I monasteri di clausura tra le mete preferite per le vacanze spirituali
Il Papa oggi all'Angelus, salutando i pellegrini polacchi, ha auspicato che "il tempo
delle vacanze, del distacco dalle preoccupazioni quotidiane serva all'arricchimento
delle menti e dei cuori con i doni della grazia di Dio". L'estate è dunque un tempo
di riposo, ma anche di ristoro per lo spirito: e sono sempre di più le persone che
scelgono di trascorrere qualche giorno in case religiose o presso monasteri di clausura.
Queste strutture offrono ospitalità nelle foresterie o in ambienti riservati: e diversi
sono i momenti di spiritualità proposti a quanti desiderano spazi per la meditazione
o la preghiera. Ma che tipo di persone scelgono i monasteri per dedicare alcune giornate
alla loro interiorità? Tiziana Campisi lo ha chiesto a suor Lucia Solera,
monaca di clausura agostiniana dell’eremo di Lecceto, in provincia di Siena:
R. –
A Lecceto vengono giovani delle parrocchie, vengono famiglie, sacerdoti e seminaristi,
ma vengono anche persone e singoli che sono lontani dalla fede. La domanda che si
portano nel cuore può essere diversa. Di fondo, però, una cosa accomuna tutti questi
approdi, qui da noi: la ricerca di una sosta. Poter cioè sostare dai rumori, dalle
fatiche, dal caos della vita di ogni giorno, potendosi così concedere uno spazio di
silenzio, di quiete, di riposo, per lasciare parlare – direi – "un’altra presenza",
"un’altra voce".
D. – Cosa trova una persona che
raggiunge il vostro monastero?
R. – Anzitutto ospitalità.
Materialmente mettiamo a disposizione le stanze della nostra foresteria, abbiamo anche
una casa per i ritiri, ma offriamo anche la possibilità di condividere la nostra vita,
partendo prima di tutto dalla nostra preghiera: chi arriva all’eremo può infatti partecipare
alla nostra preghiera, a tutte le ore, sin dalle 6.00 della mattina, quando c’è l’Ufficio
delle Letture, e fino alle 9.00 di sera. Poi offriamo la possibilità di poter conoscere
e di poter parlare con una monaca e così conosciamo tante storie, incontriamo tante
persone, talvolta con storie e fardelli molto grossi. Da questi incontri nasce un'amicizia,
proprio attraverso lo spazio dell’ascolto, per noi così importante. Una realtà che
oggi - direi - si sta un po’ perdendo. Qui all’eremo l’unica offerta che facciamo
è una settimana dedicata alla spiritualità agostiniana: è aperta a tutti, giovani
e meno giovani, e vuole offrire la possibilità di conoscere ed approfondire la spiritualità
di Sant’Agostino, in un cammino fatto con la comunità monastica. In genere, il cuore
di questa settimana è la cosiddetta “giornata monastica”, che offre la possibilità
di condividere momenti della nostra vita, quindi dalla "Lectio divina" della mattina
al lavoro – ad esempio – nell’orto o nei laboratori di grafica o di falegnameria che
abbiamo. Tutto questo sempre all’insegna della condivisione. La cosa bella è che da
ogni incontro e da ogni conoscenza nasce un’amicizia e questo per noi è molto importante,
perchè prima di tutto rappresenta un arricchimento e soprattutto un dono che ciascuna
di noi come monaca vive. Il tutto, anche qui, all’insegna di quella che Agostino chiamava
la “comunione”, comunione di vita e quindi condivisione dei doni, delle esperienze.
A noi rimane questa amicizia, che portiamo poi nel cuore con il nostro stile e quindi
con la preghiera. Noi continuiamo ad accompagnarla, anche se poi è magari affidata
al silenzio, alla lontananza, al tempo.
D. – Come
rivolgersi ad una persona che sta cercando se stessa, che vuole un momento per sé?
R.
– Mi viene in mente una frase di Sant’Agostino che dice: “Dio parla nel gran silenzio
del cuore”. La nostra è un’epoca di frastuoni, di rumori assordanti ed eccessivi e
c’è quindi bisogno di fermarsi, di fare silenzio, di creare questo spazio di silenzio.
E’ proprio lì che la verità, che è il Signore, la sua vita e il suo amore, ci può
raggiungere, ci può parlare e noi possiamo ascoltarlo.