di entrare nell’Unione Europea ...
R. – Non credo che la Georgia
spaventi la Russia tanto per queste prospettive dell’ingresso nell’Unione Europea,
nella NATO, che mi sembrano piuttosto aleatorie, ma piuttosto proprio per il suo ruolo
strategico in una zona strategica per la Russia. L’atteggiamento della Russia nei
confronti della Georgia è – fatte le debite proporzioni – lo stesso che la Russia
ha avuto nei confronti della Cecenia: non sono permesse né infiltrazioni straniere
né un eccessivo allontanamento dagli interessi strategici russi.
D. – E’ possibile
che un “caso-Cecenia” si ripeta oggi, con una qualsiasi di queste repubbliche ex-sovietiche?
R.
– No. Io credo che un caso Cecenia non si possa ripetere, anche perché il mondo è
molto più allertato rispetto a situazioni di questo genere: la comunità internazionale
è più attenta.