La Chiesa celebra oggi la Festa della Trasfigurazione del Signore. Il Papa, ieri all’Angelus,
ha ricordato che questa festa ci invita a volgere lo sguardo verso il Cielo, dove
si trova il nostro vero tesoro, la vera ricchezza. Giovanni Peduto ne ha parlato
con padre Ermanno Toniolo dei Servi di Maria, docente presso la Pontificia
Facoltà Teologica Marianum:
R. –
Il Papa ci ha ricordato che la vera ricchezza è in Cielo. La Trasfigurazione ci presenta
quello che tutti noi saremo domani, al termine del progetto di Dio che è amore, il
quale ha riservato per tutti noi ricchezze inesauribili ed inestimabili in Cielo.
D.
– La ricchezza – ha detto il Papa – pur essendo in sé un bene non va considerata un
bene assoluto, soprattutto non assicura la salvezza, anzi potrebbe persino comprometterla
seriamente…
R. – La ricchezza viene da Dio e come
ogni altro dono è di Dio. I ricchi non sono che amministratori dei tesori di Dio a
favore dei propri fratelli. Chi, dunque, sa usare bene le ricchezze già in certo qual
modo fa creditore di sé Dio, perché ogni povero è il volto di Dio sulla terra e Cristo
si immedesima nei poveri. La ricchezza, pertanto, se usata bene, è un grande tesoro;
ma se è usata egoisticamente ci chiude nella nostra povera realtà umana.
D.
– La Trasfigurazione ci riporta al vero tesoro, l’unica cosa necessaria. Ma cosa è
accaduto realmente sul Monte Tabor?
R. – Sul Monte
Tabor c’è stato uno sprazzo di luce. Cristo è luce e lì è luce da luce, Dio da Dio,
Dio vero dal vero Dio, fatto veramente carne. Ha assunto la fragilità umana e ha in
certo qual modo contenuto la pienezza della divinità che abita corporalmente in Lui
per non manifestare la gloria della divinità ed accecarci con la sua presenza. Si
è fatto in tutto simile. La Trasfigurazione è uno sprazzo di luce che ci mostra chi
Egli è, che è veramente il Figlio di Dio, l’eterno Verbo del Padre, fatto carne da
una Vergine e Madre per la nostra salvezza, per portarci la vera luce e la grazia
che non finirà mai, la divinità in noi.
D. – Perché
appaiono Mosè ed Elia accanto a Gesù trasfigurato?
R.
– E’ un momento particolare quello della Trasfigurazione sul Tabor, è cioè imminente
la Passione del Signore: parlano della prossima Passione che il Signore dovrà subire
e vengono a mostrare che tanto i Profeti quanto la Legge si compiono nel Cristo,
l’atteso delle genti, l’atteso da Israele e la luce dei popoli. La Trasfigurazione
è, per così dire, un punto di conferma e di speranza. I tre apostoli che guardano
saranno gli stessi testimoni dell’agonia dell’Orto degli Ulivi. Non devono dubitare
che Egli risusciterà, non devono dubitare che Egli trasfigurerà il mondo, perché lì
è veramente Dio, se ha subìto anche per noi l’ignominiosa Passione.
D.
– Oggi come possiamo vedere un mondo sfigurato dal male trasfigurato dalla speranza?
R.
– Io direi con gli orientali: la Trasfigurazione è un punto luminoso all’interno di
ciascuno di noi; ogni battezzato porta in sé la presenza del Cristo, come ci diceva
la Liturgia di ieri, e siamo in Lui una cosa sola, ci siamo vestiti di Lui. Pertanto
gli orientali cercano all’interno di se stessi questa luce taborica, la luce del Tabor,
attraverso una preghiera continua ed un’ascesi molto seria in modo da purificare tutto
quello che è umano per poterlo rendere capace e trasfigurato di vedere e di contemplare
Dio, il Cristo in noi. Il mondo presente ha ora bisogno di questa verità che è al
di sopra delle realtà e delle preoccupazioni di ogni giorno ed anche delle guerre,
dei dissidi e dei terrorismi; il mondo ha bisogno di ritrovare i suoi veri valori
e Cristo è il valore assoluto.