Gravi scontri sul confine tra Pakistan e Afghanistan
Pakistan e Afghanistan e diverse zone di confine tra i due Paesi continuano ad essere
teatro di scontri tra milizie integraliste e forze governative. Negli ultimi episodi
di violenza sono morte almeno 24 persone. Le vittime sono militari pakistani, talebani,
civili e agenti afghani. Il nostro servizio:
Il Waziristan,
regione tribale nel nord ovest del Pakistan al confine con l’Afghanistan, si conferma
un campo di battaglia. Almeno 14 persone sono morte a causa di nuovi scontri scoppiati
tra forze governative pakistane e milizie alleate dei talebani. La zona è considerata
una roccaforte dei guerriglieri di Al Qaeda e dei talebani. A luglio, inoltre, le
tribù ostili al governo hanno revocato il patto di non aggressione contro le truppe
regolari e la situazione si è ulteriormente aggravata. Sempre nel nord ovest del Paese,
almeno 4 persone sono rimaste uccise in seguito ad un attentato compiuto con un’autobomba.
Nel vicino Afghanistan, intanto, almeno 4 agenti sono morti per la deflagrazione di
un ordigno, piazzato da talebani lungo una strada della provincia orientale di Kunar
ed esploso al passaggio del loro veicolo. Un altro attentato nella provincia meridionale
di Kandahar, contro le forze della NATO, ha provocato la morte di due civili. Proprio
nel sud dell’Afghanistan, nella turbolenta provincia di Helmand, la NATO ha lanciato
ieri una nuova offensiva: secondo fonti locali sono morte decine di talebani e sono
rimasti feriti una trentina di civili.
- Si fa dunque sempre più complicata
la strategia seguita dai militari statunitensi e della NATO per contrastare le continue
offensive dei talebani nel Paese. Le operazioni per contrastare gli insorti sono sempre
più concentrate nelle aree vicine al confine pakistano ma il governo di Islamabad
appare sempre più in affanno nella lotta contro l’estremismo islamico. Sentiamo Alberto
Negri, inviato de "Il Sole 24 Ore", intervistato da Stefano Leszczynski:
R. – In Afghanistan,
soprattutto il sud-est del Paese, è uno scenario di guerra. Da una parte, abbiamo
la guerriglia dei talebani, gruppi di banditi, "signori della guerra" e dall’altra,
abbiamo le truppe dell’esercito afghano, peraltro scarse, e, soprattutto, quelle della
NATO. Quanti sono? Circa 8 mila uomini dell’Alleanza Atlantica, che combattono una
guerriglia che non riescono naturalmente a stanare. Quindi, l’Alleanza Atlantica ricorre
all’unico mezzo letale che ha veramente a disposizione, cioè ai bombardamenti aerei,
che, purtroppo, fanno molte vittime anche tra i civili.
D. – I talebani per
cosa combattono in Afghanistan?
R. – Qual è l’obiettivo di una guerriglia che
non ha oggettivamente la possibilità forse di conquistare un governo centrale e di
battere la NATO? E’ quella di creare delle zone “liberate”, cioè delle aree in cui
è la guerriglia a comandare. E poi saldare queste aree liberate in Afghanistan con
altre, che stanno dall’altra parte del confine, cioè in Pakistan.
D. – Il governo
pakistano ha perso l’immagine di pilastro per la guerra contro i talebani...
R.
– In realtà, il Pakistan è sempre stato, lo è da molti anni, il ventre molle del sistema
strategico nel subcontinente indiano, che si salda con l’Asia centrale. E Musharraf,
soprattutto dopo la vicenda della Moschea Rossa, si è messo in rotta di collisione
quasi completa con l’establishment religioso, radicale, ma anche con una parte degli
apparati e dei servizi che continuano a sostenere i radicali islamici. Quindi, una
situazione potenzialmente esplosiva, in cui in realtà oggi la partita in gioco è proprio
la sopravvivenza di Musharraf al potere.