Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa 18.ma Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il brano del
Vangelo in cui Gesù esorta a non essere attaccati alla ricchezza e a tenersi “lontano
da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai
suoi beni”. Quindi racconta la parabola dell’uomo ricco che pensa di aver trovato
nei molti beni accumulati la sua realizzazione. Ma Dio gli dice:
“Stolto,
questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi
sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio”.
Sul
significato di questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don
Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
L’insegnamento
di questa domenica è sulla verità del possedere e della proprietà. Naturalmente l’uomo
è legato e si lega a quel che possiede. Il riconoscimento della dignità di persona
e il diritto a possedere vanno insieme. L’uomo libero ha una proprietà. Lo schiavo
non possiede nulla, neppure se stesso. La libertà, però, non ha il suo fine in se
stessa e neppure la proprietà è finalizzata al possesso e nemmeno al possessore, a
colui che la possiede. E’ questo che Gesù insegna. Chi si lega al possesso, prendendolo
come se fosse un fine in se stesso o finalizzandolo a sé, dimentica che la sua vita,
che è presupposto di ogni possesso, non è sua proprietà, ma di Dio. E qui si inserisce
la proposta: non tesaurizzare, non accumulare per te, ma diventa ricco davanti a Dio.
Solo chi arricchisce davanti a Dio, quando gli sarà richiesta la sua vita, non si
sentirà dire da lui: “Stolto”. Impariamo, quindi, la sapienza di questa diversa ricchezza,
che il mondo ricco per sé non conosce.