In Colombia entra nel vivo l’organizzazione del Congresso latinoamericano sull’etica
della comunicazione, promosso dal CELAM
Oltre 300 persone fra professionisti, esperti e pastori si riuniranno dal 10 al 12
settembre, a Bogotá, in Colombia, per dare vita all’importante Congresso latinoamericano
sull’etica della comunicazione, che mira ad analizzare il complesso mondo delle comunicazioni
sociali e del ruolo degli operatori dei media proprio dal punto di vista dell’etica.
L’evento, che in questi giorni entra nella tappa finale della sua preparazione, è
stato organizzato dal CELAM il Consiglio episcopale latinoamericano. Padre Jorge Luis
Rodríguez, segretario esecutivo del dipartimento per le comunicazioni del CELAM, ha
spiegato che ai lavori prenderanno parte i membri della pastorale per le comunicazioni
di tutte le Conferenze episcopali latinoamericane e caraibiche, oltre a numerosi esperti,
come Javier Darío Restrepo e Germán Rey, professionisti di grande prestigio e membri
della “Fundación Nuevo Periodismo Iberoamericano”, diretta dal Premio Nobel per la
Letteratura Gabriel García Márquez. Tre gli ambiti tematici affrontati: ‘costruire
umanità con la comunicazione e l’etica’, ‘giornalismo, scelta e sfida’ e ‘sfide etiche
per l’esercizio della comunicazione’. Per gli organizzatori dell’evento solo l’etica
può consentire di prendere sul serio l’affascinante mestiere del comunicatore conferendo
senso autentico al processo comunicativo e superando i limiti di un giornalismo troppo
spesso pressappochista, autoreferente e sensazionalista. In questo quadro, una considerazione
specifica riguarda l’inserimento della comunicazione nel solo ambito del consumo,
meccanismo che lascia fuori tutte le implicazioni umane e sociali che pure, a dire
di tutti, sono intrinseche a tale processo. Il congresso si soffermerà sulla formazione
offerta da università o scuole specializzate dal punto di vista dell’etica non solo
deontologica ma generale. Si rifletterà infine sulla missione del comunicatore non
solo in quanto professionista ma anche in quanto persona, titolare, dunque di responsabilità
sociali precedenti al suo essere giornalista. (E. B.)