Afghanistan: continuano le trattative per la liberazione dei 21 ostaggi sudcoreani
rapiti dai talebani
La scarcerazione di detenute afgane in cambio di altrettante donne sudcoreane tenute
in ostaggio: è quanto propongono i talebani al governo di Kabul come parziale soluzione
per il rilascio delle 21 persone di Seul rapite il 19 luglio nella provincia di Ghazni.
L’esecutivo afgano non ha tuttavia confermato la detenzione di donne legate ai ribelli.
Intanto, sul terreno, ancora scontri. Il servizio di Isabella Piro:
“Se Kabul le
libera, allora rilasceremo lo stesso numero di sudcoreane”: così un portavoce dei
talebani, Yousuf Ahamadi, commenta la possibilità di uno scambio tra detenute legate
ai ribelli e alcune delle donne tenute in ostaggio da tre settimane. Ma le autorità
afgane si dicono all’oscuro riguardo a connazionali tenute in prigione perché ritenute
sostenitrici dei ribelli. La proposta dei talebani arriva all’indomani dei colloqui,
a Camp David, tra il presidente afgano Karzai e il suo omologo statunitense Bush.
Colloqui in cui i due capi di Stato si sono detti concordi nel non fare concessioni
ai talebani nelle trattative per il rilascio degli ostaggi. Un vertice considerato
“inconcludente” dagli stessi ribelli che minacciano di risolvere la vicenda “in modo
molto negativo”. Anche i familiari dei rapiti chiedono un maggiore impegno delle autorità,
ma il governo di Seul non si dice ottimista, pur smentendo le condizioni di salute
particolarmente critiche di due ostaggi. Intanto, nella provincia di Uruzgan, almeno
25 talebani sono rimasti uccisi durante un raid aereo delle forze internazionali scattato
dopo un attacco ad una base ISAF. Altri 15 ribelli sono morti vicino Kandahar, in
scontri con la polizia locale. Tra le vittime, anche sei agenti. Non hanno provocato
morti, invece, i due missili lanciati contro la base polacca di Sharan, nella provincia
di Paktika.