Aperti ad Arusha i negoziati di pace per il Darfur
In Tanzania, si sono aperti ieri ad Arusha i negoziati per la pace in Darfur. Ai colloqui
partecipano delegazioni di movimenti ribelli che non hanno ancora firmato accordi
di pace. La speranza è che, anche con la mediazione di ONU e Unione Africana, si possa
chiudere un’era segnata da atrocità e violenze. Si tratta di orrori, realisticamente
rappresentati in disegni realizzati da 500 bambini della martoriata regione sudanese,
che mostrano predoni a cavallo e villaggi in fiamme. Sulla drammatica situazione in
Darfur, ascoltiamo al microfono di Beatrice Bossi, la direttrice dei programmi ‘Save
the Children Italia’, Carlotta Sami:
R. – In Darfur,
succede esattamente quello che i bambini rappresentano nei loro disegni. I bambini,
nei contrasti di guerra, disegnano molto spesso. E’ una delle attività che viene loro
proposta più facilmente e i bambini disegnano in maniera molto precisa esattamente
quello che accade, andando anche molto nei particolari ad esempio delle divise dei
soldati o comunque del modo in cui vanno vestiti o appaiono coloro che commettono
violenze. Quindi, non fa altro che riflettere quello che succede da anni, ossia una
situazione di totale impunità e illegalità, in cui avvengono violenze continue, stupri
e abusi gravissimi, subiti prevalentemente da donne e da bambine.
D. – Potranno
essere questi disegni un richiamo all’indifferenza che finora l’Occidente ha mostrato
sulla questione del Darfur?
R. – Per contrastare l’indifferenza sarebbe necessario
che l’attenzione venisse richiamata costantemente, giorno per giorno, e non che ci
fossero degli allarmi che avvengono un giorno e poi non se ne sente più parlare, non
ci sono più approfondimenti, non si cerca più di far capire effettivamente alle persone
e poi ai diretti responsabili quello che davvero accade in un posto.
D. – Questi
disegni sono stati acquisiti come prova dalla Corte penale internazionale dell’Aja.
Cosa significa?
R. – Significa dare valore alle esperienze che i bambini raccontano.
Quindi, ad esempio, come fa Save the Children, creare, in situazioni estremamente
pericolose e disagevoli, degli spazi dove possano giocare, imparare, esprimersi anche
attraverso il disegno, la scrittura quando la conoscono e quando gliela si fa conoscere.
Ciò dà la possibilità di comunicare con loro e salva loro la vita.