La tragedia ferroviaria in Congo: aiuti insufficienti per centinaia di feriti
Una tragedia annunciata quella del deragliamento di un treno avvenuto mercoledì notte
nei pressi di Benaleka, vicino Kananga, nella regione del Kasai della Repubblica
Democratica del Congo. La rete ferroviaria risale infatti al periodo coloniale belga
e da 100 anni non ha subito costanti interventi di manutenzione. Almeno 100 morti
e decine di feriti, ma il bilancio è, purtroppo, ancora provvisorio. Sulla situazione
Paolo Ondarza ha raggiunto telefonicamente a Kananga padre Lambert Museka,
rettore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose nell’arcidiocesi:
R. -
Ci sono e ci sarebbero centinaia di morti, anche feriti gravi. E’ difficile essere
più precisi perché sembra che ci siano ancora dei feriti sotto le vetture. Gli aiuti
non sono ancora arrivati a sufficienza, l’ospedale statale non ha medicinali per aiutare
convenientemente gli ammalati e i feriti. Una sorella da noi ha perso una sua ragazza
di 11 anni, lei stessa ha un braccio rotto e io sto cercando di trovare una macchina
per andare a riprenderla.
D. - Si tratta di una linea
ferroviaria che risale addirittura a 100 anni fa, non ha avuto interventi di manutenzione
negli anni…
R. - Viviamo degli incidenti simili quasi
ogni settimana, questo è il problema maggiore che rischia di continuare a provocare
morti fra la popolazione che però è obbligata a prendere quel mezzo.
D.
- Chi sono i passeggeri che giornalmente prendono questo treno?
R.
- Sono soprattutto dei piccoli commercianti che vanno per comprare i prodotti dei
campi, perchè altrimenti è difficile nutrire una città come Kananga, che ha quasi
un milione di abitanti.
D. - Padre Museka, lei sottolineava
il ritardo con cui gli aiuti stanno arrivando…
R.
- Non c’è l’aeroporto, non so con quali mezzi possano arrivare lì. Non ci sono abbastanza
macchine e la strada è molto rovinata.
D. - Qual
è l’appello che in queste ore si leva da parte della popolazione?
R.
- Un appello drammatico ma talmente silenzioso che bisogna avere un orecchio e un
cuore molto attento per sentirlo: piangono, gridano, quasi nel deserto.