In Italia, intanto, chiudono per le ferie estive anche i palazzi della politica. Una
pausa che formalmente durerà fino al 30 agosto, giorno del primo Consiglio dei ministri.
Non andranno certamente in vacanza le polemiche tra i poli e anche all’interno degli
stessi schieramenti. Al centro, naturalmente, le sorti del governo Prodi, che dovrà
presto affrontare il delicatissimo esame del Parlamento sulla riforma delle pensioni
e del welfare appena concordate con le parti sociali. Il servizio di Giampiero Guadagni:00:01:57:86
La
domanda-ritornello è sempre la stessa: durerà, e quanto, il governo Prodi? Domanda
legittima, soprattutto se si tiene conto dei numeri risicati di cui dispone il centrosinistra
al Senato. Ma il premier, nella sua ultima conferenza stampa prima delle ferie, ha
puntigliosamente elencato i provvedimenti adottati in questi 14 mesi di legislatura.
Tra i quali l’utilizzo del tesoretto, cioè le maggiori entrate tributarie. A beneficiarne
saranno, soprattutto, le pensioni più basse. E il Forum delle famiglie lamenta: ai
nuclei familiari sono andate solo le briciole, altro che i due terzi promessi dal
premier. Prodi, intanto, conferma l’intenzione di andare avanti fino al 2011 con questa
maggioranza, dicendo esplicitamente ‘no’ all’ipotesi di ridimensionare la sinistra
dell’alleanza, rafforzando la componente centrista magari con l’ingresso dell’UDC.
Un’ipotesi, questa, smentita da tutti i diretti interessati ma in realtà sempre in
campo, specialmente negli ultimi giorni, in particolare dopo l’accordo tra governo
e parti sociali su pensioni e welfare. Un'intesa firmata con riserva dalla CGIL e
apertamente osteggiatoa dai partiti di sinistra che non hanno gradito l’aumento, sia
pure graduale dell’età pensionabile. Avrebbero voluto invece modifiche sostanziali
della legge Biagi sul mercato del lavoro, norma che è rimasta invece quasi intatta.
Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Verdi annunciano battaglia in Parlamento,
che potrebbe sfociare in voto contrario con conseguente inevitabile caduta dell’esecutivo.
Il dilemma tra dirigenti e militanti di quei partiti è molto forte: se cioè marcare
l’identità nella fase di scomposizione e ricomposizione in atto nell’Unione con la
nascita del Partito democratico; oppure far prevalere l’esigenza di evitare nuove
elezioni, che potrebbero riportare al governo il centrodestra e a Palazzo Chigi Berlusconi.
Quest'ultimo è fino ad oggi l'unico leader della Casa delle libertà, nonostante le
prese di distanza dell’UDC di Casini, contrario al voto anticipato. Ipotesi in realtà
legata a filo doppio alla riforma del sistema elettorale che, senza un accordo tra
forze politiche in Parlamento, sarà affidata al referendum con cui si intende rafforzare
il bipolarismo. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)